Capitolo 10 Banche, moneta
e mercato del credito

Come il credito, la moneta e le banche aumentano le opportunità di realizzare scambi vantaggiosi, e quali fattori limitano tali opportunità

equity
Ciò che chi intraprende un progetto o un’attività vi investe personalmente. Nel bilancio di un’impresa corrisponde al patrimonio netto. Vedi anche: patrimonio netto
moneta
Indichiamo come moneta qualcosa che facilità gli scambi (un mezzo di pagamento) rappresentato da banconote, depositi bancari e qualsiasi altra cosa utilizzabile per l’acquisto di beni e servizi, che viene accettata come pagamento perché chi la accetta potrà impiegarla per lo stesso scopo. Quest’ultimo ‘perché’ è importante, in quanto distingue lo scambio effettuato tramite moneta dal baratto, nel quale i beni sono scambiati tra loro direttamente.
banca
Un’impresa che, attraverso la propria attività di erogazione del credito, crea moneta sotto forma di depositi bancari.
banca centrale
L’unica banca che può creare base monetaria. Nella maggior parte dei casi è controllata dal governo. Le banche hanno conti correnti presso la banca centrale, nei quali detengono base monetaria.

Chambar è una piccola città nel Sud del Pakistan, che rappresenta il centro commerciale e finanziario per i 2.400 contadini residenti nei villaggi limitrofi; qui vengono acquistati fertilizzanti ed altri prodotti agricoli, soprattutto nel mese di aprile, durante il periodo della semina del cotone e di altre colture. Sono passati ormai diversi mesi da quando hanno venduto l’ultimo raccolto e l’unica possibilità che i contadini hanno per effettuare gli acquisti è ricorrere ad un prestito. C’è anche chi chiede un prestito per acquistare medicine. Ma pochi di loro varcano la soglia dell’agenzia della JS Bank nell’elegante Hyderabad Road; la stragrande maggioranze preferisce far visita ad uno dei circa 60 prestatori di denaro della zona.

Se è la prima volta che chiedono un prestito, i contadini si sentono rivolgere un gran numero di domande, devono fornire referenze da parte di altri contadini, e spesso ottengono un piccolo prestito di prova. Inoltre, la concessione del prestito è spesso preceduta da una visita alla fattoria del contadino, per valutare le condizioni del terreno, del bestiame e dell’atstrezzatura.1

garanzia patrimoniale
Bene che un debitore promette al creditore come garanzia per il debito. Se il debitore non riuscisse a ripagare il debito, il creditore diventa proprietario del bene dato in garanzia.

I prestatori di denaro hanno le loro ragioni di essere cauti, perché nel caso in cui il raccolto non sia sufficientemente ricco e il contadino non abbia le risorse per restituire il debito, il creditore perderà il denaro prestato. Diversamente da quanto accade negli istituti finanziari, in cui oro e gioielli rappresentano un pegno a garanzia del debito, i prestatori di Chambar non chiedono al contadino di fornire beni a garanzia del debito.

L’aspirante debitore deve guadagnarsi la fiducia del prestatore per ottenere credito. A Chambar il tasso di interesse medio è del 78% annuo: se il debitore ripaga il debito in quattro mesi, tempo necessario per il primo raccolto, 100 rupie prese in prestito maturano interessi per ulteriori 26 rupie. Nonostante gli elevati tassi d’interesse, più della metà delle domande di prestiti viene respinta e coloro che ottengono il finanziamento possono ritenersi fortunati. E in un certo senso lo sono, se consideriamo che a 12.000 km di distanza, a New York, c’è chi arriva a pagare interessi molto più elevati: nel 2014 una rete di società che offrivano prestiti a breve termine da restituire il giorno di paga (payday loan) è stata condannata in primo grado per usura; il tasso applicato arrivava a livelli compresi tra il 350% e 650% su base annua, a fronte di un limite massimo del 25% previsto dalle leggi dello Stato di New York.

Considerando il tasso di interesse praticato, viene da chiedersi se l’attività di prestatore di denaro a Chambar sia davvero così redditizia. I dati disponibili suggeriscono di no, in quanto parte dei fondi dei nostri prestatori vengono da prestiti ottenuti dalle banche commerciali, come la JS Bank, che chiedono tassi pari in media al 32% annuo; si tratta di costi rilevanti, che si aggiungono a quelli che devono essere sostenuti per monitorare l’attività dei contadini e che riducono i profitti dei prestatori di denaro.

Tuttavia, mentre per le banche la percentuale di prestiti non restituiti è molto elevata, quasi uno su tre, i prestatori di denaro, grazie all’accurata attività di ricerca sulla solvibilità del debitore, riescono quasi sempre ad ottenere la restituzione del denaro prestato: a non restituire il prestito è meno di un contadino su trenta.

C’è un collegamento molto stretto tra moneta e fiducia. Il 4 maggio del 1970 sul quotidiano Irish Independent, sotto il titolo “Chiusura delle banche”, venne pubblicato il seguente avviso:

In conseguenza dello sciopero proclamato dalla Irish Bank Officials’ Association … è con rammarico che queste banche annunciano la chiusura di tutte le loro filiali nella Repubblica di Irlanda … a partire dal 1° maggio fino a ulteriore comunicazione.

Le banche irlandesi rimasero chiuse per sei mesi e mezzo, fino al 18 novembre dello stesso anno. Nello stupore generale, anziché andare incontro ad una tremenda crisi finanziaria, l’economia irlandese continuò a crescere a ritmi immutati. Ciò che accadde fu qualcosa di straordinario, riconducibile al ruolo chiave giocato dai pub. L’economista Andrew Graham, che si trovava in visita in quel Paese durante lo sciopero, rimase affascinato da ciò che vide:

Poiché tutti nel paese andavano al pub, i proprietari dei pub, che conoscevano tutti, convennero di accettare pagamenti differiti in forma di assegni che si sapeva non sarebbe stato possibile incassare in banca nell’immediato futuro. Ben presto, i pub iniziarono a scambiare l’uno con l’altro i pagamenti differiti, divenendo così di fatto intermediari finanziari. Naturalmente qualcuno emise assegni a vuoto e alcuni pub soffrirono delle perdite. La mia seconda esperienza è che io stesso effettuai un pagamento mediante un assegno emesso su una banca inglese (all’epoca una sterlina britannica era pari a una sterlina irlandese) e, per curiosità, al mio ritorno in Inghilterra chiamai la banca (a quel tempo in banca era ancora possibile parlare con qualcuno che conoscevi di persona) e mi dissero che il mio assegno era stato debitamente incassato, ma sul retro erano presenti parecchie firme. In altre parole, l’assegno era stato trasferito più volte, mediante girata, da una persona all’altra esattamente come se fosse stato una banconota.

La chiusura delle banche irlandesi illustra efficacemente cosa sia la moneta: moneta è qualsiasi cosa venga accettata come pagamento. All’epoca banconote e monete metalliche rappresentavano circa un terzo degli aggregati monetari che costituivano l’offerta di moneta complessivamente presente nell’economia irlandese, con i due terzi rimanenti costituiti da depositi bancari. La maggior parte delle transazioni veniva regolata mediante assegni, ma i pagamenti tramite assegni richiedono che le banche dispongano dei fondi a copertura degli stessi. In un sistema bancario funzionante, l’assegno viene incassato al termine della giornata, accreditando così il conto corrente del beneficiario. Se colui che emette l’assegno (il traente) non possiede i fondi necessari al pagamento, la banca respinge l’assegno e il beneficiario sa immediatamente che deve riscuotere il dovuto attraverso altre strade. Ciò, in genere, rappresenta un disincentivo all’emissione di assegni a vuoto, cioè privi di copertura.

A quel tempo, le carte di debito e di credito non erano ancora molto diffuse. Al giorno d’oggi una carta di debito consente la verifica istantanea dei fondi a disposizione e l’addebito immediato. Se ottenete un prestito per acquistare un’automobile, la banca accredita sul vostro conto corrente l’importo corrispondente, che potete usare con la vostra carta o con un bonifico bancario a favore del rivenditore. Questa è la moneta in un’economia moderna.

Che cosa accadrebbe se le banche chiudessero e, dunque, l’istituto che garantisce la copertura dell’assegno non svolgesse più la sua funzione? Gli assegni verrebbero ancora accettati? Non ci sarebbe la tentazione di emettere assegni a vuoto, non coperti da disponibilità bancarie? Con questo sospetto, tutti chiederebbero di essere pagati in contanti. Ma in questo modo il contante diventerebbe presto scarso, molti scambi non potrebbero essere effettuati e l’economia ne soffrirebbe.

L’Irlanda, come abbiamo detto, evitò la crisi per merito dei pub. Gli assegni venivano accettati come mezzo di pagamento, anche in mancanza di una struttura bancaria, grazie al rapporto di fiducia e conoscenza fra i proprietari dei pub e i loro clienti. Tale fiducia consentiva ai publican di accettare dai clienti ritenuti più affidabili assegni non immediatamente incassabili. Durante i sei mesi di chiusura, furono emessi da privati e imprese assegni che non potevano essere vagliati e incassati dalle banche per un valore di 5 miliardi di sterline. Fu certo una fortuna per l’Irlanda poter contare su una rete così capillare di pub, uno ogni 190 adulti. Con l’aiuto dei pub e dei negozianti gli assegni poterono circolare come se fossero contante; gli irlandesi crearono la quantità di moneta, ossia i mezzi di pagamento, necessaria a far funzionare e crescere l’economia nonostante le banche fossero chiuse.2 3

I publican irlandesi e i prestatori di denaro di Chambar probabilmente non si riconoscerebbero accomunati dal fatto di aver creato moneta, e di aver contribuire in questo modo alla fornitura di un servizio essenziale al funzionamento delle rispettive economie.4 Naturalmente, non tutti possono passare il test di affidabilità fissato dai proprietari dei pub e i prestatori di denaro e, a Chambar come a New York, alcuni di coloro che passano il test finiscono per pagare interessi molto più alti degli altri.

10.1 Moneta e ricchezza

La possibilità di ottenere e concedere prestiti corrisponde, per definizione, alla possibilità di anticipare e posticipare le scelte di consumo e produzione. I creditori offrono denaro affinché i contadini possano acquistare adesso i prodotti necessari alla semina e alla coltivazione delle piantagioni. Successivamente, al momento della raccolta, avviene il rimborso del debito. In altre parole, attraverso lo strumento del credito è possibile trasferire al presente una parte del potere di acquisto futuro.

Moneta

La moneta è un mezzo di pagamento rappresentato da banconote, depositi bancari e qualsiasi altra cosa utilizzabile per l’acquisto di beni e servizi, e viene accettata come pagamento perché altri potranno impiegarla per lo stesso scopo. Questo “perché” è importante e distingue uno scambio effettuato utilizzando la moneta da un baratto. In un’economia di baratto, scambieremo le nostre mele con le arance di qualcun altro perché desideriamo delle arance, non perché intendiamo usare le arance per pagare l’affitto. La moneta facilita gli scambi perché non sarà difficile trovare qualcuno che desideri la nostra moneta (in cambio di qualcosa), mentre piazzare una grande quantità di mele potrebbe essere un problema. E per questo che il baratto svolge un ruolo limitato in tutte le economie moderne.5

Perché la moneta svolga questa funzione, tutti o quasi devono credere che, una volta accettata in cambio di beni e servizi, sarà possibile utilizzarla per l’acquisto di altri beni e servizi. Ciascuno deve cioè aver fiducia nel fatto che la moneta sia accettata come mezzo di pagamento. Lo Stato e le banche solitamente giustificano questa fiducia; ma quanto accaduto in Irlanda dimostra che, in presenza di un livello sufficiente di fiducia, la moneta può funzionare anche in assenza delle banche. Pur sapendo che non sarebbe stato possibile incassare gli assegni nell’immediato, i gestori dei pub e i negozianti li accettavano come forma di pagamento; con il protrarsi della chiusura, il pub o il negozio che riceveva l’assegno faceva affidamento su una catena sempre più lunga di assegni non incassati ricevuti da chi aveva presentato l’assegno. Alcuni assegni cambiavano ripetutamente di mano, girati dal pub o dal negozio, come una banconota.

La caratteristica della moneta è dunque quella di essere un mezzo di pagamento. Essa consente di trasferire da un individuo all’altro potere d’acquisto, che consente di ottenere beni e servizi anche quando l’effettivo pagamento avviene in data successiva (ad esempio, quando l’assegno viene incassato in banca o il saldo della carta di credito addebitato). Per questa ragione, la moneta per funzionare necessità di fiducia.

Ricchezza

ricchezza
L’insieme delle cose possedute da una persona. Include il valore di mercato di case, automobili, terreni, edifici, attrezzature o altri beni capitali posseduti, uniti agli investimenti finanziari come azioni o obbligazioni. Al totale si sottraggono i debiti, ad esempio un mutuo, e si aggiungono i crediti.

Un modo semplice di pensare alla ricchezza è definirla come il massimo ammontare che un individuo è in grado di consumare senza prendere denaro a prestito, dopo aver pagato i debiti ed incassato i crediti — per esempio, una volta venduta la casa, l’automobile e ogni altro bene posseduto.

capitale umano
L’insieme di conoscenze, abilità, attitudini e caratteristiche personali che influenzano la produttività sul lavoro o i guadagni di un individuo. Il valore del capitale umano può crescere grazie a un investimento in istruzione, formazione e abilità sociali.

Il termine ricchezza è talvolta impiegato in senso lato, includendovi tutti gli aspetti immateriali, come la salute e la capacità di guadagnare un reddito (ovvero il capitale umano). Tuttavia, in questo capitolo utilizzeremo l’accezione ristretta di ricchezza, che considera solamente l’aspetto materiale.

Reddito

reddito
L’ammontare ricevuto in un certo periodo di tempo (come un anno) sotto forma di salari e stipendi, profitti, interessi, rendite o altro. Si tratta della somma massima che un individuo può consumare senza intaccare la propria ricchezza. Vedi anche: reddito disponibile

Il reddito rappresenta l’ammontare di denaro ricevuto in un certo periodo di tempo, come guadagno ottenuto sul mercato, come frutto degli investimenti effettuati oppure dallo Stato. In questo capitolo considereremo il reddito dopo le imposte, detto anche reddito disponibile.

flusso
Una grandezza misurata in rapporto a un intervallo di tempo, come il reddito annuo o il salario orario.
stock
Una grandezza misurata in un istante; la sua misura non ha una dimensione temporale. Vedi anche: flusso

Il reddito è una grandezza flusso, poiché viene misurato su un arco di tempo ben preciso (settimanale, mensile o annuale), mentre la ricchezza, non avendo una simile dimensione temporale, rappresenta uno stock.

Per fissare la differenza tra stock e flussi, possiamo pensare a una vasca da bagno che deve essere riempita d’acqua, come nella figura 10.1. La ricchezza è rappresentata dalla quantità di acqua nella vasca, mentre il reddito è il flusso che riempie la vasca, misurato ad esempio in litri al minuto. Lo stock di acqua è misurato dai litri (o un’altra unità di misura di capacità) presenti nella vasca in un certo istante.

Ricchezza, reddito, deprezzamento e consumo: l’analogia con la vasca da bagno.

Figura 10.1 Ricchezza, reddito, deprezzamento e consumo: l’analogia con la vasca da bagno.

