Capitolo 11 Rendite, prezzi
e dinamica del mercato

La ricerca di nuove fonti di rendita spiega perché i prezzi cambino (e perché in certe situazioni siano rigidi) e perché a volte il mercato funzioni e altre volte no

Per gli abitanti del Kerala, in India, la pesca svolge un ruolo molto importante nella vita quotidiana. Molti di loro mangiano pesce almeno una volta al giorno, e più di un milione di persone sono occupate nella pesca. Nonostante ciò, fino al 1997 il prezzo del pesce era elevato mentre i profitti dei pescatori erano esigui. Questo fenomeno era dovuto alla combinazione di due fattori: l’elevata quota di pescato che veniva gettata via e il potere contrattuale dei commercianti di pesce, che agivano come intermediari tra i pescatori e i consumatori.

Ritornando al porto per vendere il loro carico di sardine, molti pescatori scoprivano che i grossisti avevano già acquistato tutto il pesce di cui avevano bisogno per quel giorno. I pescatori erano perciò costretti a gettare il loro carico in mare. Solo pochi fortunati si trovavano nel porto giusto al momento giusto, quando la domanda di pesce superava l’offerta, e riuscivano a vendere il pescato a prezzi altissimi.

Nella città di Badagara, per fare un esempio, il 14 gennaio 1997 ben 11 carichi di pesce vennero gettati in mare a causa dell’eccesso di offerta nel mercato. Eppure, nel raggio di 15 km da Badagara c’erano mercati in cui la domanda superava l’offerta: 15 grossisti lasciarono il mercato di Chombala senza essere riusciti ad acquistare pesce. La fortuna o la sfortuna dei pescatori di ritorno nei porti della costa del Kerala è illustrata nella figura 11.1.

legge del prezzo unico
È soddisfatta quando tutti i compratori e tutti i venditori scambiano un bene allo stesso prezzo. Se il bene fosse venduto a prezzi diversi, qualcuno potrebbe acquistarlo al prezzo più basso e rivenderlo a quello più alto. Vedi anche: arbitraggio

Solo in 7 mercati su 15 non c’era né eccesso di domanda né di offerta. In questi sette villaggi (sulla linea verticale) i prezzi variavano da 4 a 7 rupie al kg. Questo è un esempio di come la legge del prezzo unico — che come sappiamo dal Capitolo 8 è una caratteristica di un mercato concorrenziale in equilibrio — a volte non riesca a spiegare il funzionamento dei mercati reali.

Potere contrattuale e prezzi nel mercato all’ingrosso del pesce in Kerala (14 gennaio 1997). (Nota: due mercati ebbero lo stesso prezzo di 4Rs per kg.)

Figura 11.1 Potere contrattuale e prezzi nel mercato all’ingrosso del pesce in Kerala (14 gennaio 1997). (Nota: due mercati ebbero lo stesso prezzo di 6,2 Rs per kg.)

jensen.2007

Una situazione di eccesso di domanda dava ai pescatori più potere contrattuale e permetteva loro di vendere a prezzi più alti. Il prezzo medio nei mercati in cui non c’era eccesso né di domanda né di offerta era di 5,9 rupie al kg, come mostrato dalla linea tratteggiata orizzontale. Nei mercati con eccesso di domanda, il prezzo era in media di 9,3 rupie e i pescatori ottenevano extra profitti (assumendo che il prezzo di 5,9 rupie al kg ottenuto quando non vi era né eccesso di domanda né eccesso di offerta corrispondesse ad una situazione di profitti normali). Ovviamente, il giorno successivo questi stessi pescatori più fortunati potevano capitare nel mercato senza compratori ed essere costretti a gettare il pescato in mare.

La situazione cambiò radicalmente quando i pescatori iniziarono a usare i telefoni cellulari. Mentre erano ancora in mare, essi potevano telefonare ai mercati del pesce sulla costa e sbarcare nel porto che offriva il prezzo maggiore. Vendendo il pescato in un mercato in cui il prezzo era elevato avrebbero ottenuto una rendita economica (cioè, un reddito superiore alla migliore alternativa, rappresentata dallo sbarco in un mercato senza eccesso di domanda o di offerta).

Avendo accesso a informazioni in tempo reale sui prezzi del pesce nei vari mercati, i pescatori modificarono le loro scelte di produzione (quanto pescare) e di vendita (dove consegnare il pescato) allo scopo di assicurarsi ricavi maggiori.

Secondo un’analisi di 15 mercati situati nella costa del Kerala settentrionale, con l’uso dei telefoni cellulari le differenze nei prezzi giornalieri tra i vari mercati si ridussero di tre quarti. Per la stessa ragione, nessuna barca doveva più gettare il pescato in mare. La riduzione dello spreco e l’eliminazione del potere contrattuale dei commercianti fece crescere i profitti dei pescatori dell’otto per cento e diminuire il prezzo al consumo del quattro per cento.

I telefoni cellulari consentirono ai pescatori di accedere più facilmente alle informazioni, diventando così più efficienti nella ricerca di rendite e modificando radicalmente il funzionamento dei mercati ittici del Kerala: ci si avvicinò a quanto previsto dalla Legge del prezzo unico, arrivano in pratica a eliminare i periodici eccessi di domanda e di offerta presenti nei singoli porti/mercati, a beneficio dei pescatori e dei consumatori (ma non dei commercianti che agivano da intermediari).

Tutto ciò avvenne perché i pescatori di sardine del Kerala furono messi in grado di utilizzare l’informazione data dai prezzi nei diversi porti. Si tratta di un altro esempio dell’idea che abbiamo introdotto nel Capitolo 8 per spiegare gli effetti della Guerra di secessione americana sui mercati del cotone: i prezzi possono diventare dei messaggi. Per l’economista Friedrich von Hayek questa è la chiave per capire il funzionamento di un’economia di mercato.

Grandi economisti Friedrich von Hayek

La grande depressione degli anni Trenta del XX secolo devastò le economie capitalistiche europee e nordamericane, condannando alla disoccupazione un’ampia quota della forza lavoro. Nello stesso periodo, l’economia pianificata dell’Unione Sovietica continuava a crescere rapidamente, un piano quinquennale dopo l’altro. Anche un grande oppositore del socialismo come Joseph Schumpeter, arrivò ad affermare:

“Può funzionare il socialismo? Certo che può (…) Non c’è niente di sbagliato nella teoria pura del socialismo.”

Friedrich August von Hayek (1899–1992) non era d’accordo. L’economista e filosofo austriaco (poi naturalizzato britannico) credeva che il governo dovesse avere un ruolo minimo nella società. Era contrario a qualsiasi politica finalizzata alla redistribuzione del reddito in nome della giustizia sociale e si opponeva strenuamente alle politiche propugnate da John Maynard Keynes per attenuare gli effetti delle fluttuazioni economiche sul reddito e sull’occupazione.

Il libro di Hayek Verso la schiavitù fu scritto durante la Seconda guerra mondiale, quando la pianificazione economica, seppur in forme diverse, era adottata dai regimi fascisti in Germania e Giappone, dalle autorità comuniste sovietiche e finanche dai governi di Stati Uniti e Regno Unito. La sua tesi era che, anche quando mossa dalle migliori intenzioni, la pianificazione avrebbe inevitabilmente portato a un risultato autoritario.1

Il suo pensiero cambiò radicalmente l’approccio degli economisti allo studio dei mercati. Riteneva che i prezzi dovessero essere visto come dei messaggi, che trasmettono informazioni preziose riguardo alla scarsità di un bene; queste informazioni tuttavia sono disponibili solo se i prezzi possono cambiare liberamente e se vengono determinati dall’incontro tra domanda e offerta, non quando sono fissati dalla pianificazione di un governo. Hayek contribuì anche alla pubblicazione di un libro a fumetti, distribuito dalla General Motors, per spiegare perché il mercato fosse superiore alla pianificazione.

Hayek non aveva però una buona opinione della teoria dell’equilibrio generale concorrenziale presentata nel Capitolo 8, nel quale i compratori e i venditori sono price-taker. Scrisse che tale teoria “prende per data una situazione (l’equilibrio) che dovrebbe al contrario essere spiegata come il risultato ultimo del processo concorrenziale”. Assumere, come aveva fatto Walras, una situazione di equilibrio impedisce di analizzare seriamente la concorrenza, che egli definì come “il tentativo di ottenere un profitto che nello stesso momento altri stanno cercando di ottenere”.2

Quante delle strategie adottate quotidianamente da chi opera sui mercati sarebbero attuate in un mercato in cui valessero le condizioni della cosiddetta “concorrenza perfetta”? Credo che la risposta sia: nessuna. La pubblicità, il ribasso dei prezzi e il miglioramento (“differenziazione”) dei beni o dei servizi sono tutte strategie esclusi a priori — concorrenza “perfetta” significa infatti completa assenza di attività concorrenziali.

— F. A. von Hayek, The Meaning of Competition, 1948

Il vantaggio del capitalismo, secondo Hayek, è che fornisce le informazioni giuste alle persone giuste nel momento giusto:3

Quale tra questi sistemi [economia pianificata o concorrenza] sia più efficiente dipende principalmente dalla rispettiva capacità di sfruttare [nel modo più completo] le informazioni disponibili. Questo, a sua volta, dipende da quale sia la strategia più efficace, fra mettere a disposizione di una singola autorità centrale tutte le informazioni necessarie, originariamente disperse tra una moltitudine di individui, e inviare agli individui queste informazioni aggiuntive [sotto forma di prezzi] secondo le rispettive necessità, permettendo loro di adattare i propri programmi a quelli degli altri.

— F. A. von Hayek, The Use of Knowledge in Society, 1945

Le idee provocatorie di Hayek sono tuttora fonte di accesa discussione tra gli economisti e non solo.

esogeno
Qualcosa che è determinato all’esterno del modello e non è il risultato del modello stesso. Vedi anche: endogeno

Il Capitolo 8 ha introdotto il concetto di equilibrio di un mercato concorrenziale: una situazione in cui i compratori e i venditori non hanno incentivi a cambiare il prezzo, o la quantità scambiata e la domanda è uguale all’offerta. Abbiamo anche visto come il prezzo e la quantità di equilibrio possano cambiare in risposta a eventi esterni, come il cambiamento dei gusti dei consumatori o una nuova tassa, chiamati shock esogeni.

endogeno
Una variazione o un effetto determinato internamente al modello. Vedi anche: esogeno

Il contrario di esogeno è endogeno, cioè “che viene da dentro” e che quindi deriva dal funzionamento del modello stesso. In questo capitolo, studieremo come i prezzi e le quantità mutino attraverso risposte endogene a shock esogeni e come la concorrenza, che secondo Hayek è assente nel modello di equilibrio concorrenziale, operi nel mondo reale. Scopriremo che, cercando di ottenere una rendita, gli agenti possono non solo portare un mercato all’equilibrio, ma anche modificare l’equilibrio di lungo periodo di un mercato, causando bolle o, in presenza di vincoli ai prezzi, portando alla creazione di mercati secondari.

Domanda 11.1 Scegli le risposte corrette

La figura 11.1 mostra l’effetto del potere contrattuale sui prezzi nei mercati portuali del Kerala il 14 gennaio 1997. Basandosi su queste informazioni, possiamo concludere che:

  • maggiore l’eccesso di offerta, minore il prezzo del pesce;
  • il prezzo del pesce in tutti i mercati con eccesso di domanda è 9,3;
  • i dati confermano la Legge del prezzo unico;
  • i dati dimostrano che gli acquirenti hanno un potere contrattuale quando c’è eccesso di offerta.
  • Il prezzo del pesce è zero in tutti i mercati con eccesso di offerta.
  • Il prezzo medio nei mercati con eccesso di domanda è 9,3, ma il prezzo è maggiore dove è maggiore l’eccesso di domanda.
  • La Legge del prezzo unico non viene soddisfatta perché il pesce è venduto a prezzi diversi in luoghi diversi.
  • Quando c’è eccesso di offerta, il prezzo è zero. Gli acquirenti hanno tutto il potere contrattuale mentre i venditori non ne hanno affatto.