Come già detto, nella realtà la ricchezza assume diverse forme: può essere rappresentata da case, auto, uffici, fabbriche, ecc. Il valore della ricchezza tende a diminuire, a causa dell’utilizzo o anche semplicemente del trascorrere del tempo.

deprezzamento
La riduzione di valore di uno stock di ricchezza nel tempo a causa del suo utilizzo (usura) o del mero trascorrere del tempo (obsolescenza).
reddito netto
Reddito al netto del deprezzamento. Vedi anche: reddito, deprezzamento

La riduzione di valore dello stock di ricchezza nel tempo prende il nome di deprezzamento. Continuando a usare l’immagine della vasca, il deprezzamento potrebbe essere la quantità d’acqua evaporata; si tratta di un flusso (si può misurare in litri evaporati per anno), però di segno negativo. La presenza del deprezzamento rende necessaria una distinzione tra reddito lordo e reddito netto: il reddito lordo è analogo al flusso che entra nella vasca, mentre il reddito netto è tale flusso meno il deprezzamento. Il reddito netto può essere definito come la somma massima che è possibile consumare senza modificare il livello di ricchezza.

Spesa

consumo
In termini aggregati, rappresenta la spesa complessiva in beni di consumo e servizi, compreso il consumo di beni durevoli.

La vasca possiede anche un tubo di scarico. Il flusso attraverso lo scarico è analogo alla spesa per consumi, che riduce lo stock di ricchezza.

investimento
L’acquisto di un bene capitale, come un impianto o un edificio. Nell’aggregato, è la spesa complessiva per beni capitali di nuova produzione (macchinari, attrezzature), inclusi gli immobili di nuova costruzione.

Un individuo (o una famiglia) risparmia quando il suo consumo è inferiore al reddito, per cui la ricchezza aumenta. La ricchezza è data dunque dalla somma dei risparmi passati e presenti. Il risparmio può assumere la forma di un acquisto di un titolo finanziario (come un’azione di una società privata) o un titolo di Stato. Sebbene nel linguaggio comune gli acquisti di titoli vengano spesso chiamati “investimenti”, in economia col termine investimento si indica l’acquisto di un bene capitale, come un impianto o un edificio.

La differenza fra investimenti e acquisti di titoli o azioni può essere illustrata ricorrendo all’esempio di un imprenditore che, alla fine di ogni anno, si trovi a decidere come utilizzare il reddito netto guadagnato. Potrà consumarne una parte e risparmiare il resto. Il risparmio consisterà inizialmente nel saldo del suo conto in banca, visto che i redditi sono stati depositati in banca; con la somma che ha in banca, il nostro imprenditore potrà acquistare attività finanziarie (come azioni o titoli di Stato), mettendo i suoi soldi a disposizione di una società o allo Stato, oppure acquistare nuovi nuovi beni (es. un nuovo computer) per espandere la sua attività; in questo secondo caso avrà effettuato un investimento.

Domanda 10.1 Scegli le risposte corrette

Quali tra le seguenti affermazioni sono corrette? ‘

  • La ricchezza materiale rappresenta il massimo ammontare che si può consumare senza prendere a prestito, e include il valore della casa, della macchina, dei risparmi finanziari e del capitale umano.
  • Il reddito netto è il massimo ammontare che si può consumare senza erodere ricchezza.
  • In economia gli investimenti sono i risparmi in titoli finanziari, come azioni e bond.
  • Il deprezzamento è la perdita di valore dei risparmi dovuta a movimenti sfavorevoli del mercato.
  • Il capitale umano, come salute e abilità, costituisce ricchezza immateriale.
  • Il reddito netto è il flusso netto della ricchezza, quindi è possibile consumarlo interamente senza modificare lo stock di ricchezza.
  • Sebbene nel linguaggio corrente si parla in questo caso di investimento, nella teoria economica il termine investimento fa riferimento all’acquisto di beni capitali, quali macchine, attrezzature ed edifici.
  • Il deprezzamento è la perdita di valore della ricchezza in seguito all’utilizzo e al trascorrere del tempo.

Domanda 10.2 Scegli le risposte corrette

Il sig. Bond possiede una ricchezza di 500.000 £, oltre a un reddito annuo di 40.000 £ su cui paga imposte pari al 30%. Il deprezzamento sul patrimonio ammonta a 5.000 £ per anno. Sulla base di queste informazioni, quali delle seguenti affermazioni sono corrette?

  • Il reddito disponibile del sig. Bond è 40.000 £.
  • Il reddito netto è 28.000 £.
  • Il livello massimo di consumo possibile è 23.000 £.
  • Se il sig. Bond decidesse di spendere il 60% del suo reddito netto in consumo e di investire la parte restante, il valore dell’investimento sarebbe 9.200 £.
  • Il reddito disponibile è dato dalla differenza fra reddito di mercato e imposte, ovvero 40.000 £ × 0,7 = 28.000 £.
  • Il reddito netto si ottiene sottraendo il deprezzamento dal reddito disponibile: 28.000 £ – 5.000 £ = 23.000 £.
  • 23.000 £ è solo il reddito netto, ovvero il livello di consumo più elevato che Bond può sostenere senza intaccare la ricchezza. Tuttavia il livello massimo di consumo è dato da 500.000 £ + 23.000 £ = 523.000 £.
  • Il 60% del reddito netto equivale a 13.800 £, da cui si ottiene una spesa per investimenti pari a 9.200 £.

10.2 Prendere in prestito per anticipare i consumi

Per comprendere da un punto di vista economico come avvengano la scelta di chiedere e quella di concedere un prestito, utilizziamo i concetti di insieme delle possibilità e di curve di indifferenza. Nei capitoli 3 e 5 abbiamo studiato come Alexei e Angela effettuino la scelta tra obiettivi in contrasto fra di loro, come tempo libero e voto all’esame oppure tempo libero e grano. Essi scelgono una specifica combinazione nell’insieme delle possibilità sulla base delle loro preferenze, descritte dalle curve di indifferenza.

costo opportunità
È il beneficio netto che otterremmo dalla migliore alternativa a cui dobbiamo rinunciare per scegliere una certa azione.

Lo stesso tipo di analisi si può applicare alla decisione relativa a quando effettuare una certa spesa, se adesso o in futuro. Se nei capitoli precedenti la scelta comportava una rinuncia al tempo libero per ottenere un maggior numero di beni, un voto più alto o una maggiore quantità di grano, ora si rinuncia all’acquisto di alcuni beni oggi per poterne avere di più in futuro. In altre parole, il costo opportunità di acquistare una maggiore quantità di beni oggi è dato dalla minore quantità di beni disponibili in futuro.

Prendendo e concedendo denaro in prestito, possiamo riallocare nel tempo il nostro potere di acquisto. Ottenere denaro in prestito permette di consumare di più oggi rinunciando al consumo futuro. Supponiamo ad esempio che Giulia non abbia risorse monetarie oggi; ella sa tuttavia che nel futuro (es. a fine mese, la prossima settimana) disporrà di 100 €. La sua situazione è rappresentata nella figura 10.2, dove ogni punto indica una combinazione di consumo “oggi” (asse delle ascisse) e “domani” (asse delle ordinate).

Prendere a prestito: il tasso di interesse e l’insieme possibile.

Figura 10.2 Prendere a prestito: il tasso di interesse e l’insieme possibile.

Giulia non ha denaro

Giulia non ha denaro oggi, ma in futuro disporrà di 100 €.

Figura 10.2a Giulia non ha denaro oggi, ma in futuro disporrà di 100 €.

Trasferire reddito dal futuro al presente

Giulia potrebbe prendere 91 € in prestito oggi e restituire 100 € in futuro, con un tasso di interesse del 10%.

Figura 10.2b Giulia potrebbe prendere 91 € in prestito oggi e restituire 100 € in futuro, con un tasso di interesse del 10%.

Prendere a prestito meno denaro …

Allo stesso tasso del 10%, può prendere in prestito 70 € oggi e restituire 77 €, tenendo a disposizione 23 € da spendere in futuro.

Figura 10.2c Allo stesso tasso del 10%, può prendere in prestito 70 € oggi e restituire 77 €, tenendo a disposizione 23 € da spendere in futuro.

… o ancora meno denaro

Sempre allo stesso tasso, potrebbe prendere in prestito 30 € oggi e restituire 33 €; le resterebbero 67 € da spendere in futuro.

Figura 10.2d Sempre allo stesso tasso, potrebbe prendere in prestito 30 € oggi e restituire 33 €; le resterebbero 67 € da spendere in futuro.

La frontiera possibile

Giulia può scegliere qualsiasi combinazione sulla frontiera dell’insieme possibile (la frontiera possibile) corrispondente ad un tasso di interesse del 10%.

Figura 10.2e Giulia può scegliere qualsiasi combinazione sulla frontiera dell’insieme possibile (la frontiera possibile) corrispondente ad un tasso di interesse del 10%.

Muoversi lungo la frontiera possibile

Prendendo a prestito una somma maggiore o minore, è possibile muoversi lungo la frontiera possibile.

Figura 10.2f Prendendo a prestito una somma maggiore o minore, è possibile muoversi lungo la frontiera possibile.

Un tasso di interesse più elevato

Se il tasso è del 78%, Giulia può prendere in prestito fino a 56 €.

Figura 10.2g Se il tasso è del 78%, Giulia può prendere in prestito fino a 56 €.

L’insieme possibile con un interesse più elevato

L’insieme possibile quanto il tasso di interesse è del 78% è rappresentato dall’area più scura.

Figura 10.2h L’insieme possibile quanto il tasso di interesse è del 78% è rappresentato dall’area più scura.

La sua situazione iniziale è raffigurata dal punto “dotazione di Giulia”. Per consumare oggi, Giulia può contrarre un debito a breve termine; può ad esempio prendere 91 € in prestito rimborsando 100 € nel periodo successivo. Tale valore (montante) include il capitale preso a prestito e gli interessi, calcolati al tasso r:

tasso di interesse
Il prezzo che si paga per anticipare al presente parte del proprio potere d’acquisto futuro. Vedi anche: tasso di interesse nominale, tasso di interesse reale

Se il rimborso avviene esattamente dopo un anno, è possibile calcolare il tasso di interesse annuo r pari a:

Si può dunque interpretare il tasso di interesse come il prezzo da pagare per trasferire nel tempo una parte del potere di acquisto. Al medesimo tasso di interesse (10%) Giulia può chiedere 70 € in prestito e corrispondere 77 € al termine dell’anno:

In questo caso avrà a disposizione 23 € per il consumo futuro. Un’altra opzione possibile è chiedere in prestito 30 € e restituire 33 €, lasciando 67 € per il consumo futuro. L’insieme delle possibili combinazioni di consumo presente e futuro — (91 €, 0 €), (70 €, 23 €), (30 €, 67 €) ecc. — identifica la frontiera possibile, che rappresenta il limite dell’insieme delle possibilità quando il tasso di interesse è pari al 10%.

Il fatto che Giulia possa prendere denaro in prestito le permette di riallocare i propri consumi tra i due periodi: può selezionare qualsiasi combinazione sulla frontiera delle possibilità e quanto più consuma oggi, quanto meno potrà consumare in futuro. Con un tasso di interesse r = 10% il costo opportunità di spendere un euro oggi è rappresentato da un riduzione della spesa futura pari a 1 + r euro.

La quantità (1 + r) rappresenta dunque il saggio marginale di trasformazione dei beni futuri in beni presenti, poiché comprare oggi un’unità di bene significa rinunciare in futuro a 1 + r unità dello stesso. Concettualmente, non c’è differenza rispetto al saggio marginale di trasformazione di beni, grano o voto finale in tempo libero, visto nei capitoli 3 e 5.

Supponiamo adesso che il tasso di interesse, anziché del 10%, sia del 78% (come il tasso medio a Chambar). A questo nuovo livello del tasso di interesse Giulia può prendere in prestito un massimo di 56 €, poiché in corrispondenza di tale ammontare gli interessi (pari a 44 €) prosciugano interamente il suo reddito futuro. Dunque, l’insieme possibile si restringe e la frontiera si modifica di conseguenza. In seguito ad un aumento del prezzo da pagare per trasferire nel tempo il potere d’acquisto, la capacità di consumare oggi diminuisce, proprio come la possibilità di consumare grano (per chi non lo producesse) si riduceva quando il suo prezzo aumentava.

Naturalmente, il creditore trae vantaggio da un maggior tasso di interesse (a patto che il debito venga effettivamente rimborsato); il suo interesse sarà dunque in conflitto con quello del debitore.

10.3 Impazienza e rendimenti marginali del consumo decrescenti

Data l’opportunità di spostare nel tempo le scelte di consumo, come indicato dall’insieme delle possibilità, quale sarà la scelta di Giulia? La risposta dipende dalle sue preferenze circa il momento in cui può consumare, ovvero:

Distribuire il consumo

Poiché l’utilità che Giulia trae da un’unità aggiuntiva di consumo è tanto maggiore quando minore è il livello di consumo, ella desidera una distribuzione quanto più possibile uniforme del suo consumo nel tempo. Pensiamo al cibo: il primo assaggio di una pietanza probabilmente dà maggior piacere di quanto non ne dia un boccone dopo che ci siamo riempiti il piatto per la terza volta; si tratta è una realtà psicologica fondamentale.

rendimenti marginali del consumo decrescenti
Descrivono il fatto che, maggiore è il livello di consumo di un individuo, minore è il valore che egli associa a un aumento unitario del suo livello di consumo.

Per indicare che, in un certo lasso di tempo, l’utilità che deriva dal consumo di un’unità aggiuntiva di un bene decresce all’aumentare della quantità consumata usiamo l’espressione rendimenti marginali del consumo decrescenti. Un concetto simile è stato introdotto nel Capitolo 3, dove Alexei aveva rendimenti marginali decrescenti del tempo libero: a parità di voto nell’esame, maggiore era il suo tempo libero, minore l’utilità di un’unità aggiuntiva di tempo libero rispetto ad un aumento del voto finale.

Nella figura 10.3 si analizza il procedimento con cui Giulia, le cui preferenze sono rappresentate dalle curve di indifferenza, determina la combinazione ottimale di consumo presente e futuro. La presenza di rendimenti marginali decrescenti porta Giulia a distribuire il livello di consumo tra i due periodi, evitando di consumare troppo in futuro e troppo poco oggi.

Rendimenti marginali del consumo decrescenti: distribuire il consumo nel tempo.

Figura 10.3 Rendimenti marginali del consumo decrescenti: distribuire il consumo nel tempo.

La frontiera possibile di Giulia

La retta tratteggiata indica le combinazioni di consumo presente e futuro tra le quali Giulia può scegliere.

Figura 10.3a La retta tratteggiata indica le combinazioni di consumo presente e futuro tra le quali Giulia può scegliere.

Rendimenti marginali del consumo decrescenti

Come conseguenza dei rendimenti decrescenti, la curva di indifferenza è convessa verso l’origine; la sua pendenza è determinata dal saggio marginale di sostituzione (SMS) tra il consumo presente e quello futuro in ciascun punto.

Figura 10.3b Come conseguenza dei rendimenti decrescenti, la curva di indifferenza è convessa verso l’origine; la sua pendenza è determinata dal saggio marginale di sostituzione (SMS) tra il consumo presente e quello futuro in ciascun punto.

Qual è la scelta di Giulia?

Il SMS nel punto C è elevato: Giulia consuma troppo poco e desidera anticipare parte del consumo futuro. Invece, il SMS nel punto E è basso, ovvero Giulia preferisce posticipare parte del consumo attuale nel futuro. La soluzione di equilibrio si trova dunque fra E e C.

Figura 10.3c Il SMS nel punto C è elevato: Giulia consuma troppo poco e desidera anticipare parte del consumo futuro. Invece, il SMS nel punto E è basso, ovvero Giulia preferisce posticipare parte del consumo attuale nel futuro. La soluzione di equilibrio si trova dunque fra E e C.

Il SMS diminuisce

Muovendosi lungo la curva di indifferenza da C a E il SMS si riduce.

Figura 10.3d Muovendosi lungo la curva di indifferenza da C a E il SMS si riduce.