11.1 La ricerca di rendite spinge i prezzi verso l’equilibrio

Quando la decisione di Lincoln di imporre un embargo sui porti degli Stati del Sud portò a una drastica carenza di cotone nel mercato mondiale (Capitolo 8), alcuni videro questa situazione come un’opportunità per trarre vantaggio dal cambiamento del prezzo. A loro volta, questi cambiamenti di prezzo mandarono un segnale a produttori e consumatori in tutto il mondo, influenzandone il comportamento.

L’embargo fu uno shock esogeno che cambiò l’equilibrio del mercato. Nell’equilibrio concorrenziale, tutti gli scambi avvengono allo stesso prezzo (il prezzo di equilibrio) e i compratori e i venditori prendono il prezzo come dato; uno spostamento esogeno dell’offerta o della domanda fa cambiare il prezzo permettendo al mercato di raggiungere il nuovo equilibrio. L’esempio che segue spiega questo processo.

La figura 11.2 mostra l’equilibrio concorrenziale nel mercato dei cappelli. Nel punto A, il prezzo di equilibrio fa coincidere il numero di cappelli richiesti dai consumatori al numero di cappelli prodotti e venduti dai commercianti di cappelli. Nel punto di equilibrio nessuno può avvantaggiarsi offrendo o domandando un prezzo diverso, dato che il prezzo che tutti gli altri offrono e domandano è un equilibrio di Nash. La figura mostra come un aumento della domanda di cappelli dia ai venditori un’opportunità di guadagno.

Un aumento della domanda in un mercato concorrenziale crea l’opportunità di ottenere una rendita.

Figura 11.2 Un aumento della domanda in un mercato concorrenziale crea l’opportunità di ottenere una rendita.

Equilibrio

Nel punto A, il mercato è in equilibrio e il prezzo è 8 $. La curva di offerta coincide con la curva del costo marginale, perciò il costo marginale di produrre un cappello è 8 $.

Figura 11.2a Nel punto A, il mercato è in equilibrio e il prezzo è 8 $. La curva di offerta coincide con la curva del costo marginale, perciò il costo marginale di produrre un cappello è 8 $.

Uno shock esogeno della domanda

Lo shock sposta la curva di domanda a destra.

Figura 11.2b Lo shock sposta la curva di domanda a destra.

Si determina un eccesso di domanda

Al prezzo corrente, il numero di cappelli domandati è superiore al numero di cappelli prodotti (punto D).

Figura 11.2c Al prezzo corrente, il numero di cappelli domandati è superiore al numero di cappelli prodotti (punto D).

Il prezzo aumenta

Dopo l’aumento della domanda, un rivenditore di cappelli si rende conto di avere più clienti e capisce che può aumentare i profitti fissando un prezzo più alto. Potrebbe vendere lo stesso numero di cappelli a qualsiasi prezzo tra A e B.

Figura 11.2d Dopo l’aumento della domanda, un rivenditore di cappelli si rende conto di avere più clienti e capisce che può aumentare i profitti fissando un prezzo più alto. Potrebbe vendere lo stesso numero di cappelli a qualsiasi prezzo tra A e B.

Aumenta la quantità

La quantità non è cambiata ma il prezzo è maggiore, e quindi eccede il costo marginale di un cappello. Per fare ancora meglio il venditore potrebbe aumentare anche la quantità.

Figura 11.2e La quantità non è cambiata ma il prezzo è maggiore, e quindi eccede il costo marginale di un cappello. Per fare ancora meglio il venditore potrebbe aumentare anche la quantità.

Un nuovo equilibrio

La ricerca di una rendita da parte dei venditori ha determinato il raggiungimento di un nuovo equilibrio nel mercato dei cappelli, rappresentato dal punto C, dove prezzo e quantità sono aumentati.

Figura 11.2f La ricerca di una rendita da parte dei venditori ha determinato il raggiungimento di un nuovo equilibrio nel mercato dei cappelli, rappresentato dal punto C, dove prezzo e quantità sono aumentati.

Nel punto di equilibrio concorrenziale iniziale (A) il prezzo era 8 $ e tutti i compratori e venditori erano price-takers, cioè prendevano il prezzo come dato. Quando la domanda aumenta, né i compratori né i venditori capiscono subito che il nuovo prezzo di equilibrio è 10 $. Se agissero tutti da price-taker, il prezzo non cambierebbe. In seguito allo spostamento della domanda, alcuni compratori e venditori si rendono però conto di poter trarre un profitto applicando un prezzo diverso da quello degli altri.

Così, se un venditore di cappelli si rende conto che oggi la domanda di alcuni consumatori non è stata soddisfatta perché i cappelli in negozio erano esauriti, e che questi consumatori, pur di non restare a mani vuote, sarebbero disposti a pagare un prezzo più alto di quello corrente, domani fisserà un prezzo più alto. Comportarsi da price-taker non è più la strategia migliore, meglio diventare price-maker. Non sa esattamente dove si trovi la nuova curva di domanda, ma si rende conto che essa si è spostata.

Alzando il prezzo, il venditore aumenta i profitti e (almeno temporaneamente) guadagna una rendita economica, visto che i suoi profitti superano la somma che sarebbe necessaria per mandare avanti il negozio. Dato che il prezzo ora è maggiore del costo marginale, potrà anche decidere di produrre e vendere più cappelli. Lo stesso faranno gli altri venditori di cappelli, che alzeranno i prezzi e aumenteranno l’offerta.

I venditori di cappelli, cercando di ottenere una rendita, portano l’industria al nuovo equilibrio mostrato nel punto C della figura 11.2. In questo punto il mercato è di nuovo in equilibrio e nessuno degli agenti può beneficiare da un prezzo diverso da 10 $: tornano tutti a essere price-taker, fino al prossimo cambiamento nelle curve di offerta o domanda.

Quando un mercato non è in equilibrio, sia gli acquirenti sia i venditori possono scambiare beni a un prezzo diverso da quello che in precedenza era il prezzo di equilibrio. Partendo dall’equilibrio iniziale e considerando il caso opposto di una diminuzione nella domanda di cappelli, al prezzo corrente di 8 $ ci sarà un eccesso di offerta. Un consumatore, vedendo i cappelli invenduti sugli scaffali del negozio, potrebbe proporre al venditore di vendergli un cappello ad un prezzo di 7 $, inferiore a quello esposto sull’etichetta del prezzo. Per l’acquirente si tratterebbe certamente di un buon affare, ma sarebbe un buon compromesso anche per il venditore perché, a causa del calo delle vendite, 7 $ risulta essere comunque più del costo marginale di produrre il cappello.

Portare i mercati verso l’equilibrio tramite la ricerca di rendite

rendita da disequilibrio
Rendita economica che si ottiene quando un mercato non è in equilibrio, per esempio se c’è eccesso di domanda o di offerta per un certo bene o servizio.

L’esempio dei cappelli illustra come la ricerca di rendite da disequilibrio porti i mercati a raggiungere l’equilibrio:

rendita da innovazione
La differenza tra i profitti ottenuti da un’impresa che innova introducendo una nuova tecnica, forma organizzativa o strategia di marketing e il costo opportunità del capitale.

Si noti che il processo che dalla ricerca di una rendita porta all’equilibrio del mercato è simile a quello che dalla ricerca di una rendita porta all’innovazione tecnologica, come abbiamo visto nel Capitolo 2: in quel caso, era la possibilità di adottare una nuova tecnologia a fornire lo shock esogeno, e la prima impresa ad adattarsi guadagnava una rendita da innovazione, pari al profitto in eccesso sul tasso normale di profitto. Il processo continuava finché l’innovazione non si era diffusa all’intera industria e i prezzi non si erano aggiustati in modo da azzerare la rendita da innovazione.

Einstein Equilibrio e rendite in un mercato sperimentale

Cercando di capire se effettivamente i prezzi cambino per far corrispondere domanda e offerta, alcuni economisti hanno studiato il comportamento di acquirenti e venditori attraverso gli esperimenti in laboratorio. Nel primo di questi esperimenti, svolto nel 1948, Edward Chamberlin diede a ogni membro di un gruppo di studenti di Harvard una carta che li indicava come “acquirenti” o “venditori” e stabiliva la loro disponibilità a pagare o il prezzo di riserva in dollari. Li lasciò poi liberi di contrattare tra loro, mentre lui registrava gli scambi che avvenivano. Scoprì che i prezzi tendevano a essere più bassi, e il numero di scambi più alto, rispetto ai livelli di equilibrio. Chamberlin ripeté l’esperimento ogni anno, e uno degli studenti che vi aveva preso parte nel 1952, Vernon Smith, iniziò a sua volta a svolgere esperimenti di questo tipo, che gli valsero l’assegnazione del Premio Nobel nel 2002.

Smith modificò le regole del gioco di Chamberlin in modo che i partecipanti avessero più informazioni su quello che stava accadendo: compratori e venditori dichiaravano i prezzi che erano disposti ad accettare o a offrire. Quando qualcuno accettava la proposta di un altro giocatore, si dava luogo ad uno scambio e i due partecipanti uscivano dal mercato. Inoltre, il gioco veniva ripetuto svariate volte, con i giocatori che mantenevano sempre la stessa carta indicante il prezzo di riserva.

La figura 11.3 mostra i risultati ottenuti: nell’esperimento c’erano 11 venditori, con prezzi di riserva compresi tra 0,75 $ e 3,25 $, e 11 compratori disposti a pagare prezzi compresi nello stesso intervallo. Il grafico mostra le funzioni di domanda e offerta corrispondenti: sulla base alle funzioni di domanda e di offerta, si sarebbe dovuto raggiungere un prezzo di equilibrio di 2 $ con l’effettuazione di 6 scambi. I partecipanti all’esperimento però non conoscevano le funzioni di domanda e di offerta, dato che non conoscevano i prezzi indicati nelle carte degli altri, ed effettuavano le transazioni solo in base alle informazioni in loro possesso. Il lato destro del grafico mostra il prezzo per ogni transazione. Nel primo periodo avvennero cinque scambi, tutti a prezzi inferiori a 2 $. A partire dal quinto periodo la maggior parte dei prezzi era molto vicina a 2 $ e il numero di scambi era uguale alla quantità di equilibrio.

Risultati sperimentali di Vernon Smith.

Figura 11.3 Risultati sperimentali di Vernon Smith.

smith.1962

Gli esperimenti di Smith forniscono una base per l’applicazione del modello di equilibrio concorrenziale nel contesto di mercati in cui i beni sono identici, ci sono abbastanza compratori e venditori e tutti hanno informazioni corrette riguardo agli scambi effettuati anche dagli altri soggetti coinvolti. Il risultato era vicino all’equilibrio anche nel periodo iniziale, e lo raggiungeva velocemente nei periodi successivi, man mano che i partecipanti ottenevano informazioni più precisa sulla domanda e sull’offerta. Il modello di mercato concorrenziale non spiega il comportamento adottato dagli individui durante il periodo di aggiustamento verso l’equilibrio, quando essi cercano di ottenere una rendita, ma predice correttamente il risultato finale, che corrisponde all’equilibrio tra agenti price-taker.

Esercizio 11.1 L’aggiustamento a seguito di uno shock dell’offerta

Considerate un mercato in cui ci sono fornai che forniscono pane ai ristoranti. L’adozione di una nuova tecnica produttiva nella cottura del pane sposta la curva di offerta come mostrato nella figura.

  1. Spiegate perché i fornai vogliono aumentare le vendite e perché non possano farlo al prezzo iniziale.
  2. Cosa possono fare i fornai per adattarsi al nuovo equilibrio?
  3. Quando il mercato è in disequilibrio è sempre l venditore a beneficiare delle rendite?
  4. Cosa possono fare i ristoranti mentre il mercato è in disequilibrio?

Esercizio 11.2 I prezzi del cotone e la Guerra di secessione americana

Leggete di nuovo l’introduzione al Capitolo 8 e la scheda su Hayek in questo capitolo. Usate il modello di domanda e offerta per rappresentare:

  1. l’aumento del prezzo del cotone grezzo statunitense (mostrate il mercato del cotone grezzo negli Stati Uniti, un mercato con molti produttori e consumatori);
  2. l’aumento del prezzo del cotone indiano (mostrate il mercato del cotone grezzo indiano, un mercato con molti produttori e consumatori);
  3. La riduzione nella produzione dell’industria tessile in Inghilterra (mostrate una sola impresa in un mercato concorrenziale).