La scelta ottimale

Giulia sceglie il punto F, in corrispondenza del quale raggiunge la curva di indifferenza più alta possibile.

Figura 10.3e Giulia sceglie il punto F, in corrispondenza del quale raggiunge la curva di indifferenza più alta possibile.

Impazienza

Se Giulia sa di poter avere due pasti domani ma nessuno oggi, la presenza di rendimenti decrescenti del consumo basta a spiegare il desiderio di anticipare i consumi, così da avere un pasto oggi e uno domani. Osserviamo che questo desiderio non deriva da impazienza, bensì dalla consapevolezza che in futuro non sarà così affamata come lo è oggi; ella preferisce che i suoi consumi siano il più possibile uniformi.

pura impazienza
Caratteristica di chi dà più valore a un aumento del consumo corrente rispetto a un aumento di pari entità del consumo futuro, quando il livello di consumo è uguale nel presente e nel futuro. Può dipendere anche da miopia o da mancanza di autodisciplina.

Ma può esserci un’altra ragione per la quale Giulia preferisce consumare oggi, che chiamiamo pura impazienza. Per capire se una persona è impaziente, possiamo domandarle se il valore che attribuisce ad un bene oggi è maggiore di quello attribuito allo stesso bene domani, in una situazione nella quale la disponibilità di quel bene è la stessa nei due periodi. Vi sono due ragioni alla base della pura impazienza:

Impazienza

È la volontà di anticipare il potere di consumo dal futuro al presente. Essa deriva da:

  • pura impazienza;
  • rendimenti marginali del consumo decrescenti.

Per capire meglio cosa intendiamo per pura impazienza, nella figura 10.4 confrontiamo due punti che si trovano sulla stessa curva di indifferenza. Nel punto A Giulia dispone di 50 € oggi e 50 € domani. Ci possiamo chiedere quale ammontare di consumo domani sia in grado di compensare la perdita di 1 € oggi. Considerando il punto B sulla medesima curva di indifferenza di A abbiamo una risposta: se dispone di soli 49 € oggi, Giulia necessita di 51,50 € domani per raggiungere lo stesso livello di utilità. Un euro oggi ha dunque per lei il valore di un euro e mezzo domani: possiamo concludere che la scelta di Giulia è determinata da pura impazienza; ella non desidera uniformare perfettamente i livelli di consumo nei due periodi, ma attribuisce un valore maggiore ad un’unità oggi che ad una in futuro. Nel punto A della figura 10.4 la pendenza della curva di indifferenza è di 1,5 (in valore assoluto); ciò significa che un’unità di consumo oggi vale 1,5 volte un’unità di consumo futuro.

Pura impazienza.

Pura impazienza.

Figura 10.4 Pura impazienza.

Esercizio 10.1 Le conseguenze della pura impazienza

  1. Tracciate per ogni livello di consumo presente e futuro le curve di indifferenza di un soggetto più impaziente di quanto non lo sia Giulia nella figura 10.4.
  2. Tracciate una famiglia di curve di indifferenza per Giulia considerando rendimenti marginali del consumo non decrescenti. Sarà ancora ottimale la scelta di uniformare i consumi nei due periodi?
  3. Tracciate una famiglia di curve di indifferenza per Giulia considerando rendimenti marginali non decrescenti, ma escludendo la pura impazienza.
  4. Sulla base delle risposte precedenti, quali proprietà delle curve di indifferenza implicano che Giulia desideri uniformare i consumi nei due periodi?

Domanda 10.3 Scegli le risposte corrette

La figura 10.3 raffigura le curve di indifferenza di Giulia per il consumo dei periodi 1 (oggi) e 2 (domani). In base alla figura, quali delle seguenti affermazioni sono corrette?

  • La pendenza delle curve di indifferenza rappresenta il saggio marginale di sostituzione tra il livello di consumo dei due periodi.
  • Il rendimento marginale del consumo nel punto E è maggiore che nel punto C.
  • Il punto C rappresenta un livello di consumo più equilibrato di quello del punto E ed è quindi preferito da Giulia.
  • Consumare esattamente la stessa quantità nei due periodi è la scelta preferita di Giulia.
  • Affinché due punti si trovino sulla stessa curva di indifferenza, occorre che la variazione marginale del consumo oggi sia perfettamente compensata in termini di utilità da una variazione marginale di segno opposto del consumo domani.
  • Nel punto E il consumo oggi è maggiore che nel punto C. Poiché i rendimenti marginali del consumo sono decrescenti, essi sono inferiori nel punto E.
  • I due punti si trovano sulla medesima curva di indifferenza, quindi Giulia è indifferente fra loro.
  • Questo dipende dal tasso di interesse e dalla forma delle curve di indifferenza. Ad esempio nella figura analizzata, la scelta preferita di Giulia corrisponde al punto F, dove il consumo nei due periodi non è necessariamente uguale.

10.4 Distribuire i consumi nel tempo in modo ottimale

A quanto ammonterà la somma presa a prestito da Giulia? Analizzando congiuntamente le figure 10.2 e 10.3 possiamo ricavare la risposta: come nelle altre applicazioni dell’insieme delle possibilità e delle curve di indifferenza, Giulia desidera collocarsi sulla curva di indifferenza più elevata possibile dato il vincolo rappresentato dalla frontiera possibile. La combinazione ottima, quando il tasso di interesse è pari al 10%, è individuata dal punto di tangenza E, come rappresentato graficamente nella figura 10.5.

tasso di sconto intertemporale
Corrisponde al valore attribuito dall’individuo a un’unità aggiuntiva di consumo attuale rispetto a un’unità aggiuntiva di consumo futuro. Si tratta della pendenza della curva di indifferenza tra consumo attuale e futuro, diminuita di uno.

Nel nostro esempio, Giulia decide di prendere in prestito oggi 58 €, rimborsando domani 64 € e restando con 36 € per il consumo futuro. Sappiamo che nel punto di tangenza la pendenza della curva di indifferenza deve essere uguale a quella della frontiera. Possiamo definire il tasso di sconto intertemporale di una persona come la pendenza della sua curva di indifferenza meno 1; esso rappresenta il valore relativo che Giulia attribuisce ad un’unità addizionale di consumo attuale rispetto a un’unità in più di consumo futuro.

Il tasso di sconto intertemporale di una persona

Il tasso di sconto intertemporale di una persona (che indichiamo con la lettera greca ) è una misura del suo grado di impazienza: indica quale valore quella persona attribuisce ad un’unità aggiuntiva di consumo attuale rispetto alla stessa quantità di consumo futuro. Esso coincide con la pendenza della sua curva di indifferenza tra consumo presente e consumo futuro meno 1.

Il tasso di sconto intertemporale dipende da due fattori:

  • dal desiderio di uniformare i livelli di consumo nel tempo, che a sua volta dipende dalla distribuzione corrente dei consumi fra presente e futuro;
  • dal grado di pura impazienza della persona, una caratteristica almeno in parte psicologica.

Per esempio, nel punto A della figura 10.4 abbiamo = 50%: un’unità aggiuntiva di consumo oggi vale 1,5 volte un’unità in più di consumo domani. Ciò significa che Giulia prende in prestito denaro fino al punto in cui è verificata la seguente condizione:

da cui, sottraendo 1 da entrambi i membri, otteniamo:

Il tasso di sconto dipende sia dal desiderio di distribuire nel tempo i livelli consumo, sia dal grado di pura impazienza. Nella figura 10.5 possiamo analizzare la scelta di Giulia in corrispondenza di diversi valori del tasso di interesse (10% e 78%).

Anticipare i consumi prendendo a prestito.

Figura 10.5 Anticipare i consumi prendendo a prestito.

La frontiera di Giulia

Giulia desidera raggiungere la curva di indifferenza più in alto, ma è limitata dalla frontiera possibile.

Figura 10.5a Giulia desidera raggiungere la curva di indifferenza più in alto, ma è limitata dalla frontiera possibile.

La scelta preferita da Giulia

La curva di indifferenza più alta che Giulia può raggiungere è quella tangente alla frontiera. Il punto di tangenza è il punto E.

Figura 10.5b La curva di indifferenza più alta che Giulia può raggiungere è quella tangente alla frontiera. Il punto di tangenza è il punto E.

SMS e SMT

In corrispondenza del punto di tangenza si ha SMS = SMT.

Figura 10.5c In corrispondenza del punto di tangenza si ha SMS = SMT.

Prendere in prestito

Nel punto F il tasso di sconto è maggiore del tasso di interesse , quindi sarà conveniente anticipare una quantità maggiore di consumo. Ciò vale per tutti i punti sulla frontiera a sinistra di E.

Figura 10.5d Nel punto F il tasso di sconto è maggiore del tasso di interesse , quindi sarà conveniente anticipare una quantità maggiore di consumo. Ciò vale per tutti i punti sulla frontiera a sinistra di E.

Un aumento del tasso di interesse

Se il tasso di interesse aumenta, l’insieme delle combinazioni possibili di consumo presente e futuro si restringe.

Figura 10.5e Se il tasso di interesse aumenta, l’insieme delle combinazioni possibili di consumo presente e futuro si restringe.

La scelta ottimale con un tasso di interesse più elevato

In questa nuova situazione, Giulia decide di chiedere in prestito meno una somma inferiore (35 € invece di 58 €) e sceglie il punto G.

Figura 10.5f In questa nuova situazione, Giulia decide di chiedere in prestito meno una somma inferiore (35 € invece di 58 €) e sceglie il punto G.

Esercizio 10.2 Effetto reddito e effetto sostituzione

  1. Usate la figura 10.5 per dimostrare che la differenza nel consumo oggi se il tasso è più basso e se è più elevato (quindi nel passaggio tra E e G), pari a 23 €, si compone di un effetto reddito e di un effetto sostituzione (può essere utile ripassare gli effetti di reddito e di sostituzione visti nel Capitolo 3).
  2. Perché in questo esempio la direzione dei due effetti è la medesima?

Domanda 10.4 Scegli le risposte corrette

La figura 10.5 illustra le scelte di Giulia nei periodi 1 e 2. Il suo reddito ammonta a 100 € e viene percepito interamente nel periodo futuro. Il tasso d’interesse è il 10%. Sulla base di queste informazioni, quali delle seguenti affermazioni sono corrette?

  • Nel punto F il tasso di interesse è maggiore del tasso di sconto.
  • Nel punto E Giulia si trova sulla curva di indifferenza più alta dato l’insieme delle possibilità.
  • E corrisponde alla scelta ottimale, in quanto Giulia può perfettamente distribuire le sue scelte consumando lo stesso ammontare nei due periodi.
  • G non è una combinazione possibile per Giulia.
  • Nel punto F la pendenza della curva di indifferenza è maggiore di quella della frontiera, quindi il tasso di sconto è maggiore del tasso di interesse.
  • E si trova sulla curva possibile più elevata, perché ogni curva di indifferenza superiore non interseca il vincolo di bilancio.
  • In E Giulia consuma 58 € nel periodo 1 e 36 € nel periodo 2.
  • G appartiene all’insieme delle combinazioni possibili di Giulia, ma non viene scelto perché non rappresenta la scelta ottima.

10.5 Dare in prestito o mettere da parte per posticipare i consumi

Consideriamo il caso di Marco, che, a differenza di Giulia o dei contadini di Chambar, è oggi in possesso di beni e risorse per un valore di 100 €, ma non prevede di percepire alcun reddito domani. Alla fine Giulia e Marco percepiscono la stessa somma (100 €), ma in momenti diversi: ad oggi, la ricchezza di Marco è pari a 100 €, quella di Giulia è zero.

Abbiamo visto che Giulia, che percepirà 100 € domani, vuole prendere denaro in prestito; desiderando uniformare nel tempo i livelli di consumo, ella vorrà contrarre un debito. Pensiamo alla curva di indifferenza che passa per il punto corrispondente alla sua dotazione iniziale. Come si vede dalla figura 10.6, tale curva è molto ripida: poiché attualmente non possiede nulla, Giulia ha una forte preferenza per aumentare il livello del suo consumo oggi.

curva di indifferenza di riserva
La curva che unisce tutte le allocazioni (o combinazioni) che costituiscono le opzioni di riserva di un individuo.

Chiameremo la curva che passa per il punto della dotazione iniziale di Giulia curva di indifferenza di riserva, in quanto individua tutti i punti che le garantiscono un livello di utilità pari a quello della sua posizione di riserva, nella quale consuma la sua dotazione iniziale senza prendere denaro in prestito (la sua dotazione e la curva di indifferenza di riserva sono simili a quelle di Angela, l’agricoltrice del Capitolo 5).

Curve di indifferenza di riserva e dotazioni iniziali.

Figura 10.6 Curve di indifferenza di riserva e dotazioni iniziali.

Diamo un’occhiata alla curva di indifferenza di riserva di Marco, ovvero la curva che passa per il punto corrispondente alla sua dotazione iniziale (100 € oggi e niente domani). Come rappresentato nella figura 10.6, tale curva è inizialmente molto piatta, a indicare il suo desiderio di trasferire al futuro una parte del suo consumo presente.

Le curve di indifferenza di Marco e Giulia sono simili, come supponiamo sia il rispettivo grado di pura impazienza. La differenza è data dalla loro condizione iniziale, non dalle loro preferenze: Giulia prende denaro in prestito perché (al contrario di Marco) è attualmente povera, e per rendere più uniforme il consumo nei due periodi deve anticipare ad oggi parte del suo consumo futuro. Marco possiede grano per il valore di 100 € e non ha debiti da rimborsare. Egli può consumare tutto oggi, ma questa non è probabilmente la scelta migliore, dato che:

Per distribuire tra i due periodi i livelli di consumo, Marco desidera dunque trasferire nel futuro parte dei suoi beni. Una soluzione è quella di conservare il grano in magazzino, ma in questo caso una parte di quanto conservato sarà mangiato dai topi. I topi in questo caso rappresentano una forma di deprezzamento: il grano che mangiano è per Marco una riduzione di ricchezza, dovuta al semplice trascorrere del tempo. Supponiamo ad esempio che, decidendo di immagazzinare tutto il suo grano, egli disporrà nel periodo successivo di una quantità del valore di 80 €. In altre parole, il costo di spostare il grano dal presente al futuro immagazzinandolo è pari al 20%.

Nella figura 10.7, rappresentiamo la dotazione di Marco come un punto sull’asse delle ascisse, poiché dispone di 100 € di grano subito. L’area più scura indica l’insieme possibile in caso di immagazzinamento. Il fatto che parte della frontiera stia al di sopra della curva di indifferenza di riserva indica che immagazzinare parte del grano può convenire.

Distribuire i livelli di consumo nel tempo.

Figura 10.7 Distribuire i livelli di consumo nel tempo.

La ricchezza di Marco

Marco dispone oggi di 100 € di grano.

Figura 10.7a Marco dispone oggi di 100 € di grano.

L’insieme possibile di Marco

L’area scura rappresenta l’insieme della possibilità in caso di conservazione delle merci in magazzino.

Figura 10.7b L’area scura rappresenta l’insieme della possibilità in caso di conservazione delle merci in magazzino.

Le preferenze di Marco

La curva di indifferenza di riserva passa per il punto della dotazione iniziale.

Figura 10.7c La curva di indifferenza di riserva passa per il punto della dotazione iniziale.

Quanto conviene immagazzinare

Il punto H mostra la quantità di merci che Marco decide di conservare.

Figura 10.7d Il punto H mostra la quantità di merci che Marco decide di conservare in magazzino.

Se Marco concede un prestito

La linea chiara mostra la frontiera in caso di credito al tasso del 10%.

Figura 10.7e L’area più chiara mostra l’insieme possibile nel caso in cui Marco conceda un prestito al tasso del 10%.

Gli effetti del credito

Marco, attraverso il credito, può scegliere una curva di indifferenza più alta.