In ciascun caso, indicate quale curva o quali curve si spostano e spiegate il risultato.

Domanda 11.2 Scegli le risposte corrette

La figura 11.2 mostra il mercato dei cappelli prima e dopo uno spostamento della curva di domanda. Basandoci sulla figura, quali delle seguenti affermazioni sono correttae?

  • L’effetto iniziale dell’aumento della domanda sarà un aumento dei cappelli venduti al prezzo di 8 $.
  • L’aggiustamento al nuovo equilibrio è l’effetto dalla ricerca di una rendita da parte degli acquirenti e dei venditori.
  • Mentre i mercati si aggiustano, alcuni acquirenti pagheranno i cappelli più di quanto non li paghino altri.
  • Il nuovo prezzo di equilibrio si può trovare in qualsiasi punto tra A e B.
  • Al prezzo di 8 $ i commercianti non venderebbero più di quanto non facciano nel punto A; se lo facessero il costo marginale sarebbe maggiore di 8 $.
  • L’aggiustamento richiede che i prezzi e le quantità cambino. La possibilità di ottenere una rendita fornisce a venditori ed acquirenti l’incentivo a cambiare il proprio comportamento.
  • Finché non viene raggiunto il nuovo equilibrio, acquirenti e venditori possono trovare opportunità di guadagno effettuando transazioni a prezzi diversi.
  • Nel nuovo equilibrio vale la Legge del prezzo unico e l’offerta eguaglia la domanda (lungo la nuova curva di domanda). Il prezzo sarà di 10 $.

11.2 L’organizzazione del mercato può influenzare i prezzi

Le interazioni sociali e il modo in cui un mercato è organizzato possono incidere significativamente sui prezzi. Questa influenza si nota facilmente osservando i dati provenienti dai mercati ittici (che sono facilmente confrontabili, perché il pesce è un bene relativamente omogeneo).

Il mercato ittico di Ancona usa un sistema basato sull’asta olandese. Quando una cassa di pesce viene messa sul nastro trasportatore, uno schermo ne mostra il prezzo iniziale. Man mano che la cassa procede, il prezzo diminuisce progressivamente finché un acquirente non preme un pulsante per acquistarla. Con tre nastri trasportatori attivi si ha una transazione ogni quattro secondi e ogni anno si vende pesce per un valore totale di 25 milioni di euro. Un banditore d’asta decide i prezzi iniziali e gli acquirenti, che rappresentano supermercati e ristoratori, concorrono alla determinazione dei prezzi finali.

A Marsiglia si usa un sistema diverso: i venditori si accordano su un prezzo con ogni acquirente che si avvicina al loro banco. Questo metodo si chiama scambio alla pari: se Paul è un venditore e George è un acquirente che si avvicina al suo banco per comprare una scatola di sardine, Paul gli propone un prezzo, che può essere diverso da quello che Paul propone all’acquirente seguente. C’è poco spazio per mercanteggiare, ma l’acquirente è libero di rifiutare il prezzo e cercare un altro venditore. In alcuni casi le differenze tra i prezzi proposti ai diversi acquirenti possono arrivare al 30%, e può dunque accadere che si paghino somme assai diverse per la stessa quantità di pesce. Nonostante ciò, nell’aggregato si osserva il tipico andamento decrescente della domanda rispetto al prezzo.

discriminazione di prezzo
Strategia di vendita che si basa sull’applicazione di prezzi diversi ad acquirenti diversi, sulla base delle loro caratteristiche o anche solo della quantità acquistata da ciascuno di essi.

L’economista Alan Kirman ha spiegato questo tipo di discriminazione di prezzo utilizzando dati sulla fedeltà degli acquirenti: il mercato di Marsiglia è costituito da circa 45 venditori e 500 acquirenti, molti dei quali sono venditori al dettaglio come quelli di Ancona; alcuni di essi sono clienti fissi di un venditore di pesce o dell’altro, altri invece cambiano spesso fornitore, e i clienti più fedeli pagano un prezzo leggermente più alto rispetto a quelli meno fedeli. I dati di Kirman hanno mostrato che questo sistema porta a maggiori profitti ai venditori ed è vantaggioso anche per il 90% dei clienti fedeli.

Com’è possibile? Il vantaggio per gli acquirenti non deriva solo dal prezzo, ma anche dalla possibilità di acquistare tutto il pesce desiderato. Immaginate di essere un acquirente: al vostro primo giorno nel mercato avete la stessa probabilità di comprare da ciascun venditore; se comprate il merluzzo da Sarah e il vostro supermercato ottiene un profitto, è probabile che torniate a comprare da Sarah il giorno seguente. In questo modo, la vostra esperienza passata influenza la vostra decisione attuale. Se continuate a servirvi da lei per un certo periodo di tempo, come ricompensa per la vostra fedeltà Sarah offrirà il merluzzo a voi prima che agli altri clienti. In questo modo, continuerete a comprare da Sarah per essere più sicuri di ottenere tutto il pesce che vi serve. I benefici di essere un cliente fedele sono particolarmente evidenti quando le condizioni meteorologiche limitano la quantità di pesce disponibile.

Ora immaginate di essere il venditore di pesce. Il vostro payoff deriva dal prezzo a cui vendete (che incide sui profitti) e dalla possibilità di vendere tutta la quantità che desiderate vendere. Aumentando il numero dei clienti che vi sono fedeli, il vostro reddito diventa più sicuro e la previsione della domanda più precisa. Se date priorità ai clienti fedeli — magari servendoli per primi — aumenterete la loro soddisfazione, rendendo più probabile il loro ritorno. Nel tempo questi clienti diventeranno così fedeli che torneranno da voi anche qualora chiediate loro un prezzo leggermente più alto. In questo modo, le relazioni individuali e le esperienze passate influenzano i prezzi. La struttura dello scambio alla pari fa sì che i prezzi del mercato di Marsiglia siano condizionati da fattori quali la fedeltà dei clienti.

Sorprendentemente, qualcosa di simile succede anche ad Ancona. Uno studio effettuato, i cui risultati sono illustrati nella figura 11.4a, mostra che per alcuni acquirenti il rapporto tra prezzo e quantità è molto atipico, benché a livello aggregato la relazione tra prezzo aggregato e quantità sia quella consueta (figura 11.4b). Anche senza l’interazione faccia a faccia, alcuni compratori mostrano una certa fedeltà ad alcuni venditori, e acquistano il pescato di certe navi con maggiore probabilità. A differenza del mercato di Marsiglia, molti di questi compratori fedeli pagano prezzi più bassi delle loro controparti. È difficile capire come questo possa accadere in mancanza di una relazione frontale tra compratori e venditori; gli autori dello studio ritengono che questo fenomeno derivi da un complesso processo di apprendimento.

Un ulteriore fatto degno di nota relativo al mercato di Ancona è che il prezzo si abbassa nel corso della giornata. Anche questo sembra un paradosso: perché gli acquirenti non aspettano che i prezzi siano più vantaggiosi? Anche in questo caso bisogna considerare tuttavia la presenza di un trade-off: più un acquirente aspetta, meno probabile sarà riuscire a comprare tutto il pesce che gli serve. Molti acquirenti non accettano di correre questo rischio e pagano prezzi maggiori per essere sicuri di ottenere la quantità richiesta di pesce. Coerentemente con questa spiegazione, i prezzi si alzano nuovamente a fine giornata, quando l’offerta è scarsa.

I prezzi in definitiva derivano degli interessi degli acquirenti e dei venditori e dalle relazioni tra essi intercorrenti. L’organizzazione del mercato determina il modo in cui queste relazioni influenzano i prezzi.

Il rapporto prezzo-quantità per un singolo acquirente nel mercato ittico di Ancona.

Figura 11.4a Il rapporto prezzo-quantità per un singolo acquirente nel mercato ittico di Ancona.

gallegati.etal.2011

Il rapporto aggregato prezzo-quantità nel mercato di Ancona.

Figura 11.4b Il rapporto aggregato prezzo-quantità nel mercato di Ancona.

gallegati.etal.2011

11.3 Equilibri di breve e di lungo periodo

Nel modello di equilibrio del mercato del pane nel Capitolo 8, avevamo ipotizzato che in città ci fosse un numero fisso di panifici. Avevamo derivato la curva di offerta dell’industria sommando le quantità di pane che ogni produttore forniva a ogni prezzo, trovando il prezzo e la quantità di equilibrio.

Abbiamo anche visto che al prezzo di equilibrio i panettieri guadagnavano una rendita (il loro profitto economico era maggiore di zero), e questo incoraggiava altre imprese ad entrare nel mercato. Questo è un esempio di come la ricerca di una rendita possa spostare un mercato in un nuovo equilibrio nel lungo periodo.

La figura 11.5 mostra nel punto A del grafico di destra l’equilibrio nel mercato del pane con 50 panettieri: 5.000 kg di pane sono venduti al prezzo di 2 €. Il pannello a sinistra mostra la curva di isoprofitto e quella di costo marginale per ogni panettiere (assumendo che i panettieri siano tutti identici) e la quantità prodotta quando il prezzo è 2 €: la produzione è di 100 kg di pane (in corrispondenza del punto in cui il prezzo è uguale al costo marginale). Vediamo che nel punto A il prezzo è al di sopra della curva di costo medio, per cui il panificio ottiene un profitto economico positivo (una rendita).

equilibrio di breve periodo
Equilibrio che permane finché determinate variabili (come il numero di imprese nel mercato) rimangono costanti, ma che ci si aspetta varierà quando tali variabili avranno la possibilità di adattarsi.

L’equilibrio di mercato nel punto A è detto equilibrio di breve periodo. L’espressione “breve periodo” non è riferita ad un lasso di tempo preciso, ma indica che c’è qualcosa che per ora stiamo tenendo costante, anche se potrebbe cambiare nel futuro. In questo caso A è un equilibrio fintantoché il numero di aziende nel mercato rimane costante. Poiché le imprese presenti sul mercato guadagnano una rendita, non possiamo aspettarci che questa situazione duri a lungo. La figura mostra cosa succede nel lungo periodo.

Il mercato del pane nel breve e nel lungo periodo.

Figura 11.5 Il mercato del pane nel breve e nel lungo periodo.

L’equilibrio di breve periodo

Inizialmente ci sono 50 panifici. Il mercato si trova in A, un punto di equilibrio di breve periodo. Il prezzo di un kg di pane è 2 € e i profitti dei panifici eccedono il livello normale. Data la presenza di una rendita, altri panifici entreranno nel mercato.

Figura 11.5a Inizialmente ci sono 50 panifici. Il mercato si trova in A, un punto di equilibrio di breve periodo. Il prezzo di un kg di pane è 2 € e i profitti dei panifici eccedono il livello normale. Data la presenza di una rendita, altri panifici entreranno nel mercato.

L’ingresso di nuove imprese

Quando nuove imprese entrano nel mercato, la curva di offerta si sposta a destra, e il nuovo equilibrio è nel punto B. Il prezzo è diminuito fino a 1,75 €. Ci sono più panifici che vendono una maggiore quantità complessiva di pane, ma ognuno di essi produce meno di prima e guadagna profitti inferiori.

Figura 11.5b Quando nuove imprese entrano nel mercato, la curva di offerta si sposta a destra, e il nuovo equilibrio è nel punto B. Il prezzo è diminuito fino a 1,75 €. Ci sono più panifici che vendono una maggiore quantità complessiva di pane, ma ognuno di essi produce meno di prima e guadagna profitti inferiori.

Il prezzo è ancora superiore al costo medio

In B i panifici stanno ancora guadagnando profitti superiori al normale. Questo è ancora un equilibrio di breve periodo, perché vi sono altre imprese che vogliono entrare nel mercato.

Figura 11.5c In B i panifici stanno ancora guadagnando profitti superiori al normale. Questo è ancora un equilibrio di breve periodo, perché vi sono altre imprese che vogliono entrare nel mercato.

L’equilibrio di lungo periodo

Altri panifici entrano nel mercato, il prezzo si abbassa fino a diventare uguale al costo medio di un kg di pane, i panifici quindi ottengono profitti normali. In C è stato raggiunto l’equilibrio di lungo periodo.

Figura 11.5d Altri panifici entrano nel mercato, il prezzo si abbassa fino a diventare uguale al costo medio di un kg di pane, i panifici quindi ottengono profitti normali. In C è stato raggiunto l’equilibrio di lungo periodo.

equilibrio di lungo periodo
Equilibrio raggiunto quando anche alle variabili che erano costanti nel breve periodo (come il numero di imprese nel mercato) viene dato il tempo di variare, man mano che gli individui si adattano alla situazione del mercato.

Quando si raggiunge l’equilibrio di lungo periodo nel punto C, il prezzo del pane è uguale sia al costo marginale che a quello medio (P = CMg = CM), il profitto economico di ogni panificio è zero.

Nel lungo periodo, i profitti che si possono ottenere nel mercato del pane non sono maggiori di quelli che i proprietari dei panifici avrebbero potuto conseguire investendo altrove i loro capitali (o che otterrebbero vendendo i panifici e investendo in qualche altra attività). Nessuno guadagna profitti superiori a quelli normali, e nessuno ne guadagna di meno.

Possiamo usare la figura 11.5 per individuare il numero di panifici presenti nel mercato in corrispondenza dell’equilibrio di lungo periodo. Il pannello di sinistra mostra che il prezzo deve essere 1,52 €, perché quello è il punto sulla curva di offerta dell’impresa in cui l’impresa guadagna profitti normali (P = CMg = CM) e ogni panificio produce 66 kg di pane. Dalla curva di domanda nel grafico di destra possiamo dedurre che a questo prezzo la quantità complessiva venduta sarà di 6.500 kg. Il numero di panifici presenti nel mercato deve quindi essere pari a 6.500/66 = 98.

Notiamo come l’equilibrio di lungo periodo sia diverso da quello di breve periodo: nel breve periodo, il numero di imprese è esogeno — abbiamo assunto che fosse costante e pari a 50. Nel lungo periodo, il numero di panifici può cambiare per effetto dei comportamenti endogeni delle imprese. Il numero di imprese in corrispondenza dell’equilibrio di lungo periodo è quindi endogeno — è determinato dal modello. I concetti di equilibrio di lungo e di breve periodo non hanno molto a che fare con una precisa durata temporale, tranne per il fatto che alcune variabili (come il prezzo di mercato e la quantità prodotta da una impresa) possono variare più velocemente di altre (come il numero di imprese in un mercato). Per questa ragione la natura del breve e del lungo periodo dipende dal modello. L’equilibrio di breve periodo è raggiunto quando tutti adattano al meglio le variabili più facilmente modificabili, lasciando costanti le altre. Ci si trova nell’equilibrio di lungo periodo quando anche queste ultime variabili si sono adattate alla nuova situazione.

Elasticità di breve e di lungo periodo

Nel Capitolo 8 abbiamo spiegato che quando la domanda per un bene aumenta, l’aumento nella quantità venduta dipende dall’elasticità della curva di offerta (la curva di costo marginale). Perciò, se la domanda di pane aumenta, in presenza di un curva di offerta ripida (inelastica) nel breve periodo, quando il numero dei panifici è fisso, vedremo un aumento molto marcato del prezzo del pane e un aumento relativamente modesto della quantità. Nel lungo periodo, tuttavia, più panifici entreranno nel mercato facendo diminuire il prezzo e aumentare ulteriormente la quantità. Data la possibilità che le imprese hanno di entrare e uscire dal mercato, diciamo che l’offerta di pane è più elastica nel lungo periodo.

La distinzione tra breve e lungo periodo si trova in molti modelli economici. Oltre al numero di imprese nell’industria, ci sono molte altre variabili economiche che si adattano lentamente, ed è utile distinguere cosa accade prima e dopo il loro adattamento.

Nel prossimo paragrafo vedremo un altro esempio: sia l’offerta che la domanda di petrolio sono più elastiche nel lungo periodo, perché i produttori possono costruire nuovi pozzi di estrazione e i consumatori possono usare combustibili diversi per le automobili e il riscaldamento. In questo caso, parlando di breve periodo ci riferiamo al periodo durante il quale le imprese sono limitate dalla loro attuale capacità produttiva e i consumatori dalle automobili e dalle caldaie che possiedono.

Domanda 11.3 Scegli le risposte corrette

La figura 11.5 mostra il mercato del pane nel breve periodo, con 50 fornai, e nel lungo periodo, quando nel mercato possono entrare altri fornai. Tutti i fornai sono identici. Quali delle seguenti affermazioni sono corrette?

  • La curva di offerta di ogni fornaio si sposta via via che altri fornai entrano nel mercato.
  • A e B non possono essere equilibri di lungo periodo, dato che i fornai ottengono delle rendite economiche positive.
  • Una volta raggiunto il punto C, altri fornai vorranno entrare nel mercato.
  • Una volta raggiunto il punto C, i fornai vorranno abbandonare il mercato, perché non ottengono alcun profitto.
  • La curva di offerta individuale di ciascun fornaio rimane uguale: è la curva di offerta del mercato a spostarsi.
  • A e B possono solo essere equilibri di breve periodo, per dato numero di fornai. In ciascuno dei due punti, la presenza di una rendita economica incoraggerà l’ingresso di nuovi fornai.
  • Nessun altro fornaio vorrebbe entrare nel mercato, perché farebbe diminuire i prezzi al di sotto del costo medio, generando una perdita.
  • In C i fornai ottengono profitti normali, perciò non c’è ragione per lasciare il mercato.

11.4 Prezzi, rendite e dinamiche di mercato: il prezzo del petrolio

La figura 11.6 mostra il prezzo del petrolio nei mercati del mondo (a prezzi costanti espressi in dollari USA del 2014) e la quantità totale consumata globalmente in milioni di barili al giorno, dal 1865 al 2014. Per capire il perché di queste grandi fluttuazioni nel prezzo del petrolio possiamo usare il modello della domanda e dell’offerta, distinguendo tra breve e lungo periodo.

I prezzi del petrolio nel mondo a prezzi costanti (1865–2014) e consumo globale di petrolio (1965–2014).

Figura 11.6 I prezzi del petrolio nel mondo a prezzi costanti (1865–2014) e consumo globale di petrolio (1965–2014).

BP Statistical Review of World Energy (2015).

Sappiamo che i prezzi riflettono la scarsità: se un bene diventa più scarso o più costoso da produrre, l’offerta diminuirà e il prezzo tenderà ad aumentare. Per più di 60 anni, gli analisti del mercato petrolifero hanno predetto che la domanda avrebbe presto superato l’offerta: la produzione avrebbe raggiunto un picco e i prezzi sarebbero poi via via aumentati al diminuire delle riserve. Nella figura 11.6 non troviamo invece alcun “picco del petrolio”. Una ragione è che l’aumento dei prezzi fornisce incentivi per ulteriori perforazioni: tra il 1981 e il 2014 sono stati estratti e consumati più di 1.000 miliardi di barili, e nonostante ciò le riserve mondiali di petrolio sono più che raddoppiate: da circa 680 miliardi di barili a 1.700 miliardi di barili.

I prezzi sono notevolmente aumentati nel XXI secolo e sempre più analisti ritengono che il petrolio, almeno quello tradizionale, abbia raggiunto il suo picco. Si stanno iniziando però a sfruttare le risorse non convenzionali, come lo scisto bituminoso. È probabile che siano le politiche contro il cambiamento climatico, più che l’esaurimento delle risorse, a frenare il consumo di petrolio.

Le grandi oscillazioni che avvengono in brevi periodi di tempo rendono più complicato comprendere e decodificare il ruolo informativo delle variazioni nel prezzo del petrolio. Queste fluttuazioni, mostrate dalla figura 11.6, non possono infatti essere spiegate osservando le riserve di petrolio esistenti nel mondo, perché sono il risultato di variazioni di breve periodo e dipendono dal fatto che nel breve periodo sia l’offerta sia la domanda sono inelastiche.

Domanda e offerta di breve periodo

Dal lato della domanda, i derivati dal petrolio sono utilizzati principalmente nel settore dei trasporti (automezzi, aerei e navi). La domanda è inelastica nel breve periodo a causa della limitata disponibilità di mezzi di trasporto che usano fonti di alimentazioni diverse dal petrolio. Anche se il prezzo della benzina dovesse aumentare di molto, nel breve periodo molti pendolari continuerebbero a usare l’automobile per recarsi a lavoro, perché non ci sono poche alternative immediatamente disponibili. Per questa ragione la curva di domanda di breve periodo è ripida.

oligopolistico
Un mercato si dice oligopolistico se vi opera un numero ristretto di venditori, ognuno dei quali gode di un certo potere di mercato.

La tecnologia di estrazione petrolifera tradizionale è caratterizzata da un grande investimento iniziale in costose piattaforme di estrazione, la cui costruzione può richiedere molti mesi e che, una volta in funzione, possono continuare a pompare petrolio finché il pozzo è esaurito o finché l’estrazione non è più profittevole. Una volta che il pozzo è aperto, il costo di estrarre il petrolio è relativamente basso, ma il tasso di estrazione è limitato dalla capacità — i produttori possono ottenere solo un certo numero di barili al giorno da un pozzo. Questo significa che, prendendo la capacità esistente come fissa nel breve periodo, dovremmo disegnare una curva di offerta di breve periodo che è inizialmente bassa e piatta, ma che cresce ripidamente mano mano che si raggiungono i vincoli di capacità. Dobbiamo anche tenere in considerazione la struttura oligopolistica del mercato mondiale del greggio: l’OPEC (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) è un cartello con una dozzina di paesi membri che attualmente sono responsabili del 40% della produzione mondiale di greggio. L’OPEC stabilisce quote di produzione per i suoi membri, che possiamo rappresentare nel nostro grafico di domanda e offerta tracciando una curva di costo marginale piatta che si ferma al livello della quota di produzione stabilita dall’OPEC; in quel punto la linea torna verticale, non per via di vincoli di capacità ma perché i produttori appartenenti all’OPEC si sono impegnati a non vendere più di quella quantità.

La figura 11.7 presenta la curva di offerta del mercato aggiungendo tutte le quote di produzione dei membri dell’OPEC alle curve di offerta dei paesi non membri dell’OPEC (ricordiamo che l’offerta di mercato si ottiene sommando le quantità offerte da ogni produttore a ogni prezzo) e la combina con la curva di domanda per determinare il prezzo mondiale del petrolio.

Il mercato mondiale del petrolio.

Figura 11.7 Il mercato mondiale del petrolio.

L’offerta dei paesi OPEC

I membri dell’OPEC possono facilmente aumentare la produzione nei limiti della loro capacità, senza aumentare il loro costo marginale c. Le quote limitano la produzione totale dei paesi OPEC a .

Figura 11.7a I membri dell’OPEC possono facilmente aumentare la produzione nei limiti della loro capacità, senza aumentare il loro costo marginale c. Le quote limitano la produzione totale dei paesi OPEC a .

L’offerta dei paesi non OPEC

I paesi non-OPEC possono produrre petrolio allo stesso costo marginale c finché non arrivano in prossimità del loro limite di capacità, oltre il quale il costo marginale aumenta rapidamente.

Figura 11.7b I paesi non-OPEC possono produrre petrolio allo stesso costo marginale c finché non arrivano in prossimità del loro limite di capacità, oltre il quale il costo marginale aumenta rapidamente.

La curva di offerta mondiale

L’offerta totale mondiale in corrispondenza di ciascun prezzo è la somma della produzione dei paesi OPEC e dei paesi non OPEC (somma orizzontale).

Figura 11.7c L’offerta totale mondiale in corrispondenza di ciascun prezzo è la somma della produzione dei paesi OPEC e dei paesi non OPEC (somma orizzontale).

Il prezzo del petrolio di equilibrio

La curva di domanda è ripida: la domanda mondiale è inelastica nel breve periodo. In equilibrio il prezzo è e il consumo totale di petrolio è pari a .

Figura 11.7d La curva di domanda è ripida: la domanda mondiale è inelastica nel breve periodo. In equilibrio il prezzo è e il consumo totale di petrolio è pari a .

Profitto

Il profitto dell’OPEC è , cioè l’area del rettangolo al di sotto di . Il profitto non-OPEC è il resto dell’aera al di sotto di .