Figura 10.7f Marco, attraverso il credito, può scegliere una curva di indifferenza più alta.

Come Giulia, Marco seleziona l’ammontare di grano da immagazzinare in maniera da collocarsi sulla curva di indifferenza più alta possibile. La scelta ottimale è individuata anche in questo caso dal punto di tangenza fra la curva di indifferenza e la frontiera possibile, ovvero dal punto H, nel quale egli consuma 68 € di grano oggi e 26 € nel periodo futuro (i topi ne mangiano 6 €). Nel punto H si realizza l’eguaglianza fra il SMS fra consumo presente e futuro e il SMT, che esprime il costo di trasferire i beni dal presente al futuro.

Ma vi sono alternative a questa soluzione, che possono evitare il danno dovuto ai topi; Marco potrebbe, ad esempio, vendere tutto il suo grano e ricavare 100 €, che possono essere nascosti sotto il materasso. La frontiera possibile consisterà in questo caso in una linea retta (non raffigurata nella figura) tra il consumo attuale pari a 100 € e il consumo futuro di 100 €. Stiamo assumendo che il suo denaro non venga rubato e che non vi sia inflazione, così che 100 € di grano oggi abbiano lo stesso valore di 100 € domani (vedremo l’inflazione e i suoi effetti nel Capitolo 13). Sotto queste ipotesi, conservare il denaro sotto il materasso rappresenta un’opzione certamente preferibile a mettere il grano in magazzino e rischiare che i topi ne mangino una parte.

Tuttavia, può esistere un’alternativa ancora più vantaggiosa. Trovando un debitore affidabile, Marco potrebbe infatti concedere parte della sua ricchezza in prestito. In questo caso, per ogni euro prestato oggi potrebbe ricavarne 1 + r domani. La frontiera delle possibilità è in questo caso una linea retta che unisce 100 € di consumo oggi a di consumo domani. Nella figura 10.7 abbiamo tracciato tale retta nell’ipotesi di un tasso di interesse del 10%. Come si può osservare, l’insieme possibile si è allargato rispetto ai casi di immagazzinamento e di conservazione del denaro sotto il materasso; Marco può quindi raggiungere una curva di indifferenza più elevata.

Come sappiamo, nelle economie contemporanee esiste una pluralità di strumenti finanziari che Marco può utilizzare per trasferire nel futuro parte delle sue possibilità di consumo (depositi a termine, obbligazioni, titoli pubblici, ecc.). Ma Marco potrebbe avere a disposizione un’altra possibilità: quella di investire direttamente la sua ricchezza; se ad esempio fosse proprietario di un terreno coltivabile, potrebbe utilizzare parte del grano per seminare e ottenere in questo modo del grano domani.

10.6 Investire: un modo alternativo per posticipare i consumi

Se Marco possiede del terreno, può decidere di investire il grano a sua disposizione per seminare e per nutrire il bestiame che lo aiuterà nella coltivazione. Questa opportunità di investimento può ampliare ulteriormente il suo insieme delle possibilità. Supponiamo che investendo interamente la sua ricchezza possa ottenere domani 150 € di grano (la situazione è rappresentata nella figura 10.8). Il profitto percepito è dunque di 150 € – 100 € = 50 €, cui corrisponde un tasso di profitto di 50 €/100 € = 50%. La pendenza della linea rossa è pari a –1,5, il cui valore assoluto (1,5) rappresenta il saggio marginale di trasformazione del grano investito in raccolto (pari a 1 più il tasso di profitto).

Investimento in un progetto ad elevato rendimento.

Figura 10.8 Investimento in un progetto ad elevato rendimento.

Il rendimento di un investimento

Investendo tutto quello che ha, Marco ottiene 150 € di grano nel periodo successivo.

Figura 10.8a Investendo tutto quello che ha, Marco ottiene 150 € di grano nel periodo successivo.

Il rendimento dell’investimento

La pendenza della retta rossa è –1,5; il cui valore assoluto (1,5) è uno più il tasso di rendimento dell’investimento.

Figura 10.8b La pendenza della retta rossa è –1,5; il cui valore assoluto (1,5) è uno più il tasso di rendimento dell’investimento.

La scelta ottimale

Marco sceglie di consumare 60 € oggi e 60 € domani, come indicato dal punto di tangenza K.

Figura 10.8c Marco sceglie di consumare 60 € oggi e 60 € domani, come indicato dal punto di tangenza K.

Se poi Marco riuscisse a contrarre un debito al tasso di interesse del 10%, disporrebbe di un nuovo piano, ancora migliore dei precedenti: potrebbe investire tutto quello che ha, ottenere 150 € di grano domani e finanziare il suo consumo di oggi ricorrendo ad un prestito. La figura 10.9 riporta questa nuova situazione: la nuova strategia sposta verso l’esterno la frontiera delle possibilità (la linea tratteggiata rossa) e Marco può collocarsi nel punto L, in cui riesce ad aumentare sia il livello di consumo presente, sia quello futuro.

Prendere denaro in prestito per investire in progetti ad alto rendimento.

Figura 10.9 Prendere denaro in prestito per investire in progetti ad alto rendimento.

La decisione ottima

La scelta ottima in caso di investimento è rappresentata dal punto K.

Figura 10.9a La scelta ottima in caso di investimento è rappresentata dal punto K.

Marco ottiene credito

Attraverso il credito al tasso del 10%, Marco può investire tutto ciò di cui dispone, espandendo l’insieme delle possibilità.

Figura 10.9b Attraverso il credito al tasso del 10%, Marco può investire tutto ciò di cui dispone, espandendo l’insieme delle possibilità.

La nuova scelta ottima

Marco può godere dei livelli di consumo indicati dal punto L, con 80 € oggi e 62 € in futuro.

Figura 10.9c Marco può godere dei livelli di consumo indicati dal punto L, con 80 € oggi e 62 € in futuro.

Strategia
(punti nelle figure 10.6 e 10.8)
Rendimento Consumo (oggi, domani) Investimento Ordine di preferenza
Immagazzinare (H) −20% (perdita) 68 €, 26 € n/a 4° (94 €)
Prestare (J) 10% 65 €, 39 € n/a 3° (104 €)
Investire (K) 50% 60 €, 60 € 40 € 2° (120 €)
Indebitarsi e investire (L) 50% (investim.), −10% (debito) 80 €, 62 € 100 € 1° (142 €)

Posticipare i consumi: le quattro opzioni a confronto.

Tabella 10.1 Posticipare i consumi: le quattro opzioni a confronto.

La tabella 10.1 consente di confrontare la strategia “investi tutto e prendi a prestito” rispetto alle altre opzioni elencate in precedenza. Gli insiemi possibili corrispondenti a ciascuna strategia sono riportati nella figura 10.10.

Le opzioni a confronto e le relative frontiere possibili.

Figura 10.10 Le opzioni a confronto e le relative frontiere possibili.

Confrontiamo adesso le opzioni di Marco con quelle di Giulia. I loro insiemi delle possibilità sono rappresentati, rispettivamente, nella figura 10.10 e nella figura 10.5. È possibile individuare tre differenze:

Per riassumere: prendere o dare in prestito, immagazzinare e investire rappresentano modi alternativi per anticipare (al presente) o posticipare (al futuro) il consumo. Il ricorso ad una o più di queste soluzioni si spiega in quanto gli individui:

La scelta di una soluzione o l’altra (in particolare tra prendere o dare in prestito) dipende:

Esercizio 10.3 Un aumento del tasso di interesse

  1. Usate un grafico simile a quello della figura 10.5 per mostrare gli effetti di reddito e di sostituzione prodotti da un incremento del tasso di interesse, nel caso in cui il soggetto abbia una dotazione iniziale (il caso di Marco).
  2. Confrontate questi due effetti con quelli che si avrebbero nel caso di Giulia.

Esercizio 10.4 Il reddito di una vita

Considerate il reddito percepito da un individuo dal momento in cui finisce la scuola a quello in cui va in pensione. Assumendo che il livello di pura impazienza rimanga costante, spiegate come il soggetto nel corso della sua vita possa spostarsi dalla situazione di Giulia a quella di Marco.

Domanda 10.5 Scegli le risposte corrette

La figura 10.7 illustra le scelte di consumo di Marco nei periodi 1 (oggi) e 2 (domani); egli possiede 100 € di grano oggi e non avrà nessun reddito nel futuro. Le scelte possibili sono due: l’opzione 1 consiste nel conservare il grano non consumato nel periodo 1, subendo però un deprezzamento del 20%; l’opzione 2 consiste nel vendere tutto il grano e concedere in prestito parte del ricavato al tasso di interesse del 10%. Sulla base di queste informazioni, quali delle seguenti affermazioni sono corrette?

  • Nell’opzione 1, Marco consuma 68 € nel periodo 1 e 32 € nel periodo 2.
  • Nell’opzione 2, Marco consuma 68 € di grano oggi e circa 35 € di grano in futuro.
  • Il saggio marginale di trasformazione nella prima opzione è maggiore che nella seconda.
  • Marco si troverà sempre su una curva d’indifferenza più alta scegliendo l’opzione 2.
  • A causa del deprezzamento, nel periodo 2 Marco può consumare solo 32 x 0.8 = 26 €.
  • Concedendo 32 € in prestito al tasso del 10%, nel periodo 2 Marco dispone di 35,20 € di grano.
  • Il SMT è 0,8 nel primo caso e 1,1 nel secondo.
  • Il vincolo di bilancio nella seconda opzione è meno stringente (più in alto) per ogni livello di risparmio.

Domanda 10.6 Scegli le risposte corrette

La figura 10.10 mostra quattro possibili frontiere per Marco e quattro possibili opzioni di scelta: 1) egli può conservare in magazzino quanto non consumato nel periodo 1, subendo però un deprezzamento del 20%; 2) può vendere il grano che non consuma e dare in prestito il ricavato al tasso del 10%; 3) può investire il grano non consumato nel periodo 1, ottenendo un rendimento del 50%; 4) può investire tutto il grano e finanziare il consumo presente, prendendo denaro a prestito al tasso del 10%. Sulla base di queste informazioni, quale delle seguenti affermazioni è corretta?

  • Un deprezzamento del 20% implica che Marco preferisce la sua dotazione iniziale (100;0) rispetto alla combinazione di consumo rappresentata dal punto H.
  • Il consumo rappresentato da J può essere scelto solo nell’opzione 2.
  • Se il tasso di interesse sul denaro concesso in prestito aumenta, nel caso 2 l’intercetta della frontiera sull’asse delle y si sposta verso il basso rendendo la curva più piatta.
  • Se il tasso sul denaro ottenuto in prestito aumenta, nel opzione 4 la frontiera possibile ruota intorno al punto di intercetta (150) diventando più inclinata.
  • Il punto H si trova su una curva di indifferenza superiore di quella della dotazione iniziale, quindi Marco sta meglio in H.
  • J appartiene all’insieme delle possibilità nelle opzioni 2, 3 e 4 ed è ottimale nel caso 2.
  • Se il tasso positivo sul credito aumenta, l’intercetta sull’asse delle x rimane ferma, mentre quella sull’asse delle y si sposta in alto rendendo la curva più inclinata.
  • Se il tasso sul denaro preso in prestito aumenta, l’intercetta verticale rimane la medesima (non dipende dal tasso a cui si prende a prestito) mentre diminuisce la quantità massima che si può prendere a prestito oggi, spostando l’intercetta sull’asse orizzontale verso sinistra e rendendo la frontiera più inclinata.

10.7 Attività, passività e patrimonio netto

stato patrimoniale
Un documento che elenca le attività, le passività e il patrimonio netto di un soggetto economico come una famiglia, una banca o un’impresa.

La ricchezza rappresenta una determinante importante della possibilità di contrarre debiti, concedere crediti e investire; i soggetti con maggiore ricchezza (come Marco) possiedono un insieme di opportunità più ampio rispetto a individui meno abbienti (come Giulia). Lo stato patrimoniale è uno strumento essenziale per comprendere come vari la ricchezza quando un individuo o un’impresa prende o dà in prestito.

patrimonio netto
Differenza tra attività e passività. Vedi anche: stato patrimoniale

Lo stato patrimoniale riassume tutto ciò che un’impresa (o una famiglia) possiede e tutto ciò che essa deve ad altri soggetti. Ciò che essa possiede (inclusi i crediti) è riportato sul lato delle attività, mentre sul lato delle passività vengono elencati tutti i debiti nei confronti di altri soggetti. La differenza fra attività e passività determina il patrimonio netto. La figura 10.11 permette di visualizzare la relazione fra attività, passività e patrimonio netto.

Lo stato patrimoniale.

Figura 10.11 Lo stato patrimoniale.

Quando i termini di un’eguaglianza sono tali per cui essa è verificata per definizione (il membro di sinistra è sempre uguale a quello di destra), si parla di identità. In questo caso, abbiamo la seguente identità contabile:

Il patrimonio netto rappresenta i risparmi accumulati nel tempo. Possiamo riscrivere la nostra identità nella seguente forma:

Riprendiamo l’analogia della vasca da bagno. L’acqua nella vasca rappresenta la ricchezza (risparmi accumulati), che coincide con il patrimonio netto. Come abbiamo visto, il patrimonio netto (ricchezza) incrementa con il reddito e diminuisce con il consumo e il deprezzamento. Per una famiglia, il reddito aumenta il valore dei depositi bancari, il consumo invece lo riduce. Poiché i depositi bancari rappresentano un’attività per il loro titolare, reddito e consumo incidono sul lato attività dello stato patrimoniale.

Notiamo che, quando prendiamo o diamo a prestito, la ricchezza (patrimonio netto) non varia, in quanto un debito compare nello stato patrimoniale sia come attività che come passività: se otteniamo un prestito, riceviamo contante (cioè un’attività) ma abbiamo anche un debito (che è una passività).

Giulia inizialmente non possiede né attività, né passività (la sua ricchezza è pari a zero), ma sulla base del suo reddito futuro ottiene un prestito di 58 € ad un tasso di interesse del 10% (punto E della figura 10.5). Adesso le sue attività ammontano a 58 €, pari al contante a sua disposizione, ma lo stesso valore di 58 € deve essere iscritto nelle passività, per registrare quanto lei debba al suo creditore. Osserviamo anche che il valore del debito nel periodo successivo sarà di 64 € per effetto degli interessi (calcolati al 10%); nel periodo presente però non si producono effetti sul valore del patrimonio netto, che rimane pari a zero.

Successivamente Giulia utilizza la sua ricchezza di 58 € per consumare; usando l’analogia della vasca da bagno, l’acqua fluisce giù dallo scarico. Poiché deve ancora restituire il suo debito, le sue passività rimangono invariate e il patrimonio netto scende a −58 €. Vediamo la registrazione nello stato patrimoniale di questa operazione nella tabella 10.2 nella riga “Oggi, dopo il consumo”.

Nel periodo successivo, Giulia riceve 100 € di reddito (un afflusso di acqua nella vasca) e, come osservato precedentemente, il valore del debito sale a 64 €. Il patrimonio netto è adesso pari a 100 € – 64 € = 36 €. Giulia utilizza parte della sua nuova disponibilità economica (64 €) per rimborsare il suo debito e parte (36 €) per il consumo, con il patrimonio netto che scende nuovamente a zero. Gli effetti sullo stato patrimoniale sono riportate nella tabella 10.2.

Attività di Giulia Passività di Giulia Patrimonio netto
Oggi, prima del consumo In cassa 58 € Debiti 58 € 58 € − 58 € = 0 €
Oggi, dopo il consumo In cassa 0 € Debiti 58 € −58 €
Domani, prima del consumo In cassa 100 € Debiti 64 € 100 € − 64 € = 36 €
Domani, dopo il consumo In cassa 64 € Debiti 64 € 64 € − 64 € = 0 €

Lo stato patrimoniale di Giulia.