Figura 11.7e Il profitto dell’OPEC è , cioè l’area del rettangolo al di sotto di . Il profitto non-OPEC è il resto dell’aera al di sotto di .

Gli shock nel prezzo del petrolio degli anni Settanta

Nel 1973/74 i paesi OPEC imposero un embargo parziale al petrolio in risposta alla guerra in Medio Oriente del 1973/74. Nel 1979/80 la produzione di petrolio da parte di Iran e Iraq crollò come conseguenza della Rivoluzione iraniana e alla guerra tra Iran e Iraq. Questi avvenimenti sono rappresentati nella figura 11.8 dallo spostamento verso sinistra della curva che rappresenta l’offerta mondiale, determinata dalla diminuzione nel volume della produzione dell’OPEC. La produzione totale e il consumo crollarono, ma la scarsa elasticità della domanda fece sì che l’aumento percentuale nel prezzo fosse molto maggiore della diminuzione percentuale della quantità. Questo è ciò che osserviamo nei dati della figura 11.6. Il prezzo del petrolio (in dollari USA del 2014) passa da 18 $ al barile nel 1973 a 56 $ nel 1974, fino a 106 $ nel 1980; le ampie oscillazioni di prezzo ebbero però un impatto contenuto sul consumo di petrolio (-2% tra il 1973 e il 1974, -10% tra il 1979 e il 1983).

Gli shock del prezzo del petrolio negli anni Settanta: i paesi OPEC riducono la produzione.

Figura 11.8 Gli shock del prezzo del petrolio negli anni Settanta: i paesi OPEC riducono la produzione.

Lo shock nel prezzo del petrolio del 2000–2008

Il periodo tra il 2000 e il 2008 fu caratterizzato da una rapida crescita dei paesi in via di sviluppo, soprattutto Cina e India. L’elasticità della domanda di petrolio e derivati rispetto al reddito è maggiore in questi paesi di quanto non sia nei mercati delle economie sviluppate; questo perché la domanda di automobili e viaggi in aereo aumenta più velocemente nella fase iniziali dello sviluppo economico. L’effetto fu uno spostamento della domanda verso destra, come mostrato dalla figura 11.9. In questo caso, è la scarsa elasticità dell’offerta di breve periodo a causare il forte aumento di prezzo a fronte di un aumento modesto nel consumo mondiale di petrolio. La rapida diminuzione del prezzo nel 2009 ha una spiegazione analoga ma in senso opposto: la crisi finanziaria del 2008 generò uno shock negativo della domanda, che spostò la curva di domanda a sinistra, riducendo il consumo mondiale del 3% circa; il prezzo del greggio crollò dai 100 $ a barile nell’estate 2008 ai 40-50 $ a barile a inizio 2009.

Il prezzo del petrolio nel periodo 2000–2008: la crescita economica fa aumentare la domanda mondiale.

Figura 11.9 Il prezzo del petrolio nel periodo 2000–2008: la crescita economica fa aumentare la domanda mondiale.

Esercizio 11.3 Il mercato mondiale del petrolio

  1. Usando le curve di domanda e offerta, illustrate cosa succede quando la crescita economica dà impulso alla domanda mondiale (a) nel breve periodo, (b) nel lungo periodo quando i produttori investono in nuove piattaforme di estrazione, (c) nel lungo periodo quando i consumatori trovano sostituti al petrolio.
  2. Sempre con l’uso dei grafici, descrivete le conseguenze di breve e di lungo periodo di uno shock negativo dell’offerta simile a quello degli anni Settanta.
  3. Se osservaste un aumento del prezzo del petrolio, come fareste a sapere se è guidato dal lato dell’offerta o della domanda?
  4. Spiegate come cambierebbero il grafico e quale sarebbe la risposta agli shock se ci fossero:
    • un mercato concorrenziale composto da molti produttori;
    • un singolo produttore monopolista;
    • un cartello OPEC che controlla il 100% del petrolio prodotto nel mondo e cerca di massimizzare la somma dei profitti dei suoi membri.
  5. Perché un membro dell’OPEC potrebbe avere un incentivo a produrre più della quota assegnatagli?

Esercizio 11.4 La rivoluzione dello scisto bituminoso

Uno sviluppo importante negli ultimi 10 anni è stato il ritorno degli Stati Uniti nel gruppo dei grandi produttori di petrolio grazie alla “rivoluzione dello scisto bituminoso”. Il petrolio di scisto (shale oil) viene estratto provocando delle fratture idrauliche (fracking) negli strati rocciosi tramite l’iniezione un fluido ad alta pressione nel sottosuolo. In un discorso su “La nuova economia del petrolio” nell’ottobre 2015, Spencer Dale, capo economista della società petrolifera BP, spiegò le differenze tra l’estrazione dello scisto bituminoso e l’estrazione tradizionale.

  1. Secondo Dale, come ha influito la rivoluzione dello scisto bituminoso sul mercato mondiale del petrolio?
  2. Come cambierà il mercato mondiale del petrolio in futuro?
  3. Spiegate come dovrebbe cambiare il nostro grafico di domanda e offerta se la sua analisi si rivelasse corretta.

11.5 Il valore di un investimento: concetti di base

bene patrimoniale
Qualsiasi bene o cespite che ha un valore, e quindi può essere posseduto anche al solo scopo di essere rivenduto.

Il pesce si compra per nutrirsi, i cappelli per coprirsi, il combustibile per consentire alla propria auto di muoversi o per scaldarsi: si tratta di beni che vengono acquistati per essere consumati. Il mercato di un bene patrimoniale funziona diversamente, perché gli acquirenti hanno un secondo fine oltre a quello di possedere il bene, dato dalla possibilità di rivenderlo in futuro. Diventa allora importante chiedersi cosa determini il valore di un bene patrimoniale, che si tratti di un immobile, di un’opera d’arte o di un’attività finanziaria, come un titolo obbligazionario o azionario.

Ricordate dal Capitolo 6 che i profitti di un’impresa appartengono agli azionisti proporzionalmente al numero di azioni possedute. I profitti possono essere distribuiti ai soci come dividenti oppure trattenuti e reinvestiti nell’impresa per mantenere e espandere la sua capacità di generare entrate in futuro. Dato che il futuro è per definizione incerto, come si può determinare il valore di un azione?

Due fattori sono importanti per determinare il valore di un’attività finanziaria (o titolo): la dimensiona dei flussi di cassa che ci si attende essa possa generare in futuro e l’incertezza relativa a tali flussi.

Titoli di Stato e obbligazioni

titolo di Stato
Un’obbligazione emessa dal governo che prevede la promessa di pagare al titolare flussi di denaro predeterminati a intervalli specifici.

Consideriamo per cominciare un titolo che garantisce un flusso di pagamenti prefissati in un periodo di tempo finito, e supponiamo che gli investitori siano del tutto certi che questi pagamenti avranno realmente luogo. Il miglior esempio a questo riguardo sono le obbligazioni governative, più comunemente chiamate titoli di Stato, emessi da Paesi che abbiano un rischio minimo di fallimento (default), come ad esempio i Treasury Bond degli Stati Uniti o i titoli di Stato svizzeri (che sono stati oggetto dell’Einstein del Capitolo 10).

Gli investitori vorranno comprare e detenere il titolo solo se il tasso di rendimento — il rapporto tra pagamenti futuri e prezzo di acquisto o vendita del titolo — è sufficientemente vicino al tasso di interesse di analoghe forme di investimento finanziario disponibili in alternativa. Il flusso di pagamenti promesso è fisso, quindi minore il prezzo del titolo, più grande sarà il tasso di interesse che esso garantisce a chi lo acquista. In altre parole, il prezzo di un titolo sarà inversamente correlato al suo tasso di interesse. Se i tassi di interesse di altri impieghi del capitale aumentano, anche il tasso di interesse sul nostro titolo deve aumentare — quindi il suo prezzo deve abbassarsi.

obbligazione
Un titolo finanziario che comporta la promessa da parte dell’emittente di versare al detentore somme di denaro predeterminate in un certo arco di tempo.

Un’obbligazione può essere emessa anche da un privato, ad esempio un’impresa, ma in questo caso non sarà priva di rischio. Più alto il rischio di fallimento dell’impresa, più alto dovrà essere il tasso di interesse che gli investitori domanderanno per essere disposti a detenere il titolo. Se due obbligazioni promettono esattamente lo stesso flusso di pagamenti, quella più rischiosa dovrà avere il prezzo minore. Gli investitori che acquistano obbligazioni più rischiose riceveranno un tasso di interesse più alto se esse alla fine verranno rimborsate, ma corrono il rischio di non ricevere alcun pagamento.

Azioni

azioni
Quote di proprietà di un’impresa che possono essere scambiate. Il titolare di un’azione ha il diritto di ricevere una parte dei profitti dell’impresa e può guadagnare dall’aumento del valore delle azioni.

Le azioni sono titoli diversi dalle obbligazioni in due aspetti importanti: non c’è la promessa di uno specifico pagamento e il periodo di tempo in cui avverranno i pagamenti non è fissato. Le azioni di imprese che si pensa possano generare maggiori profitti saranno valutate di più, ma al variare delle aspettative varierà anche il valore delle azioni. Come per le obbligazioni, però, il loro valore dipenderà anche dai rendimenti delle attività alternative disponibili nell’economia e dalla rischiosità dei guadagni attesi.

Il rischio

rischio sistematico
Il rischio che minaccia tutto il mercato, cosicché è impossibile per gli investitori difendersi diversificando i propri investimenti.
rischio idiosincratico
Il rischio che minaccia solo un numero ristretto di attività patrimoniali. Gli investitori possono eliminare quasi del tutto la propria esposizione a questo rischio diversificando i propri investimenti.
rischio sistemico
Il rischio che minaccia l’intero sistema finanziario.

Come si valuta il rischio di un investimento? Per rispondere a questa domanda occorre capire la differenza tra rischio sistematico e rischio idiosincratico. I profitti di un’impresa possono risultare più alti o più bassi rispetto alle aspettative iniziali per diverse ragioni: alcuni eventi — come le variazioni delle politiche commerciali, quelle dei tassi di interesse, o della domanda aggregata per beni e servizi — interessano contemporaneamente un ampio insieme di attività finanziarie; altri eventi — un successo nella sperimentazione di un medicinale, l’esito di una causa legale sulla presunta mancanza di sicurezza di un veicolo — interessano solo un’impresa specifica che può subire in base a questo o maggiori perdite o maggiori guadagni. Il primo tipo di rischio è detto sistematico o non diversificabile, il seconda idiosincratico o diversificabile. Con il termine rischio sistemico ci si riferisce infine ai rischi che minacciano tutto il sistema finanziario.

Questa idea fu sviluppata negli anni Sessanta da William Sharpe, John Lintner e altri, a partire dal lavoro precedente di Harry Markowitz.

Un’importante conclusione raggiunta dalla teoria economica delle scelte finanziarie è che il rischio diversificabile è sostanzialmente irrilevante nella valutazione di un titolo, poiché gli investitori possono eliminarlo quasi del tutto costruendo un portafoglio diversificato di titoli, ognuno dei quali presente in quantità ridotta. In ciascun periodo, un portafoglio così costruito avrà titoli di imprese il cui valore è aumentato e altre il cui valore è diminuito, ma se questi shock sono genuinamente idiosincratici tali effetti tenderanno a cancellarsi a vicenda, senza influenzare il valore del portafoglio.

Il rischio sistematico è diverso: è generato da shock che influenzano contemporaneamente un ampio insieme di titoli e non possono quindi essere diversificati. Imprese diverse sono esposte a diversi livelli di rischio sistematico, a seconda del grado di correlazione tra i loro ricavi e quelli del resto del mercato. Per esempio, i ricavi di Ford o Chrysler dipendono molto dalle condizioni economiche generali, dato che le persone tendono a posticipare l’acquisto di automobili nei periodi di recessione. Le compagnie che forniscono gas ed energia alle famiglie, invece, sono protette da questo rischio perché il consumo di energia non dipende in modo particolare dalle condizioni economiche generali.

tasso di capitalizzazione di mercato
Il tasso di rendimento sufficiente a indurre gli investitori a detenere azioni di una certa impresa. Le imprese più esposte al rischio sistematico saranno caratterizzate da tassi di capitalizzazione di mercato maggiori.