Tabella 10.2 Lo stato patrimoniale di Giulia.

Domanda 10.7 Scegli le risposte corrette

Il grafico seguente mostra le combinazioni di consumo nei periodi 1 e 2 al tasso d’interesse del 78%. Giulia sceglie la combinazione rappresentata dal punto G, considerando che non dispone di risorse nel periodo 1 ma percepisce 100 € nel periodo 2.

La curva di indifferenza

Sulla base di queste informazioni, scegli la risposta corretta.

  • Nel periodo 1 le attività dopo aver richiesto denaro ma prima di consumarlo ammontano a 56 €.
  • Nel periodo 1 il valore netto della ricchezza dopo il consumo è pari a zero.
  • Nel periodo 2 le passività prima del consumo sono pari a 35 €.
  • Nel periodo 2 le attività dopo il consumo ma prima della restituzione del debito ammontano a 62 €.
  • Nel periodo 1 le attività dopo aver richiesto denaro ma prima di consumarlo ammontano a 35 €.
  • Nel periodo 1 il valore netto della ricchezza dopo il consumo è -35 €, che è il valore del debito.
  • Nel periodo 2 le passività sono di 62 €, ovvero il capitale maggiorato degli interessi calcolati al tasso del 78%.
  • Nel periodo 2 il reddito è di 100 €, di cui 38 € vengono consumati. Le attività, prima della restituzione del debito, ammontano quindi a 62 €.

10.8 Le banche, la moneta e il ruolo della banca centrale

La profittabilità dell’attività dei prestatori di denaro di Chambar dipende dall’interesse che essi devono pagare per approvvigionarsi del denaro necessario, dalla probabilità che i prestiti erogati non siano restituiti e dall’interesse applicato sui prestiti erogati. La chiusura delle banche irlandesi, della durata di sei mesi, ha dimostrato come la moneta dipenda dalla fiducia. La considerazioni di questi due casi reali e il modello di scelta in due periodi sviluppato nei paragrafi precedenti sono sufficienti a comprendere gli aspetti essenziali del funzionamento di un sistema finanziario. Occorre tuttavia introdurre due ulteriori attori: le banche e la banca centrale.

banca
Un’impresa che, attraverso la propria attività di erogazione del credito, crea moneta sotto forma di depositi bancari.

Una banca è un’impresa che produce profitti operando nel mercato del credito. Le condizioni alle quali le banche prestano denaro a famiglie e imprese sono diverse da quelle che si applicano quando esse contraggono un debito. Il tasso di interesse passivo, che esse pagano sui depositi è minore di quello attivo applicato ai crediti concessi e questa differenza permette alle banche di realizzare dei profitti.

Per spiegare questo processo, dobbiamo prima esplorare in maggior dettaglio il concetto di moneta.

Tipi di moneta

La moneta consiste di banconote, depositi bancari o qualsiasi altro valore accettato per effettuare acquisti di beni o servizi. Distinguiamo tra:

  • base monetaria: è data dai contanti detenuti da famiglie, imprese e banche, e dal saldo dei conti correnti che le banche commerciali detengono presso la banca centrale, cioè le riserve; la base monetaria coincide con le passività della banca centrale;
  • moneta bancaria: è data dai depositi bancari creati dalle banche commerciali quando concedono credito a famiglie e imprese; la moneta bancaria coincide con le passività delle banche.

La quantità complessiva di moneta è la somma della moneta legale (con l’esclusione della parte detenuta dalle banche) e la moneta bancaria.

banca centrale
L’unica banca che può creare base monetaria. Nella maggior parte dei casi è controllata dal governo. Le banche hanno conti correnti presso la banca centrale, nei quali detengono base monetaria.
base monetaria
Comprende i contanti (banconote e monete metalliche) e le riserve, ossia i conti correnti tenuti dalle banche presso la banca centrale.

Abbiamo visto che tutto ciò che viene accettato come mezzo di pagamento costituisce moneta. Ma solo una parte di ciò che consideriamo moneta rappresenta moneta legale, detta anche base monetaria o moneta ad alto potenziale. Diversamente dai depositi bancari o dagli assegni, la base monetaria deve essere obbligatoriamente accettata (per legge) come forma di pagamento; essa comprende i contanti (banconote e monete metalliche) e le riserve, ossia i conti correnti tenuti dalle banche presso la banca centrale. Le riserve sono equivalenti al contante perché una banca può sempre ritirare contanti dal proprio conto corrente presso la banca centrale, e quest’ultima può sempre stampare nuova moneta in caso di necessità. Come vedremo, la stessa cosa non vale per i conti correnti che i soggetti economici detengono presso le banche, le quali possono non disporre sempre del contante necessario per soddisfare i bisogni della clientela.

La gran parte di ciò che consideriamo moneta non è base monetaria emessa dalla banca centrale, ma è creata dalle banche nel momento in cui esse concedono prestiti. Possiamo spiegare questo concetto riferendoci allo stato patrimoniale di una generica banca.

In precedenza abbiamo supposto che il deposito bancario fosse la conseguenza della richiesta di un prestito. Ora supponiamo invece che Marco possieda 100 € in contanti e che li depositi in un conto corrente tenuto presso la banca Abacus. Essa a sua volta conserva il contante presso il suo caveau o nel suo conto corrente presso la banca centrale. La sezione delle attività di banca Abacus viene movimentata per 100 €, in quanto il nuovo contante rappresenta un’attività, ma anche la sezione delle passività subisce una variazione, poiché è sorto un debito nei confronti di Marco, rappresentato dal deposito bancario (tabella 10.3).

Attività di banca Abacus Passività di banca Abacus
Base monetaria 100 € Deposito bancario di Marco 100 €

Marco deposita 100 € presso la Banca Abacus.

Tabella 10.3 Marco deposita 100 € presso la Banca Abacus.

Supponiamo adesso che Marco vada al negozio di alimentari vicino a casa e acquisti 20 € di prodotti vari; pagando, ordina a banca Abacus di trasferire il denaro al deposito che Gino, il proprietario del negozio, tiene presso banca Bonus (supponiamo il regolamento avvenga mediante carta di debito). Questa operazione genera delle movimentazioni negli stati patrimoniali delle due banche, come mostrato nella tabella 10.4. Le attività e le passività di banca Abacus si riducono di 20 €, mentre i due lati dello stato patrimoniale di banca Bonus vengono aumentati dello stesso ammontare (cresce sia la base monetaria sia il debito verso Gino).

Attività di banca Abacus Passività di banca Abacus
Base monetaria 80 € Deposito bancario di Marco 80 €
Attività di banca Bonus Passività di banca Bonus
Base monetaria 20 € Deposito bancario di Gino 20 €

Marco paga 20 € a Gino.

Tabella 10.4 Marco paga 20 € a Gino.

Questo esempio illustra come avviene un pagamento attraverso le banche, considerando che le transazioni siano regolate tramite base monetaria (moneta legale). Vediamo adesso il caso in cui la banca concede un prestito, creando così nuova moneta. Gino prende a prestito 100 € da banca Bonus. In questo caso, la banca accredita il suo conto corrente di 100 €, facendo salire il valore del deposito (attività) a 120 €. Gino tuttavia deve adesso 100 € alla banca, corrispondente al valore del prestito. Il bilancio bancario si è così ampliato: le attività sono aumentate di 100 € (pari al nuovo credito verso Gino) e lo stesso accade alle passività (perché il valore del deposito bancario da rimborsare a Gino aumenta). Per comprendere meglio, osserviamo la tabella 10.5.

Attività di banca Bonus Passività di banca Bonus
Base monetaria 20 € Deposito bancario di Gino 120 €
Prestito bancario 100 €
Totale 120 €

Gino ottiene un prestito di 100 €.

Tabella 10.5 Gino ottiene un prestito di 100 €.

moneta bancaria
Moneta in forma di depositi bancari creata dalle banche quando erogano credito a famiglie e imprese.

Banca Bonus ha aumentato l’offerta di moneta: Gino può effettuare pagamenti fino a 120 €, quindi l’offerta monetaria è aumentata di 100 €, anche se la base monetaria è rimasta invariata. La moneta così creata prende il nome di moneta bancaria.

La base monetaria continua a rivestire un ruolo centrale: in parte perché i risparmiatori possono talvolta prelevare denaro contante dai depositi, ed in parte perché, quando Gino decide di spendere il denaro preso in prestito, la banca deve trasferire moneta legale. Supponiamo che Gino decida di assumere Marco nel suo alimentari, corrispondendogli un salario di 10 €; la banca Bonus deve trasferire in questo caso 10 € di base monetaria dal conto corrente di Gino a quello di Marco (tenuto presso banca Abacus). Questa transazione è mostrata nella tabella 10.6.

Attività di banca Abacus Passività di banca Abacus
Base monetaria 90 € Deposito bancario di Marco 90 €
Attività di banca Bonus Passività di banca Bonus
Base monetaria 10 € Deposito bancario di Gino 110 €
Prestito bancario 100 €
Totale 110 €

Gino paga 10 € a Marco.

Tabella 10.6 Gino paga 10 € a Marco.

Nella realtà le banche effettuano ogni giorno numerosissime operazioni che coinvolgono scambi reciproci di moneta legale. Per questo motivo è più pratico calcolare il saldo delle transazioni a fine giornata e trasferire effettivamente solo l’importo netto delle operazioni eseguite. Questo significa che le banche non hanno bisogno di disporre di moneta legale per coprire ogni transazione o ogni prelievo di denaro contante. Se poi Marco e Gino fossero clienti della medesima banca, non ci sarebbe alcun trasferimento di base monetaria (questa è una delle ragioni per le quali le banche competono per ampliare la loro quota di depositi). In seguito al prestito, la moneta totale nel sistema bancario è aumentata, come indicato nella tabella 10.7.

Attività di banca Bonus e banca Abacus Passività di banca Abacus e banca Bonus
Base monetaria 100 € Depositi bancari 200 €
Prestito bancario 100 €
Totale 200 €

La quantità di moneta nel sistema bancario è aumentata.

Tabella 10.7 La quantità di moneta nel sistema bancario è aumentata.

Parlare di creazione di moneta può suggerire che esista un modo semplice per creare profitti, ma la moneta bancaria rappresenta una passività, non un’attività, poiché deve essere rimborsata su richiesta del debitore; l’attività per la banca è rappresentato dal prestito. Le banche generano profitti solo addebitando gli interessi: se banca Bonus presta 100 € a Gino al tasso del 10%, l’anno successivo le sue passività diminuiscono di 10 € (gli interessi riducono il deposito di Gino) e il patrimonio netto della banca, dato dalla differenza fra attività e passività, aumenta di 100 € – 90 € = 10 €.

moneta complessiva
No definition available.

La quantità di moneta complessivamente posseduta dai soggetti non bancari (indicata in inglese come broad money) è la somma della base monetaria (esclusa la parte trattenuta dalle banche) e della moneta bancaria. Il rapporto fra base monetaria e moneta complessiva varia nel tempo da paese a paese. Prima della crisi finanziaria ad esempio la moneta legale valeva circa il 3-4% della moneta complessiva nel Regno Unito, il 6-8% in Sud Africa e l’8-10% in Cina.

trasformazione delle scadenze
Pratica che consiste nel prendere in prestito denaro a breve termine, dandolo poi in prestito a lungo termine. Una banca, ad esempio, accetta depositi promettendo di ripagarli a vista, mentre concede prestiti a lungo termine (che possono essere ripagati anche dopo molti anni).
mutuo
Contratto che permette a una famiglia o a un’impresa di prendere in prestito una quantità di denaro per acquistare un bene senza pagarne l’intero prezzo al momento dell’acquisto. Chi accende un mutuo si impegna a ripagare il debito e gli interessi nell’arco di un certo numero di anni. Il debito è spesso concesso dietro garanzia patrimoniale (ad esempio mediante ipoteca sull’immobile acquistato). Vedi anche: garanzia patrimoniale
liquidità
Misura della facilità con la quale un investimento finanziario può essere venduto o acquistato a un prezzo prevedibile.

Attraverso e depositi e l’erogazione di credito, le banche svolgono una funzione di trasformazione delle scadenze. I titolari dei conti correnti bancari (individui o imprese) possono prelevare denaro dalla banca senza alcun preavviso. Quando le banche prestano denaro, ad esempio concedendo un mutuo per l’acquisto di una casa, esse fissano una data entro la quale il credito deve essere rimborsato, che può essere anche molto in là nel tempo (si pensi ad un mutuo a 30 anni). La banca non potrà richiedere il rimborso del prestito a una data antecedente, e questo permette a chi ha ottenuto il prestito di fissare un programma di rimborso a lungo termine. Si parla di trasformazione delle scadenze perché la banca si fa prestare denaro a breve termine per concedere in prestito a lungo termine. Equivalentemente, si parla di trasformazione della liquidità: i depositi sono liquidi (su richiesta del risparmiatore sono immediatamente utilizzabili), mentre i prestiti non lo sono.

rischio di liquidità
Il rischio che non sia possibile convertire in denaro liquido un titolo con rapidità sufficiente a evitare una perdita finanziaria.
rischio di credito
Il rischio che un prestito non venga restituito.

Il servizio della trasformazione delle scadenze è essenziale per il funzionamento di un’economia, ma espone la banca a una nuova forma di rischio, chiamato rischio di liquidità, che si aggiunge al rischio di credito (rischio di insolvenza o di default), rappresentato dalla possibilità che il prestito non venga rimborsato.

corsa agli sportelli
Quando i correntisti ritirano i propri fondi da una banca nel timore che la banca possa fallire. Il fatto che tutti i depositanti richiedano i propri fondi contemporaneamente può accelerare il fallimento della banca.

Le banche fanno profitti prestando molto più denaro di quanto esse non posseggano sotto forma di moneta legale, perché contano sul fatto che i risparmiatori non necessitino tutti contemporaneamente dei fondi depositati. Il rischio per la banca è che tutti i correntisti decidano di ritirare contante dai loro conti correnti nello stesso momento. Nella tabella 10.7 il sistema bancario è in debito verso i risparmiatori per 200 €, ma detiene base monetaria per soli 100 €. Se tutti decidono di ritirare i loro depositi, caso a cui ci si riferisce comunemente con l’espressione di corsa agli sportelli (o bank run), la banca non riesce a soddisfare tutte le richieste di rimborso e si trova nei guai. Il rischio di liquidità è una delle cause dei fallimenti bancario.

A volte può essere proprio la paura che una banca si trovi in una condizione di carenza di liquidità a determinare una corsa agli sportelli. Poiché gran parte delle attività della banca sono immobilizzate in prestiti di lungo periodo, se tutti ritirano i propri soldi contemporaneamente essa non sarà in grado di esaudire le richieste .

Come ogni altra impresa di un sistema capitalistico, anche le banche possono fallire se effettuano investimenti sbagliati (come concedere prestiti a soggetti che non sono poi in grado di restituire la somma dovuta). Tuttavia, in alcuni casi le banche sono talmente grandi, e il loro ruolo nel funzionamento del sistema finanziario è così cruciale, che il governo può decidere di salvarle dal rischio di bancarotta. Questo accade perché, diversamente dal fallimento di un’impresa, una crisi bancaria può fare crollare l’intero sistema finanziario, e avere effetti su tutta l’economia. I fallimenti bancari sono stati alla base della crisi finanziaria globale del 2008.

Nel Capitolo 17 vedremo in che modo il fallimento delle banche è stato responsabile della crisi finanziaria globale del 2008.

Domanda 10.8 Scegli le risposta corrette

Quale delle seguenti affermazioni è corretta?

  • La moneta è costituita dal contante utilizzato come mezzo di scambio.
  • La moneta bancaria è composta dal totale dei depositi.
  • La base monetaria è la moneta aggregata meno quella bancaria.
  • La trasformazione della liquidità si ha nel caso in cui la banca tramuti depositi che non sono liquidi in prestiti che liquidi sono.
  • La moneta è un mezzo di scambio che può prendere la forma non solo di contante, ma anche di assegni e crediti.
  • La moneta bancaria è composta dai prestiti concessi alle imprese e ai singoli individui.
  • La moneta aggregata è la base monetaria più la moneta bancaria.
  • La trasformazione della liquidità avviene quando le banche trasformano depositi che sono liquidi in prestiti che liquidi non sono.

10.9 Il mercato della moneta e i tassi di interesse

tasso di interesse (di breve periodo)
No definition available.

Le banche ottengono un profitto dalla loro attività, che consiste nel fornire servizi bancari e prestiti. Ma per svolgere le transazioni richieste da tale attività esse necessitano di base monetaria. Non esiste una relazione automatica fra base monetaria e quantità di prestiti concessi dalle banche. La quantità necessaria di moneta legale è individuata dal valore delle transazioni nette che le banche devono eseguire su base giornaliera. Per ottenere base monetaria, le banche devono approvvigionarsi sul mercato della moneta con prestiti a breve termine.

Riprendendo l’esempio, supponiamo che Gino debba pagare 50 € a Marco (e che non vi sono altre transazioni in quel giorno). La banca di Gino (banca Bonus) non possiede base monetaria a sufficienza per eseguire il bonifico a banca Abacus, come vediamo dallo stato patrimoniale riportato nella tabella 10.8.

Attività di banca Bonus Passività di banca Bonus
Base monetaria 20 € Deposito bancario di Gino 120 €
Prestito bancario 100 €
Totale 120 €

Tabella 10.8 Banca Bonus non possiede sufficiente base monetaria per pagare 50 € a Banca Abacus

Banca Bonus deve dunque prendere in prestito 30 € di base monetaria per effettuare il pagamento. Le banche si prestano reciprocamente denaro, poiché in ogni momento alcune di esse sono in carenza di liquidità, altre in eccesso. Una strada per ottenere liquidità è indurre i risparmiatori a depositare ulteriore denaro, ma anche i depositi rappresentano dei costi (il tasso di interesse passivo, il costo delle filiali e le spese di marketing). I depositi costituiscono solo una parte del finanziamento bancario.

Da che cosa dipende il tasso di interesse, ossia il prezzo da pagare per ottenere liquidità sul mercato della moneta? Possiamo ragionare in termini di domanda e offerta:

Poiché controlla l’offerta di base monetaria, la banca centrale di fatto decide il tasso di interesse. La banca centrale, infatti, opera nel mercato della moneta annunciando un tasso di interesse e dichiarando la disponibilità ad offrire, a tale tasso, qualunque quantità di base monetaria sia domandata. Gli aspetti tecnici relativi a come la banca mette in atto tale scelta del tasso di interesse variano da banca centrale a banca centrale (i dettagli sono descritti sui siti web di ciascuna di esse).

tasso di riferimento
Il tasso di interesse stabilito dalla banca centrale, applicato alle banche che prendono in prestito base monetaria da altre banche o dalla stessa banca centrale. Vedi anche: tasso di interesse reale, tasso di interesse nominale

Il tasso fissato sarà quello al quale gli scambi hanno effettivamente luogo: nessuna banca si farà prestare o presterà base monetaria ad un tasso diverso, visto che potrebbe ottenere un prestito al tasso fissato semplicemente rivolgendosi alla banca centrale. Il tasso di interesse così determinato viene denominato tasso di riferimento (o tasso ufficiale o tasso base — prima del 1999 in Italia la denominazione era tasso ufficiale di sconto).

tasso sui prestiti bancari
Il tasso di interesse medio richiesto dalle banche alle imprese e alle famiglie. Tipicamente questo tasso è superiore al tasso di riferimento: la differenza è detta markup o spread sui prestiti commerciali. Vedi anche: tasso di interesse, tasso di riferimento

Il tasso di riferimento si applica ai prestiti che le banche ottengono dalla banca centrale o da altre banche. Esso è tuttavia importante anche per il resto dell’economia, per le sue ripercussioni sugli altri tassi. Il tasso di interesse medio addebitato dalle banche commerciali a imprese e famiglie è chiamato tasso sui prestiti bancari. Esso è generalmente maggiore del tasso di riferimento, per garantire alle banche un margine di profitto, ed è tanto maggiore quanto più il prestito è percepito come rischioso dalla banca. La differenza fra il tasso sui prestiti bancari e il tasso di riferimento definisce il markup (o spread) sui prestiti commerciali.

Nel Regno Unito il tasso di riferimento fissato dalla Bank of England era pari allo 0,5% nel 2014, ma poche banche erano disposte a concedere prestiti a tassi inferiori al 3%. Nelle economie emergenti il margine può essere piuttosto ampio, a causa dell’incertezza relativa al contesto economico. In Brasile, ad esempio, il tasso di riferimento della banca centrale nel 2014 era pari all’11%, ma il tasso sui prestiti bancari era uguale al 32%.

La banca centrale non esercita un controllo sul markup applicato dalle banche, ma generalmente il tasso sui prestiti bancari si muove in sincronia con il tasso di riferimento, proprio come accade per i prezzi applicati da qualunque impresa al variare dei costi.

titolo di Stato
Un’obbligazione emessa dal governo che prevede la promessa di pagare al titolare flussi di denaro predeterminati a intervalli specifici.
rendimento
Il tasso implicito che ottiene chi compra un titolo al suo prezzo di mercato.
valore attuale
Il valore che ha oggi un flusso di reddito futuro, scontato usando un tasso di interesse o il tasso di sconto di un individuo.

La figura 10.12 riporta in modo estremamente semplificato la struttura di un sistema finanziario. In questo modello, i risparmiatori affrontano solo due scelte: depositare denaro in un conto corrente bancario (assumendo che non siano pagati interessi sui depositi) o acquistare titoli di Stato nel mercato della moneta. Nell’Einstein spiegheremo in che modo il rendimento di questi titoli è collegato al tasso di riferimento; spiegheremo inoltre cos’è e come si calcola il loro valore attuale, essenziale per comprendere il processo di formazione del prezzo dei titoli.

Banche, banca centrale, prestiti e risparmiatori.

Figura 10.12 Banche, banca centrale, prestiti e risparmiatori.

Adattata dalla figura 5.12 del capitolo 5 di carlin.soskice.2015

Abbiamo visto in che modo le banche centrali fissano il tasso di riferimento e come esso influisca sul tasso di interesse sui prestiti. Resta da capire quali siano gli obiettivi che la banca centrale persegue nel fissare il tasso di riferimento. Per rispondere in modo esauriente, è necessario chiarire:

Alla seconda domanda daremo risposta nei capitoli 13-15, quando spiegheremo le fluttuazioni dell’occupazione e dell’inflazione e le ragioni per le quali le banche centrali sono frequentemente chiamate a moderare tali oscillazioni mediante la manovra del tasso di interesse.

Esercizio 10.5 Markup dei tassi di interesse

Utilizzate i siti internet di due banche centrali a vostra scelta per raccogliere dati mensili sui tassi ufficiali e quelli sui prestiti dal 2000 a oggi.

  1. Rappresentate i dati su un grafico.
  2. Confrontate i markup nei due paesi di riferimento.
  3. Osservate se i due spread variano nel tempo e nel caso spiegate perché.

Einstein Il valore Attuale

Azioni, prestiti bancari e obbligazioni costituiscono attività che generano flussi di reddito futuro. Dal momento che queste attività sono vendute e acquistate, dobbiamo chiederci come si effettua la valutazione di tali flussi di pagamenti. Il procedimento è quello di calcolarne il valore attuale (VA).

A questo scopo, dobbiamo assumere che le persone abbiano la capacità di risparmiare e ottenere prestiti ad un certo tasso di interesse, che supponiamo sia del 6%. Immaginiamo che ci venga offerto un contratto finanziario mediante il quale otteniamo il diritto a riscuotere 100 € tra un anno. Questo contratto rappresenta un titolo finanziario. Quanto saremmo disposti a pagarlo? Certamente meno di 100 €, visto che potremmo alternativamente affidare questa somma ad una banca e ottenere 106 € tra un anno (importo superiore ai 100 € offerti dal contratto finanziario).

Supponiamo che ci venga offerto di acquistare il titolo per 90 €. In questo caso sarebbe conveniente acquistarlo, visto che potremmo farci prestare 90 € da una banca al 6% di interesse e tra un anno dovremmo ripagare 95,40 € (capitale più interessi) a fronte dei 100 € che riceveremo per aver acquistato il titolo. Realizzeremmo in questo modo un profitto di 4,60 €.

Il valore atteso (VA) è l’ammontare che ci rende indifferenti tra acquistare e non acquistare il titolo: esso è pari alla somma che, affidata ad una banca, ci garantirebbe esattamente 100 € tra un anno. Al tasso del 6% tale somma è pari a:

94,34 € oggi valgono dunque come 100 € tra un anno. Versando oggi 94,34 € in banca potremmo disporre tra un anno di 100 €; equivalentemente, prendendo in prestito 94,34 € oggi per comprare il titolo, tra un anno dovremmo restituire alla banca 100 €, somma che compensa esattamente l’importo che ci viene dall’acquisto del titolo.

Diciamo che un reddito tra un anno viene scontato dal tasso di interesse: il fatto che il tasso di interesse sia positivo rende il valore di tale reddito inferiore al valore che tale reddito avrebbe oggi.

La stessa logica si applica per periodi più lunghi, considerando l’interesse composto. Poiché gli interessi vengono capitalizzati, un reddito di 100 € tra t anni ha un valore attuale pari a:

Supponiamo adesso che un titolo della durata di T anni determini ogni anno t (a partire dall’anno 1) un reddito annuo pari a . Ciascun pagamento deve essere attualizzato in base alla sua manifestazione temporale (a seconda dunque di quando viene percepito). Considerando un tasso di interesse i, il VA del titolo è:

Il valore attuale di questi pagamenti dipende naturalmente dall’ammontare di ciascuno pagamento, ma anche dal tasso di interesse: se questo aumenta, il VA diminuisce, poiché aumenta il fattore di attualizzazione dei singoli importi. La formula del valore attuale si può facilmente modificare per tenere conto della possibilità che i tassi di interesse cambino da un anno all’altro.

Valore Attuale Netto (VAN)

Il ragionamento illustrato si applica a tutti i titoli che determinano redditi futuri. Se un’impresa prende in considerazione un’opportunità di investimento, deve confrontare il costo iniziale con il valore attuale dei profitti attesi futuri. Tale confronto è possibile calcolando il valore attuale netto (VAN): indicando con c il costo dell’investimento e con VA il valore attuale dei profitti attesi, il VAN dell’investimento è pari a:

Un valore attuale netto positivo indica un investimento remunerativo, i cui profitti attesi sono superiori al costo.

Prezzo e rendimento di un’obbligazione

obbligazione
Un titolo finanziario che comporta la promessa da parte dell’emittente di versare al detentore somme di denaro predeterminate in un certo arco di tempo.

Un’obbligazione (in inglese bond) è un particolare tipo di strumento finanziario, attraverso il quale un soggetto (emittente) si impegna a pagare una certa somma di denaro ad un altro soggetto (l’obbligazionista) dopo un periodo di tempo stabilito. Emettere o vendere un’obbligazione e prendere denaro in prestito sono attività equivalenti, poiché l’emittente riceve contante oggi con la promessa di restituirlo in futuro. In maniera opposta, il proprietario dell’obbligazione è un risparmiatore (o creditore) perché rinuncia a denaro oggi oggi aspettando di essere rimborsato in futuro. Sia lo Stato sia le imprese possono emettere obbligazioni, che vengono acquistate dalle famiglie come strumento di risparmio sia direttamente, sia indirettamente (es. attraverso i fondi pensione).

Le obbligazioni generalmente hanno una durata predeterminata e generano due forme di pagamento: il valore facciale F, ossia il valore di rimborso, e un pagamento periodico fisso (ad esempio ogni anno o ogni 3 mesi) fino a scadenza. Nel passato le obbligazioni erano rappresentate da un documento cartaceo dal quale, all’atto dei pagamenti periodici, veniva staccata un tagliando detto cedola; per questa ragione i pagamenti hanno preso essi stessi il nome di cedole (e ne indichiamo il valore con C).

Come si osserva dal calcolo del VA, l’ammontare che un creditore è disposto a pagare per l’acquisto di un’obbligazione coincide con il suo valore attuale, che dipende dal valore facciale, dalle cedole e dal tasso di interesse. Nessuno sarà disposto ad acquistare un’obbligazione ad un prezzo superiore al suo valore attuale, perché otterrebbe di più affidando una somma corrispondente ad una banca; e nessuno è disposto a vendere un’obbligazione per una somma inferiore al valore attuale, perché sarebbe più conveniente prendere denaro in prestito da una banca. Quindi:

Nel caso in cui l’obbligazione abbia durata di anni:

Il rendimento di un’obbligazione è il rendimento implicito che l’acquirente del titolo ottiene acquistandolo al suo prezzo di mercato. Il rendimento del titolo sarà dunque quel valore y che risolve la seguente equazione, simile alla formula del VA:

Se, come abbiamo implicitamente ipotizzato, il tasso di interesse rimane costante, questo coincide con il rendimento. Nella realtà non possiamo sapere con certezza come varia nel tempo il tasso di interesse; ma conoscendo il prezzo di un’obbligazione, l’importo delle sue cedole e il suo valore facciale, siamo sempre in grado di calcolarne il rendimento. Acquistare un’obbligazione con rendimento y è equivalente a investire il nostro denare ad un tasso di interesse costante garantito .

arbitraggio
Pratica che consiste nell’acquistare un bene a un prezzo in un mercato e rivenderlo in un altro mercato a un prezzo maggiore. In questo modo si può guadagnare sfruttando i diversi prezzi che uno stesso bene può avere in contesti diversi (es. località diverse). L’opportunità di guadagno permane finché i costi di trasferimento del bene da un mercato all’altro sono inferiori alla differenza tra i prezzi.

Poiché un risparmiatore (creditore) ha sempre la possibilità di acquistare un’obbligazione pubblica (un titolo di Stato), prestando il proprio denaro sul mercato della moneta, o depositare la somma corrispondente presso una banca, il rendimento di un titolo di Stato sarà sempre molto vicino al tasso di interesse osservato sul mercato della moneta. Se così non fosse, chi opera su questi mercati convertirebbe le proprie attività da un impiego all’altro con operazioni di arbitraggio fino a far coincidere tra loro i rendimenti.

Consideriamo un esempio numerico: abbiamo un titolo di Stato con valore facciale di 100 €, cedole annuali di 5 € e scadenza a 4 anni; il tasso di interesse nominale nel mercato della moneta, che può essere utilizzato per attualizzare i flussi di reddito, è pari al 3%. Il prezzo di questo titolo sarà dato da:

Per acquistare questo titolo non saremo disposti pagare più di 107,43 €, anche se esso genera 120 € di ricavi in 4 anni. Il suo rendimento è uguale al tasso di interesse del 3%. Se la banca centrale alza il tasso di riferimento, i risparmiatori troveranno conveniente depositare i loro risparmi in banca e il prezzo di mercato del titolo dovrà ridursi per far crescere il rendimento in linea con il nuovo più alto tasso di interesse.