Gli investitori chiederanno rendimenti in media superiori alle azioni di società che hanno un alto livello di rischio sistematico, perché la volatilità dei loro ricavi non può essere facilmente diversificata. Il tasso di rendimento che indurrà gli investitori a comprare azioni di una società è anche chiamato il tasso di rendimento richiesto o tasso di capitalizzazione di mercato. Ceteris paribus, questo tasso sarà maggiore per le società soggette a un maggior rischio sistematico. A parità di informazioni e previsioni sui ricavi futuri, le azioni avranno valore maggiore per le società con un basso tasso di capitalizzazione di mercato.

Strategie di mercato nella negoziazione dei titoli

valore fondamentale
Il prezzo di un’azione calcolato basandosi sui ricavi futuri attesi e sul livello di rischio.

Il prezzo di un’azione calcolato sulla base di queste considerazioni — ricavi futuri attesi e livello di rischio sistematico — è a volte chiamato valore fondamentale dell’azione o titolo. Molti investitori istituzionali, inclusi i fondi di gestione del risparmio e alcuni fondi speculativi, adottano come strategia di mercato quella di acquistare titoli che, in base alla loro valutazione, hanno un prezzo inferiore al loro valore fondamentale, e vendere quelli il cui prezzo è maggiore rispetto a tale valore.

Altre strategie di mercato non prendono in considerazione il valore fondamentale. Per esempio, alcuni intermediatori cercano il momentum dei prezzi dei titoli: comprano perché si aspettano un ulteriore aumento dei prezzi, o vendono perché si attendono un calo. Di conseguenza, un investitore che ritenesse probabile un ulteriore aumento del prezzo potrebbe essere disposto ad acquistare un azione anche quando essa ha un prezzo superiore al suo valore fondamentale. Se la previsione si avverasse, il compratore avrebbe ottenuto un guadagno acquistando l’azione a un certo prezzo e rivendendola poi a prezzo più alto, anche se il valore fondamentale del titolo non fosse nel frattempo cambiato.

speculazione
Comprare e vendere titoli per guadagnare da una variazione attesa del prezzo.

Comprare e vendere titoli basandosi sulla valutazione del loro valore fondamentale è una forma di speculazione, motivata da una convinzione che il prezzo tornerà presto al suo valore fondamentale. Comprare e vendere basandosi sul momentum è un altro esempio di speculazione, motivata dalla convinzione che le tendenze di breve periodo abbiano un certo grado di persistenza. Queste strategie, e molte altre, sono presenti nei moderni mercati finanziari e determinano il comportamento dei prezzi e la possibilità che ci siano bolle e crolli (come vedremo nei prossimi paragrafi).

COME GLI ECONOMISTI IMPARANO DAI FATTI La saggezza delle masse: il peso di un bue e il valore di un’azione

Qual è il giusto prezzo di un’azione di Facebook Inc.? Non sarebbe meglio che il prezzo venisse fissato da esperti di economia, invece che determinato dall’interazione di milioni di persone sul mercato, poche delle quali hanno una conoscenza profonda dell’impresa e dei suoi progetti?

Gli economisti non hanno trovato una spiegazione per il funzionamento di questo meccanismo, ma un’intuizione importante ci viene da una fonte inusuale: un gioco svoltosi nel 1907 in una fiera agricola a Plymouth, in Inghilterra. Ai partecipanti alla fiera venne presentato un bue vivo; per mezzo scellino, potevano provare a indovinare il peso “pulito” del bue, cioè il peso della carne vendibile che se ne sarebbe potuta ricavare. Il partecipante la cui risposta, scritta su un biglietto, si fosse avvicinata maggiormente a quella corretta avrebbe vinto un premio.

Un eclettico intellettuale inglese, Francis Galton, ebbe modo di studiare i biglietti usati nella gioco e scoprì che l’errore medio dei partecipanti al gioco era stato di 40 libbre. Tuttavia, quella che lui chiamò la vox populi — la mediana di tutti i vari tentativi — era incredibilmente vicina al valore corretto, mancandolo di sole 9 libbre (meno del 1%). Dal punto di vista economico, la conclusione importante è che la media delle valutazioni di un grande numero di persone poco informate è spesso estremamente precisa; forse addirittura più precisa della stima di un veterinario esperto o di un allevatore di buoi.

Il ricorso alla mediana per aggregare le risposte significava che la vox populi coincideva con l’opinione di uno specifico giocatore, quello che alla fine era risultato il meglio informato di tutti, ma erano le risposte di tutti gli altri individui a consentire di individuare questo giocatore come il più informato. La vox populi era stata cioè ottenuta utilizzando tutte le informazioni disponibili, inclusi i presentimenti e le sensazioni che avevano dato luogo a valori estremamente alti e bassi.

Il risultato di Galton è un esempio di “saggezza della folla”, particolarmente utile agli economisti perché contiene, in maniera stilizzata, molti ingredienti presenti in un buon meccanismo di prezzo.

Come notato da Galton stesso, il gioco aveva un grande numero di caratteristiche che contribuivano al prevalere della vox populi. Il prezzo di ingresso era modesto, ma non zero, permettendo a molti di partecipare, ma scoraggiando i disturbatori. I biglietti erano compilati e consegnati privatamente e i giudizi non erano influenzati “dalla capacità retorica o dalla passione”. Infine, la promessa di un premio incoraggiava l’attenzione dei partecipanti.

Sebbene alcuni dei partecipanti fossero ben informati, altri lo erano poco e, come notò Galton, erano guidati da informazioni che avevano colto alla fiera, oppure dalle loro impressioni. La scelta di considerare la mediana riduce (ma non elimina) l’influenza di questi partecipanti, evitando che valori estremi o esagerati allontanino la vox populi lontano dalla visione d’insieme del gruppo.

Il mercato azionario rappresenta un altro caso di vox populi, in cui si cerca di indovinare il valore di una società, spesso ma non sempre tenendo conto in maniera quanto più possibile precisa dei cambiamenti nella qualità dei manager, della tecnologia o delle opportunità di mercato.

La saggezza delle masse spiega il successo dei cosiddetti prediction market. Il mercato telematico dell’Iowa, gestito dall’Università dell’Iowa, permette di stipulare contratti che sono in effetti scommesse sull’esito delle future contese elettorali. I prezzi che si formano in questi mercati mettono insieme le informazioni, le sensazioni e le ipotesi di un grande numero di partecipanti, e da essi si possono ricavare con mesi di anticipo previsioni sull’esito dell’elezione spesso più accurate di quelle ottenute con i sondaggi. Altri prediction market consentono a migliaia di persone di scommettere su eventi come la vincita del prossimo Premio Oscar per la miglior attrice non protagonista. Qualcuno ha addirittura proposto la creazione di un simile mercato per la previsione del prossimo grande attentato terroristico negli Stati Uniti.

Domanda 11.4 Scegli le risposte corrette

Quali delle seguenti affermazioni sono corrette?

  • Il valore fondamentale delle azioni di una società è determinato dai profitti futuri attesi e dal rischio sistematico.
  • Se non ci sono nuove informazioni riguardo alla profittabilità futura o al rischio sistematico di un’impresa, ma il prezzo dell’azione continua a crescere, anche il valore fondamentale starà crescendo.
  • Comprare un’azione ad un prezzo maggiore del valore fondamentale nella speranza di rivenderla ad un prezzo ancora più alto è una strategia che garantisce di perdere denaro.
  • Tutti gli investitori sono sempre d’accordo sul valore fondamentale delle azioni di una società.
  • I profitti futuri attesi e il rischio sistematico determinano il flusso di reddito che un investitore può aspettarsi. Questo è ciò che chiamiamo valore fondamentale.
  • Senza nuove informazioni sulla profittabilità o sul rischio il valore fondamentale non può cambiare, quindi un prezzo che cresce indica la presenza di speculazione.
  • Si può guadagnare con questa strategia, vendendo prima che il prezzo si abbassi.
  • Gi investitori non sono necessariamente d’accordo, dato che possono avere informazioni diverse riguardo alla profittabilità futura.

11.6 Variazioni nella domanda e nell’offerta di attività finanziarie

borsa
Mercato dove si scambiano azioni e altri titoli finanziari.

I prezzi nei mercati finanziari cambiano continuamente. Il grafico in alto nella figura 11.10 mostra le fluttuazioni del prezzo delle azioni di News Corp nella borsa elettronica Nasdaq in un giorno del maggio 2014 e, nel grafico in basso, il numero di azioni scambiate in ciascun intervallo di tempo. Poco dopo l’apertura del mercato alle 9.30, il prezzo di un’azione era 16,66 $. La compravendita delle azioni da parte degli investitori fece raggiungere il valore minimo di 16,45 $ alle 10 e alle 14. Alla chiusura del mercato, con un prezzo di 16,54 $, erano state scambiate quasi 556.000 azioni.

Prezzo delle azioni di News Corp e volume scambiato (7 maggio 2014).

Figura 11.10 Prezzo delle azioni di News Corp e volume scambiato (7 maggio 2014).

Bloomberg L.P., visitato il 28 maggio 2014.

Finché sono aperti gli scambi delle azioni di News Corp, ciascun azionista ha un prezzo di riserva, cioè il prezzo minimo al quale è disposto a vendere le proprie azioni. Chi è nel mercato per comprare, lo farà se trova un prezzo accettabile. Al variare della percezione che gli investitori hanno sulla profittabilità di News Corp, cambia la loro disponibilità a vendere e comprare. Per capire come il prezzo degli investimenti finanziari venga determinato da questi spostamenti della domanda e dell’offerta, consideriamo la figura 11.11, dove le curve mostrano il volume orario di azioni domandate e offerte a ogni prezzo.

Buone notizie sulla profittabilità.

Figura 11.11 Buone notizie sulla profittabilità.

L’equilibrio iniziale

Inizialmente il mercato è in equilibrio in A: 6.000 azioni sono vendute ogni ora al prezzo di 16,50 $.

Figura 11.11a Inizialmente il mercato è in equilibrio in A: 6.000 azioni sono vendute ogni ora al prezzo di 16,50 $.

Buone notizie sulla profittabilità

Il diffondersi di notizie positive sulla futura profittabilità di News Corp fa traslare sia la curva di domanda …

Figura 11.11b Il diffondersi di notizie positive sulla futura profittabilità di News Corp fa traslare sia la curva di domanda …

Buone notizie sulla profittabilità

… sia la curva di offerta.

Figura 11.11c … sia la curva di offerta.

Il nuovo equilibrio

Il nuovo equilibrio di mercato è in B. Il prezzo è cresciuto da 16,50 $ a 16,65 $. In questo caso, la domanda è cambiata più dell’offerta, quindi aumenta anche il volume.

Figura 11.11d Il nuovo equilibrio di mercato è in B. Il prezzo è cresciuto da 16,50 $ a 16,65 $. In questo caso, la domanda è cambiata più dell’offerta, quindi aumenta anche il volume.

Nella pratica, gli scambi non avvengono a intervalli di tempo prefissati, bensì di continuo, e i prezzi cambiano incessantemente, attraverso un meccanismo di scambio chiamato doppia asta continua. Chi vuole effettuare un acquisto può proporre una combinazione di prezzo e quantità chiamata ordine limite. Per esempio, un ordine limite di 100 azioni di News Corp a un prezzo di 16,50 $, significa che il compratore si impegna a comprare 100 azioni, ma solo a condizione che il prezzo non superi i 16,50 $ per azione. Questo è il prezzo di riserva del compratore. Analogamente, un ordine limite di vendita indica un impegno a vendere una certa quantità di azioni, purché il prezzo non sia inferiore a una specifica somma (il prezzo di riserva del venditore).

ordine limite
Annuncio di disponibilità a comprare o vendere un titolo in una certa quantità a un certo prezzo.
libro ordini
Tabella contenente gli ordini limite emessi dai compratori e dai venditori ma non ancora evasi.

Quando viene proposto un ordine limite di acquisto, possono succedere due cose. Se c’è un precedente ordine limite di vendita che non è ancora stato evaso e che offre il numero di azioni richiesto a un prezzo uguale o inferiore a quello indicato dal compratore, allora avviene lo scambio. Se non c’è nessun ordine disponibile, l’ordine limite viene trascritto nel libro ordini (che in realtà è semplicemente un tracciato telematico) e potrà essere associato a futuri ordini di vendita.