10.10 L’attività bancaria e lo stato patrimoniale di una banca

Per comprendere meglio l’attività di una banca, consideriamo le sue principali voci di costi e ricavo:

Come per i prestatori di denaro di Chambar, tanto maggiore è il rischio associato ai crediti concessi (rischio di credito), quanto più ampio sarà il margine (markup o spread) tra il tasso applicato ai prestiti concessi e il costo del finanziamento per la banca. La profittabilità dell’attività bancaria dipende dalla differenza tra il costo di finanziamento e il ritorno sui prestiti, tenendo conto del rischio di credito e dei costi operativi.

Un buon modo per comprendere come funzioni una banca è guardare il suo stato patrimoniale relativo alla sua attività di intermediazione finanziaria, la cui versione semplificata è riportata nella tabella 10.9. La banca fa profitti prestando e prendendo a prestito:

Attività % Passività %
A1. Contanti e riserve presso la banca centrale Possedute e immediatamente accessibili 2 P1. Depositi Posseduti da famiglie e imprese 50
A2. Attività finanziarie, alcune delle quali (titoli di Stato) utilizzabili come garanzia (collaterale) per ottenere liquidità Posseduti 30 P2. Prestiti garantiti (con collaterale) Includono prestiti da altre banche sul mercato della moneta 30
A3. Prestiti ad altre banche Sul mercato della moneta 11 P3. Prestiti non garantiti (senza collaterale) 11
A4. Prestiti alle famiglie 55
A5. Immobilizzazioni materiali Possedute 2
Totale delle attività 100 Totale delle passività 96
P4. Patrimonio netto = Attività – Passività 4

Lo stato patrimoniale di una banca.

Tabella 10.9 Lo stato patrimoniale di una banca.

Adattata dalla figura 5.9 del capitolo 5 di carlin.soskice.2015

Come visto in precedenza:

insolvenza
Un soggetto è insolvente quando il valore delle sue passività supera quello delle attività.

Possiamo pensare al patrimonio netto come a ciò che la banca, come ogni altra impresa, deve ai suoi proprietari o azionisti. Questo spiega perché il patrimonio netto sia indicato sul lato delle passività. Se il valore delle attività è inferiore a quello delle passività, il patrimonio netto assume valore negativo e la banca si dice essere insolvente.

Esaminiamo la sezione delle attività dello stato patrimoniale di una banca.

Nella sezione delle passività sono presenti tre forme di finanziamento bancario (come mostrato nella tabella 10.9).

Possiamo vedere esempi reali illustrati nelle tabelle 10.10 e 10.11. La tabella 10.10 riporta lo stato patrimoniale semplificato di banca Barclays (poco prima della crisi finanziaria) mentre la tabella 10.11 mostra, per confronto, lo stato patrimoniale semplificato di Honda (un’impresa non bancaria). Nel caso di Honda, le attività correnti comprendono contante, scorte e altre attività a breve termine, mentre le passività correnti si riferiscono ai debiti a breve scadenza e altri pagamenti pendenti.

Attività Passività
1. Riserve della banca centrale 7.345 1. Depositi 336.316
2. Finanziamenti pronto contro termine concessi 174.090 2. Finanziamenti pronti contro termine garantiti ottenuti 136.956
3. Prestiti (es. mutui) 313.226 3. Finanziamenti ottenuti senza garanzia 111.137
4. Immobilizzazioni materiali (fabbricati, attrezzature) 2.492 4. Passività di portafoglio 71.874
5. Attività di portafoglio 177.867 5. Strumenti finanziari derivati 140.697
6. Strumenti finanziari derivati 138.353 6. Altre passività 172.417
7. Altre attività 183.414
Totale delle attività 996.787 Totale delle passività 969.397
Patrimonio netto (equity) 27.390

Leverage = Attività/Patrimonio netto = 996.787/27.390 = 36,4%

Stato patrimoniale di Barclays nel 2006 (milioni di £).

Tabella 10.10 Stato patrimoniale di Barclays nel 2006 (milioni di £).

Barclays Bank PLC Annual Report 2006. Presentato anche nella figura 5.10 del capitolo 5 di carlin.soskice.2015

Attività Passività
1. Attività correnti 5.323.053 1. Passività correnti
2. Crediti netti verso controllate 2.788.135 2. Debiti a lungo termini
3. Investimenti 668.790 3. Altre passività
4. Proprietà in leasing operativo 1.843.132
5. Proprietà, impianti e attrezzature 2.399.530
6. Altre attività 612.717
Totale attività 13.635.357 Totale passività 8.437.615
Patrimonio netto (Equity) 5.197.742

Leverage (definizione per imprese bancarie) = Attività/Patrimonio netto = 13.635.357/5.197.742 = 2,62%

Leverage (definizione per imprese non bancarie): Passività/Attività = 8.437.615/13.635.357 = 61,9%

Stato patrimoniale di Honda nel 2013 (milioni di ¥).

Tabella 10.11 Stato patrimoniale di Honda nel 2013 (milioni di ¥).

leverage
Corrisponde al rapporto tra il valore delle attività e il patrimonio netto.

Un modo per descrivere l’affidabilità finanziaria di una società è quello di valutare il suo rapporto di indebitamento, comunemente indicato come leverage e definito come il rapporto tra il totale delle attività e il patrimonio netto. Nel caso di Barclays questo rapporto ammonta a 36. Data la dimensione delle passività (i suoi debiti), ciò significa che una piccola variazione nel valore degli asset (1/36 ≈ 3%) è sufficiente a prosciugare l’intero patrimonio netto rendendo la banca insolvente. Mediante la stessa definizione, il leverage di Honda è invece minore di tre. Il suo capitale proprio è quindi superiore a quello di Barclays, relativamente al livello di attività. In particolare, Honda finanzia le proprie attività ricorrendo in parte al capitale di debito (62%) e in parte all’equity (38%), mentre per Barclays i debiti rappresentano il 97% del totale dei finanziamenti e l’equity solo il 3%.

Domanda 10.9 Scegli le risposte corrette

Il seguente esempio riguarda il bilancio di una banca commerciale:

Attività Passività
Contante e riserve 2 mil £ Depositi 45 mil £
Asset finanziari 27 mil £ Prestiti ottenuti con garanzia 32 mil £
Prestiti ad altre banche 10 mil £ Prestiti ottenuti senza garanzia 20 mil £
Prestiti a famiglie e imprese 55 mil £
Immobilizzazioni 6 mil £
Totale attività 100 mil £ Totale passività 97 mil £

Sulla base di questo bilancio, quale delle seguenti affermazioni è corretta?

  • La base monetaria consiste di contanti, riserve e attività finanziari.
  • Un prestito garantito equivale ad un prestito senza rischi d’insolvenza
  • Il valore netto della banca è pari ai 2 mil £ del valore di contanti e riserve.
  • Il leverage della banca è 33.3.
  • La base monetarie è contanti più riserve.
  • I prestiti secured, proprio perché hanno un rischio di default positivo, prevedono la presenza di una garanzia.
  • Il valore netto è dato da attività – passività = 3 mil £.
  • Il leverage si calcola facendo il rapporto fra le attività e il valore netto, in questo caso 100/3 mil £ = 33.3.

10.11 Come il tasso di riferimento influenza le decisioni di spesa

Individui e imprese prendono denaro in prestito per finanziare i loro acquisti. Maggiore è il costo del finanziamento (rappresentato dal tasso di interesse), minore è il livello corrente di spesa, che a sua volta incide sulle decisioni di un’impresa riguardo a quanti lavoratori assumere e quali prezzi praticare. Questa leva permette alla banca centrale di influenzare il livello di spesa nel sistema economico, e quindi il livello di occupazione e di inflazione (crescita dei prezzi), come vedremo in maggior dettaglio nei capitoli 13-15.

Per comprendere gli effetti sul livello dei consumi di un minor tasso di interesse, nella figura 10.13 riprendiamo l’esempio di Giulia, che non possiede ricchezza adesso ma aspetta di ricevere 100 € tra un anno.

Tassi di interesse e spesa per consumi.

Figura 10.13 Tassi di interesse e spesa per consumi.

Giulia riceverà 100 € tra un anno.

Al momento non dispone di alcuna ricchezza.

Figura 10.13a Al momento non dispone di alcuna ricchezza.

Se il tasso di interesse è del 78%

Al tasso del 78% applicato dai prestatori di denaro, Giulia prende in prestito 35 € per i suoi consumi (punto G).

Figura 10.13b Al tasso del 78% applicato dai prestatori di denaro, Giulia prende in prestito 35 € per i suoi consumi (punto G).

Se il tasso di interesse è più basso

Con un tasso del 10%, prenderebbe in prestito 58 € (punto E).

Figura 10.13c Con un tasso del 10%, prenderebbe in prestito 58 € (punto E).

Al ridursi del tasso di interesse

Il grafico di destra mostra il livello di consumo oggi in corrispondenza di diversi livelli del tasso di interesse, con i punti G ed E assocati agli stessi punti nel grafico di sinistra.

Figura 10.13d Il grafico di destra mostra il livello di consumo oggi in corrispondenza di diversi livelli del tasso di interesse, con i punti G ed E assocati agli stessi punti nel grafico di sinistra.

La domanda di di prestiti di Giulia

Decresce al crescere del tasso di interesse, e lo stesso fanno i consumi correnti di Giulia.

Figura 10.13e Decresce al crescere del tasso di interesse, e lo stesso fanno i consumi correnti di Giulia.

In molti paesi ricchi, le persone richiedono finanziamenti per l’acquisto di un’automobile o della casa (i mutui per l’acquisto di immobili sono meno comuni in paesi con mercati finanziari meno sviluppati). Questi prestiti sono relativamente facili da ottenere anche per gli individui meno abbienti; diversamente dal credito per l’acquisto di cibo o altri beni di consumo, i mutui possono infatti essere garantiti dal valore dell’auto o della casa acquistata, e ciò assicura la banca contro il rischio di insolvenza. Una variazione del tasso di interesse agisce dunque sul livello di spesa attraverso i suoi effetti sulla domanda di immobili e altri beni duraturi; stabilizzando la spesa destinata a queste tipologie di beni è possibile ridurre le fluttuazioni dell’intero sistema economico.

Domanda 10.10 Scegli le risposte corrette

Il seguente grafico raffigura i livelli di consumo di Giulia nei periodi 1 (oggi) e 2 (domani) al variare dei tassi di interesse; esattamente come prima, ella disporrà di reddito solo nel periodo 2.

Curve di indifferenza di Julia.

Sulla base di questa informazioni, quali delle seguenti affermazioni sono corrette?

  • Un taglio del tasso di interesse comporta un aumento del SMT del consumo dal periodo 2 al periodo 1.
  • Giulia certamente incrementa il suo consumo nel periodo 1 in seguito a una diminuzione del tasso di interesse.
  • Giulia certamente diminuisce il livello di consumo futuro in presenza di una diminuzione del tasso.
  • Se rappresentassimo graficamente la relazione fra tasso d’interesse (misurato sull’asse verticale) e consumo nel periodo 1 (misurato sull’asse orizzontale), la curva che otterremmo sarebbe inclinata negativamente.
  • Il SMT è uno più il tasso di interesse e quindi diminuisce in seguito ad un taglio del tasso d’interesse.
  • Se il tasso diminuisce, il reddito aumenta e il consumo attuale diventa più economico rispetto a quello futuro; quindi effetto reddito ed effetto sostituzione vanno nella stessa direzione e il consumo corrente aumenta.
  • In questo caso effetto reddito ed effetto sostituzione vanno in direzioni opposte. L’effetto sostituzione, a causa di un tasso d’interesse più basso, comporta una riduzione del consumo nel periodo 2 (divenuto relativamente più caro). L’aumento del reddito fa aumentare il consumo anche nel secondo periodo. Il risultato netto ha quindi segno ambiguo.
  • Nella figura 10.13 possiamo vedere che il consumo nel periodo 1 aumenta al diminuire del tasso di interesse. Le due grandezze sono inversamente correlate e, quindi, la curva è inclinata negativamente.

Esercizio 10.6 Tassi di interesse e consumi

Considerate una popolazione in cui vi siano molti individui che desiderano operare nel mercato del credito, come Giulia e Marco. Sulla base di questa premessa, pensate agli effetti di reddito e di sostituzione provocati da un aumento del tasso di interesse, come visto nell’esercizio 10.3, e fornite la vostra intuizione riguardo all’effetto che una crescita dei tassi produce sul livello di consumo.

10.12 L’accesso al credito: un problema principale-agente

Prestare denaro è un’attività rischiosa. Un prestito viene erogato adesso e rimborsato in futuro; prima del rimborso possono accadere eventi non previsti e fuori del controllo del debitore. Se le piantagioni di Chambar venissero distrutte da malattie e siccità, il raccolto non sarebbe sufficiente ai contadini per rimborsare gli usurai, nemmeno se lavorassero col massimo impegno. L’obsolescenza delle conoscenze acquisite durante gli studi è un rischio che lo studente non può escludere, e che potrebbe rendergli impossibile il rimborso del prestito ottenuto per la frequenza dell’università. Se cresce il rischio che accadano eventi inevitabili, cresce anche il tasso di interesse praticato da chi presta il proprio denaro.

Ma il creditore va incontro a due ulteriori problemi. Innanzitutto, quando il prestito è destinato al finanziamento di un’attività o un investimento, non sempre è possibile per il creditore verificare che il debitore stia facendo tutto quanto è nelle sue possibilità per garantirne il successo. In secondo luogo, il debitore potrebbe avere delle informazioni inaccessibili al creditore, riguardanti la qualità del progetto e la possibilità di realizzarlo. Entrambi i problemi sorgono a causa dell’asimmetria informativa esistente fra creditore e debitore, che crea un conflitto di interessi: se il progetto non viene realizzato a causa della scarsa qualità o dello scarso impegno del debitore, il creditore perde il proprio denaro. Diversa sarebbe la situazione se il progetto venisse interamente finanziato dal debitore con risorse proprie: in questo caso, il debitore sarebbe maggiormente incentivato a operare con il dovuto impegno o a non intraprendere un progetto se ritenuto di scarsa qualità.

relazione principale-agente
Relazione asimmetrica tra due soggetti caratterizzata dal fatto che il primo (principale) trae beneficio da un’azione o un attributo del secondo (agente) che l’informazione del principale non consente di ottenere in un contratto completo. Vedi anche: contratto incompleto

Fra un creditore e un debitore vi è dunque una relazione principale-agente, simile a quella discussa nel Capitolo 6 riguardante l’utilizzo dei “soldi degli altri”. In quel caso un manager (agente) prendeva decisioni sull’utilizzo dei fondi impegnati dai proprietari/azionisti (principale). Il problema consisteva nel fatto che l’agente non era incentivato a perseguire la massimizzazione della ricchezza del principale, bensì a raggiungere i propri scopi. La tabella 10.12 pone a confronto la relazione tra creditore e debitore con quella tra manager e lavoratore, un altro esempio di rapporto principale-agente.

Nel caso che stiamo qui considerando, il creditore (principale) non ha solitamente la possibilità di assicurarsi l’adempimento del debitore (agente) mediante un contratto, poiché non è possibile specificare contrattualmente tutte le circostanze che consentono di identificare (e rendere verificabile in caso di azione legale) un comportamento prudente e un impegno adeguato da parte del debitore, tali da garantire la restituzione del prestito.

Mercato del lavoro (capitoli 6 e 9) Mercato del credito (capitoli 10 e 12)
Attori Datore di lavoro
Lavoratore
Creditore
Debitore
Conflitto di interessi su Salario, lavoro (qualità e quantità) Tasso di interesse, condotta del progetto (impegno, prudenza)
Il contratto può garantire Salario, tempo e condizioni di lavoro Tasso di interesse
Il contratto non garantisce Lavoro (qualità e quantità), durata dell'occupazione Impegno, prudenza, rimborso
Risultato Impegno parziale, disoccupazione Rischio eccessivo, accesso limitato al credito

Problemi principale-agente: i mercati del credito e del lavoro.