Un ordine di acquisto viene spesso chiamato denaro (in inglese bid) e un ordine di vendita lettera (in inglese ask). Il libro ordini elenca i bid in ordine decrescente di prezzo e gli ask in ordine crescente. L’inizio del libro per le azioni di News Corp attorno a mezzogiorno dell’8 maggio 2014 è rappresentato nella tabella 11.1:

Bid Ask
Prezzi ($) Quantità Prezzi ($) Quantità
16,56 400 16,59 500
16,55 400 16,60 700
16,54 400 16,61 800
16,53 600 16,62 500
16,52 200 16,63 500

Un libro ordini a doppia asta continua: i prezzi bid e ask per le azioni News Corp.

Tabella 11.1 Un libro ordini a doppia asta continua: i prezzi bid e ask per le azioni News Corp.

Yahoo Finance, visitato il 8 maggio 2014.

In questa situazione, un ordine di acquisto di 100 azioni a 16,57 $ rimarrebbe inevaso e verrebbe iscritto nel libro all’inizio della colonna bid. Un bid di 600 azioni a 16,60 $ sarebbe invece evaso immediatamente, dato che può essere abbinato a un ordine limite di vendita esistente. 500 azioni verrebbero scambiate a 16,59 $ e 100 azioni a 16,60 $. Ogni volta che un ordine di acquisto viene evaso subito, lo scambio avviene al prezzo migliore disponibile al compratore (il prezzo lettera o prezzo ask). Allo stesso modo, se un ordine di vendita viene evaso subito associandolo ad ordini esistenti, lo scambio avviene al prezzo migliore disponibile al venditore (il prezzo denaro o prezzo bid).

Possiamo vedere come cambiano i prezzi nel tempo in un mercato di questo tipo. Supponiamo che un investitore riceva una notizia negativa su News Corp, ad esempio un’indiscrezione sulla possibilità che un membro del consiglio d’amministrazione stia per dimettersi, e creda che questa informazione non sia ancora stata incorporata dal prezzo. L’investitore può proporre un grosso ordine di vendita a un prezzo inferiore a 16,56 $, che verrà immediatamente scambiato a fronte di bid esistenti. Al realizzarsi di questi scambi, i bid verranno rimossi dal libro ordini e il prezzo del titolo diminuirà. Allo stesso modo, in risposta a buone notizie, gli ordini di acquisto a prezzo maggiore dell’ask più basso vengono associati a ordini esistenti di vendita, facendo aumentare il prezzo al realizzarsi delle transazioni.

Dato che i prezzi fluttuano, non è facile pensare ad un mercato in equilibrio, ma ciò che in effetti accade è che i prezzi si adattano continuamente alle variazioni di domanda e offerta per portare il mercato in equilibrio. I mercati delle attività finanziare forniscono dunque un altro esempio di convergenza verso l’equilibrio ottenuta attraverso la ricerca di rendite:

Esercizio 11.5 Curve di domanda e offerta

  1. Usate i dati del libro ordini di News Corp. nella tabella 11.1 per tracciare le curve di domanda e di offerta delle azioni.
  2. Spiegate perché le due curve non si incrociano.

Domanda 11.5 Scegli le risposte corrette

La tabella mostra un libro ordini relativo alle azione di News Corp.

Bid Ask
Prezzi ($) Quantità Prezzi ($) Quantità
16,56 400 16,59 500
16,55 400 16,60 700
16,54 400 16,61 800
16,53 600 16,62 500
16,52 200 16,63 500

Quale delle seguenti affermazioni è corretta?

  • Un compratore vuole 500 azioni a 16,59 $.
  • Un ordine limite di acquisto di 16,56 $ significa che il compratore pagherebbe almeno 16,56 $ per azione.
  • Un ordine limite di vendita di 100 azioni a 16,58 $ non verrebbe evaso.
  • Un ordine limite di acquisto di 600 azioni a 15,59 $ sarebbe evaso con 500 azioni comprate a 16,59 $ e le rimanenti 100 a 16,60 $.
  • 16,59 $ è nel lato ask, perciò qualcuno vuole vendere 500 azioni a quel prezzo.
  • Il prezzo indica il prezzo di riserva del compratore o del venditore. In questo caso il venditore pagherebbe non più di 16,56 $.
  • L’ordine non può essere evaso perché non ci sono ordini di acquisto ad un prezzo di 16,58 $ o maggiore.
  • Il compratore non pagherebbe più di 16,59 $, quindi comprerebbe 500 azioni, l’ordine per le rimanenti 100 rimarrebbe inevaso.

11.7 Le bolle finanziarie

commodity
Bene fisico che, in quanto omogeneo, viene scambiato in maniera simile ai titoli. Sono commodities: i metalli come l’oro e l’argento, i prodotti agricoli come il caffè e lo zucchero, il petrolio e il gas. Talvolta il termine è usato con una connotazione più generale per indicare qualsiasi cosa che viene prodotta per essere venduta.

La variabilità del prezzo delle azioni di News Corp è comune anche ad altre attività finanziarie come le obbligazioni governative, alle valute in un regime di cambi flessibili, agli immobili e alle opere d’arte, e si ritrova nei mercati di beni come l’oro, il petrolio grezzo e il grano.

bolle speculative nei mercati finanziari
No definition available.

Oltre alla loro volatilità giornaliera o addirittura oraria, i prezzi delle azioni possono mostrare grandi oscillazioni, note come bolle. La figura 11.12 mostra il valore del Nasdaq Composite Index tra il 1995 e il 2004. Questo indice è una media dei prezzi di un insieme di azioni, con peso proporzionale alla capitalizzazione di mercato delle società emittenti. Il Nasdaq Composite Index in quel periodo includeva molte imprese nel settore tecnologico, a rapida crescita e il cui valore era di difficile determinazione.

Bolla delle dot-com: Nasdaq Composite Index (1995–2004).

Figura 11.12 Bolla delle dot-com: Nasdaq Composite Index (1995–2004).

Yahoo Finance, visitato il 14 January 2014.

All’inizio del periodo il livello dell’indice era inferiore a 750, in cinque anni aumentò fino a oltre 5.000, con un tasso di rendimento annuo del 45%. Perse poi due terzi del suo valore in meno di un anno, crollando fino a raggiungere un livello di 1.100 e perdendo circa l’80% del valore che aveva raggiunto al suo picco. L’episodio è passato alla storia come “bolla delle dot-com”.

Informazione, incertezza e opinioni

bolla
Aumento duraturo e significativo del prezzo di un bene patrimoniale (un titolo finanziario, un immobile, ecc.) alimentato dall’attesa di ulteriori aumenti futuri dello stesso.

Il termine bolla si riferisce a una deviazione significativa e persistente del prezzo di un investimento (finanziario o no) dal suo valore fondamentale.

Talvolta, nuove informazioni relative al valore fondamentale di un’azione vengono incorporate nei mercati in maniera rapida ed affidabile. Cambiamenti nelle opinioni sulla crescita dei rendimenti futuri di un’impresa causano aggiustamenti nel prezzo dell’azione. Notizie buone o cattive su brevetti o cause legali, malattia o morte di dipendenti importanti, aumenti inaspettati nei ricavi, fusioni e acquisizioni, possono portare alla vendita o acquisto di azioni, e quindi portare a cambiamenti dei relativi prezzi.

momentum trading
Strategia di scambio di azioni che si basa sull’idea che le nuove informazioni non vengano istantaneamente incorporate nei prezzi, che quindi mostrano una correlazione positiva nel breve periodo.

Dato che i prezzi delle azioni riflettono spesso informazioni importanti sulla salute finanziaria di un’impresa, gli investitori a cui manca questa informazione possono provare a dedurla dai movimenti del prezzo. Usando il linguaggio di Hayek, le variazioni nei prezzi sono messaggi che contengono informazioni. Perché i mercati funzionino a dovere, gli investitori devono rispondere a questi messaggi. Quando però un aumento di prezzo è interpretato come indice di ulteriori aumenti di prezzo (strategie di momentum trading) il risultato può essere la nascita di cicli di incremento di prezzo che si auto-alimentano, che causano bolle speculative seguite da crolli nel prezzo. Vi sono tre circostanze distintive e correlate che possono favorire l’insorgere di una bolla.

Sull’esistenza delle bolle non c’è tuttavia consento tra gli economisti. Eugene Fama e Rober Shiller, due economisti entrambi premiati col Nobel nel 2013, hanno opinioni molto diverse a riguardo. Secondo Eugene Fama, durante il corso della “bolla delle dot-com” illustrata nella figura 11.12 i prezzi dei titoli erano comunque basati sulla migliore informazione disponibile al momento, e le loro fluttuazione non erano che una risposta ai continui cambiamenti nelle informazioni sul futuro delle società che li avevano emessi; nell’intervista concessa a John Cassidy per The New Yorker nel 2010, Fama giudica “assolutamente approssimativi” molti degli argomenti a favore dell’esistenza delle bolle.4

euforia irrazionale
Processo che porta alla sopravvalutazione di un titolo. Questa espressione fu usata per la prima volta nel 1996 dall’allora capo dell’US Federal Reserve Board, Alan Greenspan, e venne successivamente divulgata dall’economista Robert Shiller.

Per Robert Shiller, invece, i prezzi alla fine degli anni Novanta aumentavano solo per effetto della convinzione che essi sarebbero ulteriormente aumentati. Shiller chiamò questo fenomeno euforia irrazionale degli investitori, e ne diede una descrizione approfondita nel primo capitolo del suo omonimo libro.5

QUANDO GLI ECONOMISTI SONO IN DISACCORDO Esistono le bolle?

L’impressione che si ricava dalla figura 11.12 è che i prezzi dei titoli finanziari possano oscillare rapidamente, con poca relazione con il flusso di reddito che ci si può ragionevolmente aspettare dal loro possesso.

Esistono davvero le bolle, o sono solo una nostra ricostruzione a posteriori? In altre parole, è possibile sapere che un mercato sperimenterà una bolla prima che scoppi? Sorprenderà sapere che su questo anche alcuni tra i più celebri economisti che si occupano di mercati finanziari sono in disaccordo. È il caso dei due Premi Nobel Eugene Fama e Rober Shiller. Fama, ad esempio, nega che la parola “bolla” abbia alcun significato:

Questi termini sono diventati popolari, ma penso che non abbiano alcun significato … Dopo che è successo è facile dire che i prezzi sono calati ed è stata una bolla. Penso che la maggior parte delle bolle siano al cento per cento frutto di un ragionamento a posteriori. Dopo che è successo, trovi sempre qualcuno che prima aveva detto che i prezzi erano troppo alti. Tuttavia, la gente dice sempre che i prezzi sono troppo alti: quando capita che abbiano ragione li veneriamo, quando hanno torto facciamo finta di niente. Normalmente hanno metà delle volte torto e l’altra metà ragione.

— Dall’Intervista di John Cassidy a Eugene Fama, The New Yorker, 13 ottobre 2010.

Il ragionamento di Fama è un’applicazione di ciò che gli economisti chiamano l’ipotesi dei mercati efficienti, che afferma che tutte le informazioni disponibili riguardanti i valori fondamentali sono incorporate nei prezzi in modo praticamente istantaneo. Gli economisti sono stati duramente criticati per il fatto di non aver previsto la crisi finanziaria del 2008. A questa accusa, nel 2009 il Premio Nobel Robert Lucas diede questa risposta:

Una cosa che non avremo né ora né mai è un modello che possa prevedere crolli del valore degli investimenti finanziari, come quello verificatosi lo scorso settembre con il fallimento di Lehman Brothers. Non è novità: è risaputo da 40 anni ed è una delle principali implicazioni dell’ipotesi dei mercati efficienti di Fama … Se un economista avesse una formula in grado di prevedere le crisi, diciamo con una settimana in anticipo, allora la formula diverrebbe parte dell’informazione a tutti disponibile, e i prezzi crollerebbero una settimana prima.

— R. Lucas, “In defence of the dismal science”, The Economist, 6 agosto 2009.