Tabella 10.12 Problemi principale-agente: i mercati del credito e del lavoro.

garanzia patrimoniale
Bene che un debitore promette al creditore come garanzia per il debito. Se il debitore non riuscisse a ripagare il debito, il creditore diventa proprietario del bene dato in garanzia.

Il creditore può tuttavia moderare il conflitto di interessi chiedendo al debitore di impegnarsi nel progetto con la propria ricchezza. Tanto maggiore il capitale proprio (equity) investito nel progetto, quanto più allineati saranno gli interessi dei due soggetti. Un’altra possibilità per il principale è quella di richiedere una garanzia patrimoniale (es. un’ipoteca), per cui la proprietà di un bene patrimoniale del debitore verrà trasferita al creditore nel caso in cui il prestito non venga rimborsato. L’utilizzo di capitale proprio e le garanzie patrimoniali riducono il conflitto di interessi tra i due soggetti. Infatti, quando parte della sua ricchezza è a rischio, il debitore:

Vi è tuttavia un ostacolo: se il debitore possiede ricchezza, può usarla sia come garanzia o capitale proprio nel progetto, sia per operare sul lato opposto del mercato concedendo credito. Ma generalmente il debitore richiede un prestito perché non è ricco, e non sarà quindi nemmeno in grado di fornire capitale proprio o garanzie patrimoniali sufficienti a ridurre il conflitto di interessi e quindi la rischiosità percepita dal creditore; questi potrà decidere di negare la concessione del prestito.

razionamento del credito
Situazione che si verifica quando chi ha meno ricchezza prende a prestito a condizioni meno favorevoli di quelle applicate a chi ha più ricchezza.

Si parla di razionamento del credito quando le richieste di credito dei soggetti con minore ricchezza vengono rigettate, o accettate a condizioni più sfavorevoli.

esclusione dal credito
Condizione degli individui che non possono prendere denaro in prestito a nessuna condizione. Vedi anche: accesso limitato al credito
accesso limitato al credito
Condizione di chi può prendere denaro in prestito solo a condizioni svantaggiose. Vedi anche: esclusione dal credito

Nel caso in cui il soggetto non riesce ad ottenere un prestito, si parla più specificamente di esclusione dal credito. Se invece il prestito viene erogato, ma a condizioni meno favorevoli, parleremo di accesso limitato al credito. Entrambi i casi sono determinati dal fatto che il debitore dispone di una ricchezza limitata, che circoscrive le sue opportunità nel mercato del credito. Adam Smith aveva in mente il razionamento del credito quando scriveva:

Dice il proverbio: denaro genera denaro. Quando ne hai già un po’, è spesso semplice ottenerne di più. Il problema è averne quel po’.

An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations, 1776

Adam Smith, ‘Of the Profits of Stock.’ In An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations, 1776.

La relazione fra ricchezza e credito è riassunta nella figura 10.14.

Ricchezza, qualità del progetto e credito.

Figura 10.14 Ricchezza, qualità del progetto e credito.

L’esclusione dei meno abbienti dal credito o il loro accesso a condizioni più sfavorevoli risultano evidenti in molte circostanze.

Domanda 10.11 Scegli le risposte corrette

Quali delle seguenti affermazioni relative al problema principale-agente sono corrette?

  • Il problema principale-agente esiste nel rapporto tra creditore e debitore in quanto vi è la possibilità che il principale non venga rimborsato.
  • Il problema principale-agente può essere risolto sottoscrivendo un contratto in grado di imporre all’agente un comportamento di perfetto rigore.
  • Una soluzione al problema del principale-agente nel mercato del credito può essere rappresentata dalla disponibilità dell’agente a investire del capitole proprio nel progetto per il quale chiede il prestito.
  • Il problema principale-agente porta al razionamento del credito.
  • Il problema principale-agente esiste nel credito per la presenza di informazione asimmetrica riguardante l’impegno dell’agente e la qualità del progetto.
  • Il problema principale-agente esiste proprio perché non è possibile sottoscrivere contratti in grado di imporre all’agente un comportamento di di perfetto rigore.
  • Questo fa sì che l’agente perda denaro proprio qualora il progetto fallisca e allinea gli interessi dei due soggetti.
  • Gli agenti meno abbienti, non potendo fornire capitale proprio e garanzie patrimoniali, verranno razionati nel credito a causa del problema principale-agente.

Esercizio 10.7 Microcredito e prestiti agli individui a basso reddito

Leggete l’articolo The Microfinance Promise.

In Bangladesh, per ottenere un prestito, i soggetti più poveri presentano la domanda non come singoli, ma come gruppo per poter fornire maggiori garanzie alla banca. La prima ad accettare questo tipo di prestito è stata banca Grameen. I crediti così concessi vengono poi rinnovati solo nel caso in cui tutti i membri del gruppo restituiscano la propria quota.

Dopo esservi documentati sul funzionamento di queste forme di credito congiunto, spiegate quali conseguenze può avere questo sistema sulle decisioni del debitore relativamente al progetto da finanziare e all’impegno da profondervi.

10.13 Creditori, debitori ed esclusi dal credito: gli effetti sulla disuguaglianza

Molto prima che vi fossero datori di lavoro, lavoratori e disoccupati, vi erano creditori e debitori. Alcuni dei primi documenti scritti ritrovati dagli storici dell’antichità contenevano registrazioni relative a prestiti di denaro. Le differenza di reddito tra coloro che concedono credito (come Marco) e coloro che lo ottengono (come Giulia) rimane ancora oggi un’importante fonte di disuguaglianza.

Possiamo analizzare le disuguaglianza fra debitori e creditori (e quelle all’interno della classe dei debitori) usando la curva di Lorenz e il coefficiente di Gini, già impiegati nei capitoli precedenti. Consideriamo ad esempio un’economia in cui 90 agricoltori si indebitano con 10 prestatori di denaro e utilizzano i fondi per finanziare la coltivazione delle piantagioni. Il raccolto è venduto (mediamente) per un ammontare superiore al valore del prestito, così che per ogni euro investito gli agricoltori ottengono 1 + Π (dove Π rappresenta il tasso di profitto).

Dopo il raccolto gli agricoltori rimborsano il prestito comprensivo degli interessi calcolati al tasso i. Semplifichiamo l’esempio assumendo che tutti i prestiti vengano ripagati e che tutti i creditori prestino la stessa quantità di denaro allo stesso tasso a tutti gli agricoltori.

Poiché ogni euro genera ricavi pari a 1 + Π, il reddito di ogni agricoltore è pari a Π. Esso viene diviso tra i creditori, che ricevono un reddito i per ogni euro prestato, e gli agricoltori, cui spetta la quota restante Π − i; pertanto, la frazione di reddito totale che va ai creditori ammonta a , quella che va ai debitori a . Se = 0,10 e Π = 0,15, i creditori entrano in possesso di 2/3 del reddito totale, mentre gli agricoltori ottengono solamente 1/3.

La disuguaglianza di questa economia è rappresentata nella figura 10.15; il coefficiente di Gini è pari a 0,57.

Nei paragrafi precedenti abbiamo mostrato che alcuni soggetti, impossibilitati a garantire il progetto (con una garanzia patrimoniale o investendo capitale proprio), possono essere esclusi dal mercato del credito, pur essendo disposti a pagare il tasso di interesse. Che effetto produce tale esclusione sulla curva di Lorenz e sull’indice di Gini?

Per rispondere a questa domanda, immaginiamo che vi siano 40 potenziali debitori esclusi dal credito (e poiché non possono finanziarsi non percepiscono reddito) e che tutto il resto rimanga invariato (i e Π non cambiano). La linea tratteggiata nella figura 10.15 illustra la nuova situazione. Il nuovo coefficiente di Gini sale a 0,70, a indicare la crescita della disuguaglianza dovuta all’esclusione dal credito dei meno abbienti.

Disuguaglianza in un’economia di creditori e debitori: l’indice di Gini passa da 0,57 a 0,70 in seguito all’esclusione dal credito.

Figura 10.15 Disuguaglianza in un’economia di creditori e debitori: l’indice di Gini passa da 0,57 a 0,70 in seguito all’esclusione dal credito.

Un’economia di creditori e debitori

Se l’economia si compone di 90 agricoltori e 10 creditori, quando = 0,10 e = 0,15 la quota di reddito totale ottenuta dai creditori è di 2/3.

Figura 10.15a Se l’economia si compone di 90 agricoltori e 10 creditori, quando = 0,10 e = 0,15 la quota di reddito totale ottenuta dai creditori è di 2/3.

Esclusione dal credito

Ipotizziamo che 40 contadini siano esclusi dal credito e quindi non percepiscano reddito.

Figura 10.15b Ipotizziamo che 40 contadini siano esclusi dal credito e quindi non percepiscano reddito.

La disuguaglianza aumenta

In presenza di esclusione dal credito l’indice di Gini è aumentato.

Figura 10.15c In presenza di esclusione dal credito l’indice di Gini è aumentato.

Domanda 10.12 Scegli le risposte corrette

Considera un’economia con 100 individui di cui 80 sono contadini e 20 offrono denaro in prestito. I primi usano i fondi raccolti per finanziare l’attività agricola. Il tasso di profitto sui raccolti è del 12.5% e il tasso di interesse è del 10%. Confronta i due seguenti casi:

Caso A: Nessun agricoltore è escluso dal credito.

Caso B: Solo 50 contadini possono accedere al credito.

Sulla base di quest’informazione, quale delle seguenti affermazioni è corretta?

  • La quota di reddito trattenuta dagli agricoltori è del 25%.
  • L’indice di Gini nel caso A è 0,5.
  • L’indice di Gini nel caso B è 0,6.
  • L’indice di Gini passando dal caso A al caso B aumenta del 10%.
  • Gli agricoltori trattengono 12,5 – 10 = 2,5%, che corrisponde ad una quota 2,5/12,5 = 20%.
  • L’indice di Gini in A è 0,6.
  • L’indice di Gini in A è 0,66.
  • 0,66, maggiore del 10% rispetto a 0,6.

Questo esempio illustra quanto pesa sulla disuguaglianza il fatto che alcune persone (come Marco) si trovino a poter trarre profitto dalla propria posizione di creditori, così come altre (come Bruno nel Capitolo 5) potevano trarre profitto dal lavoro dei dipendenti.

Tra i personaggi da noi considerati, Bruno e Marco probabilmente non sono i più amati. Allo stesso modo, le banche non godono di grande simpatia: in un’indagine condotta negli Stati Uniti nel 2016, il 73% degli intervistati ha risposto di nutrire “tanta” o “abbastanza” fiducia nell’esercito, lo stesso livello di dieci anni prima; ma solo il 27% degli intervistati ha dichiarato di avere una qualche fiducia nelle banche, rispetto al 49% di dieci anni prima. Altre indagini mostrano che anche in Germania, Spagna e in molti altri paesi le banche non godono di una buona reputazione. A maggior ragione dopo il verificarsi della crisi finanziaria del 2008.

Si sente dire talvolta che i ricchi prestano soldi a condizioni che li arricchiscono e i poveri accettano condizioni che li rendono ancor più poveri. Il nostro esempio di Giulia e Marco illustra bene come il tasso di interesse sia un costo per Giulia e una fonte di reddito per Marco, in ragione del rispettivo livello di ricchezza: chi ha meno ricchezza ha un accesso limitato al credito, e quindi ha meno possibilità di cogliere opportunità di investimento, che sono invece accessibili a chi possiede maggiori ricchezze. Inoltre, il creditore gode spesso di un maggior potere contrattuale nella determinazione del tasso di interesse sui prestiti che concede, circostanza che gli consente di appropriarsi di gran parte dei guadagni derivanti dalla transazione.

Ma possiamo dire che sono il sistema finanziario e le banche a rendere le persone ricche o povere? Per rispondere a questa domanda, possiamo confrontare le imprese bancarie con le altre imprese a fini di lucro. Entrambe sono generalmente di proprietà di persone ricche, che ottengono un profitto dalle transazioni che effettuano con individui in media più poveri, a condizioni (il tasso di interesse, i salari) che spesso perpetuano lo stato di relativa povertà di debitori e lavoratori.

Esercizio 10.8 L’impopolarità delle banche

Come mai, secondo voi, le banche tendono ad essere meno apprezzate dall’opinione pubblica rispetto ad altre imprese orientate al profitto, come Honda o Microsoft?

Persino chi non apprezza le banche deve ammettere che gli individui più poveri non starebbero affatto meglio senza di esse, così come non vi sarebbe alcun beneficio se le imprese cessassero di impiegare lavoro. Le banche, il credito e la moneta sono elementi essenziali per il funzionamento di una moderna economia, poiché forniscono opportunità reciprocamente vantaggiose ai soggetti che intendono trasferire il loro potere d’acquisto nel tempo, anticipandolo (indebitandosi) o posticipandolo (concedendo credito).

Esercizio 10.9 Limiti al prestito

Molti paesi stabiliscono un limite al tasso di interesse che un creditore può esercitare sul prestito che concede.

  1. Pensate che sia una buona idea?
  2. Chi guadagna e chi perde da queste regole?
  3. Qual è l’effetto di lungo periodo di queste norme?
  4. Confrontate questo approccio con quello di banca Grameen dell’esercizio 10.7.

10.14 Conclusioni

La moneta e il credito sono fondamentali per l’economia. Come suggerisce l’esperienza delle banche irlandesi, le persone trovano modi di creare moneta anche quando le istituzioni vengono meno. Tant’è vero che gli archeologi hanno trovato tracce del fatto che l’attività di credito e l’uso della moneta per denominare i debiti e facilitare gli scambi fossero diffusi ben prima della nascita di banche e governi. Un gruppo in grado di sviluppare un livello adeguato di fiducia reciproca e in un particolare mezzo di scambio può aumentare significativamente le opportunità di realizzare scambi vantaggiosi.

Nelle economie moderne la creazione di moneta è inestricabilmente legata alla creazione di credito, realizzata dalle banche sulla base di regole fissate del governo e sotto la supervisione della banca centrale. Ottenere e concedere denaro in prestito permette alle persone di uniformare nel tempo i propri livelli di consumo anche in presenza di redditi variabili da un periodo all’altro, di soddisfare la propria impazienza e di finanziare investimenti in grado di aumentare le possibilità di consumo future. Il mercato del credito genera vantaggi reciproci per debitori e creditori, ma, come accade in molte transazioni economiche, vi sono interessi divergenti riguardo alla distribuzione di tali guadagni.

Concetti introdotti nel capitolo 10

Prima di procedere, verificate di aver ben compreso questi concetti:

  1. Aleem, I. (1990), “Imperfect information, screening, and the costs of informal lending: a study of a rural credit market in Pakistan”, World Bank Economic Review, 4, pp. 329–349. 

  2. Murphy, A. E. (1978), “Money in an economy without banks: the case of Ireland”, The Manchester School, 46, pp. 41–50. 

  3. Martin, F. (2013), Money: The Unauthorised Biography, The Bodley Head, Londra (trad. it. Denaro, la storia vera: quello che il capitalismo non ha capito, UTET, Torino, 2014). 

  4. Morduch, J. (1999), “The microfinance promise”, Journal of Economic Literature, 37, pp. 1569–1614. 

  5. Graeber, D. (2012), Debt: The First 5,000 years, Melville House Publishing, New York (trad. it. Debito: i primi 5000 anni, Il Saggiatore, Milano, 2012). 

  6. Gross, D. e N. Souleles (2002), “Do liquidity constraints and interest rates matter for consumer behavior? Evidence from credit card data”, Quarterly Journal of Economics, 117, pp. 149–185. 

  7. Bowles, S. (2006), Microeconomics: Behavior, institutions, and Evolution, Princeton University Press, Princeton (NJ).