Secondo Markus Brunnermeier, la tesi di Lucas non è del tutto convincente:

Ovviamente, come evidenzia Bob Lucas, quando tutti gli investitori sanno che una bolla scoppierà la settimana prossima, la faranno scoppiare già oggi. Tuttavia, nella pratica, ogni singolo investitore non sa quando gli altri investitori inizieranno a scommettere contro la bolla. Questa incertezza fa agitare gli investitori perché non sanno se riusciranno ad uscire dal mercato (o a vendere) in tempo, prima che la bolla scoppi. Di conseguenza, essi saranno riluttanti ad andare controcorrente; preferiranno cavalcare la bolla, facendo sì che gli sbalzi di prezzo avvengano solo dopo un lungo periodo e spesso improvvisamente. La ricerca empirica sulla prevedibilità dei prezzi delle azioni dà supporto a questa idea. Inoltre, dato che le frizioni nell’approvvigionamento delle risorse finanziarie limitano l’attività di arbitraggio, l’assenza di opportunità di guadagno non implica che il prezzo sia corretto. Tutto ciò suggerisce l’adozione di un approccio radicalmente diverso per il futuro. Le Banche Centrali e i regolatori finanziari devono vigilare e aiutare a prevenire la nascita delle bolle, aiutando gli investitori a sincronizzare i loro sforzi per evitarle. Quanto successo di recente ci ha fatto capire che non è sufficiente ripulire tutto dopo lo scoppio della bolla, è essenziale combattere la formazione di bolle sin dall’inizio.

“Lucas roundtable: mind the frictions”, The Economist, 6 agosto 2009.

Robert Shiller ha sostenuto che l’identificazione delle bolle è possibile anche a partire da statistiche di semplice comprensione e pubblicamente accessibili, come il rapporto tra prezzo di un’azione e gli utili che essa garantisce. Andare controcorrente comprando titoli che sono convenienti in base a questo criterio, e vendere quelli che sono costosi, può portare a perdite nel breve periodo, ma nel lungo periodo genera guadagni che, secondo Shiller, superano il rendimento di un portafoglio diversificato di titoli con simili caratteristiche di rischio.6 7

Insieme a Barclays Bank, Shiller ha lanciato uno strumento finanziario chiamato exchange-traded note (ETN) che può essere usato per effettuare investimenti in linea con la sua teoria. Questo titolo è legato al rapporto tra prezzo e utili aggiustato per il ciclo (cyclically adjusted price-to-earnings ratio, o CAPE), un indicatore che Shiller ritiene possa predire i prezzi futuri anche nel lungo periodo. Ecco quindi un economista che non ha paura di investire sulla base delle proprie tesi: potete seguire le fluttuazioni dell’indice di Shiller nel sito di Barclays Bank.8

Esercizio 11.6 Il mercato delle gemme

Un articolo del New York Times, descrive come i mercati mondiali per opali, zaffiri e smeraldi siano influenzati dalle scoperte di nuove miniere di gemme.

  1. Usando l’analisi della domanda e dell’offerta, spiegate perché i commercianti australiani non sono stati contenti della scoperta di opali in Etiopia.
  2. Cosa determina la disponibilità a pagare per le gemme? Come mai gli zaffiri del Madagascar costano meno di quelli asiatici?
  3. Spiegate perché la reputazione delle gemme di una particolare provenienza è importante per il consumatore. La disponibilità a pagare non dovrebbe dipendere solo dalle preferenze individuali verso un determinato tipo di gemme?
  4. Pensate che l’alta reputazione delle gemme con una particolare provenienza esprima una vera differenza in qualità?
  5. È possibile notare la presenza di bolle nel mercato delle gemme?

Domanda 11.6 Scegli le risposte corrette

Quali delle seguenti affermazioni sono corrette?

  • Una bolla si verifica quando il valore fondamentale di un’azione aumenta troppo rapidamente.
  • Le bolle sono meno probabili nei mercati nei quali è più facile spostarsi dalla posizione di acquirente a quella di venditore e viceversa.
  • Le strategie di momentum trading aumentano la probabilità delle bolle.
  • Le bolle possono verificarsi soltanto nei mercati finanziari.
  • Una bolla si verifica quando il prezzo di mercato devia in modo significativo e persistente dal valore fondamentale.
  • Al contrario, in questo caso le bolle sono più probabili.
  • Chi segue tale strategia acquista o vende in base al fatto che il prezzo stia salendo o scendendo, non in base al valore fondamentale, e ciò contribuisce alla formazione di una bolla.
  • Le bolle possono verificarsi in tutti i mercati nei quali si scambiano attività che possono essere rivendute. Un esempio è il mercato immobiliare.

11.8 Spiegare le bolle con un semplice modello di domanda e offerta

Abbiamo visto che le bolle possono sorgere nei mercati finanziari perché la domanda dipende, in parte, dalle aspettative riguardo al prezzo a cui i titoli si potranno rivendere in futuro. Questo argomento si può anche applicare ai beni durevoli — come le case, le opere d’arte e i beni da collezione come le macchine d’epoca o i francobolli. Possiamo applicare a questi mercati il nostro modello fatto di acquirenti e venditori che prendono i prezzi come dati?

La figura 11.13 illustra le funzioni di offerta e di domanda di azioni di un’ipotetica società chiamata Flying Car Corp (FCC). Inizialmente il prezzo di un’azione della società è 50 $ (intersezione fra la curva di offerta e la curva di domanda iniziale, quella più bassa). Quando i potenziali investitori ricevono buone notizie sulla profittabilità futura attesa, la curva di domanda si sposta a destra e il prezzo aumenta a 60 $ (per semplicità assumiamo che la curva di offerta non si sposti).

Inizialmente l’aumento esogeno della domanda ha lo stesso effetto che ha nel mercato per il pane e i cappelli. La figura presenta quel che succede in seguito.

L’inizio di una bolla nelle azioni di Flying Car Corp.

Figura 11.13 L’inizio di una bolla nelle azioni di Flying Car Corp.

Il prezzo iniziale

Inizialmente il prezzo di un’azione in una società chiamata Flying Car Corp è 50 $, sulla curva di domanda più bassa.

Figura 11.13a Inizialmente il prezzo di un’azione in una società chiamata Flying Car Corp è 50 $, sulla curva di domanda più bassa.

La risposta alle buone notizie

Quando i potenziali investitori ricevono una buona notizia sulla profittabilità attesa futura, la curva di domanda si sposta a destra e il prezzo aumenta a 60 $.

Figura 11.13b Quando i potenziali investitori ricevono una buona notizia sulla profittabilità attesa futura, la curva di domanda si sposta a destra e il prezzo aumenta a 60 $.

L’effetto di un aumento di prezzo

I potenziali acquirenti trattano l’aumento di prezzo come un’ulteriore buona notizia. La curva di domanda si sposta a destra semplicemente perché è aumentato il prezzo, che cresce ancora fino a 70 $.

Figura 11.13c I potenziali acquirenti trattano l’aumento di prezzo come un’ulteriore buona notizia. La curva di domanda si sposta a destra semplicemente perché è aumentato il prezzo, che cresce ancora fino a 70 $.

L’inizio di una bolla

Questo ulteriore aumento può far spostare ancora la domanda, continuando il processo.

Figura 11.13d Questo ulteriore aumento può far spostare ancora la domanda, continuando il processo.

feedback positivo
Si ha quando una variazione iniziale delle condizioni mette in moto forze che tendono ad amplificarla. Vedi anche: feedback negativo

La sequenza degli eventi rappresentati nella figura 11.13 può verificarsi se gli individui interpretano un aumento del prezzo come un segnale che una notizia a loro sconosciuta è stata invece ricevuta dagli altri operatori nel mercato, e per questa ragione aggiustano le loro aspettative verso l’alto. In ogni caso, l’incremento iniziale nella domanda crea un feedback positivo, portando ad altri incrementi nella domanda.

Questo non accade nel mercato del pane: le persone non rispondono a un aumento nel prezzo del pane comprandone di più e riempiendo il freezer. Per costruire un modello capace di descrivere il funzionamento del mercato delle azioni, delle opere d’arte o delle case, dobbiamo fare in modo che tenga conto degli effetti addizionali dati dalle opinioni riguardo ai prezzi futuri. La figura 11.14 mette a confronto due scenari alternativi che si possono realizzare in seguito a uno stesso shock esogeno — per esempio, una buona notizia sui profitti attesi di Flying Car Corp — che fa aumentare il prezzo da 50 $ a 60 $ come nella figura 11.13.

Nel diagramma di sinistra, le opinioni smorzano la crescita dei prezzi: alcuni partecipanti al mercato rispondono all’aumento iniziale del prezzo con scetticismo riguardo alla possibilità che il valore fondamentale di FCC sia davvero 60 $; quindi tutti vendono azioni, cercando di trarre profitto dal fatto che il prezzo corrente è più altro del valore fondamentale e che non potrà che diminuire in futuro. Questo comportamento riduce il prezzo e lo fa scendere a un valore un po’ superiore al suo livello iniziale, al quale esso si stabilizza. Le notizie sono state incorporate in un prezzo compreso tra 50 $ e 60 $, riflettendo le opinioni aggregate riguardo il nuovo valore fondamentale di FCC.

Feedback positivo e negativo.

Figura 11.14 Feedback positivo e negativo.

Al contrario, nel diagramma di destra le opinioni amplificano l’aumento di prezzo. Quando la domanda aumenta, altri credono che l’aumento iniziale segnali un aumento ulteriore in futuro. Queste opinioni determinano una crescita della domanda di azioni FCC. Altri investitori si rendono conto del fatto che chi ha più azioni FCC ha guadagnato dall’aumento di prezzo e imitano il loro comportamento. Prende vita un ciclo di crescita del prezzo che si auto-alimenta.

equilibrio stabile
Un equilibrio che ha la tendenza a ristabilirsi autonomamente dopo essere stato perturbato da uno shock.

Se le opinioni degli investitori smorzano le variazioni di prezzo e ristabiliscono l’equilibrio dei mercati dopo uno shock dei prezzi, siamo in presenza di un equilibrio stabile. La figura 11.15 mostra come possiamo includere in un modello il processo di adattamento del prezzo in caso di equilibrio stabile. Il grafico a sinistra mostra le curve di offerta e domanda per le azioni FCC, con un prezzo di equilibrio che corrisponde al loro valore fondamentale. Il grafico a destra mostra la curva della dinamica del prezzo (CDP), ovvero la relazione tra il prezzo in un periodo e quello nel periodo successivo. Quando , il prezzo nel periodo t, è uguale a , allora il prezzo nel periodo successivo, , sarà anch’esso uguale a , dal momento che in equilibrio il prezzo non cambia. Se però il prezzo corrente non è in equilibrio, la CDP mostra quale sarà il prezzo nel periodo seguente. Supponiamo che a seguito di uno shock il prezzo diventi , maggiore . A questo punto, visto che siamo in una situazione di disequilibrio, possiamo utilizzare la CDP per vedere che il prezzo nel periodo successivo sarà , maggiore di ma minore di . Siccome continuiamo ad essere in disequilibrio, il prezzo nel periodo successivo è sempre descritto dalla CDP, ed è maggiore di ma minore di . La figura mostra che il mercato tende a tornare gradualmente all’equilibrio.

Un equilibrio stabile nel mercato delle azioni FCC.

Figura 11.15 Un equilibrio stabile nel mercato delle azioni FCC.

Il prezzo di equilibrio

Il grafico di sinistra mostra le curve di offerta e domanda in un mercato in cui il prezzo di equilibrio è . La curva della dinamica del prezzo (CDP) a destra mostra che quando il prezzo nel periodo è , il prezzo nel periodo sarà invariato.

Figura 11.15a Il grafico di sinistra mostra le curve di offerta e domanda in un mercato in cui il prezzo di equilibrio è . La curva della dinamica del prezzo (CDP) a destra mostra che quando il prezzo nel periodo è , il prezzo nel periodo sarà invariato.

Uno shock

Immaginiamo che, a seguito di una temporanea caduta nella domanda, il prezzo delle azioni scenda a : si ha un eccesso di offerta.

Figura 11.15b Immaginiamo che, a seguito di una temporanea caduta nella domanda, il prezzo delle azioni scenda a : si ha un eccesso di offerta.

La dinamica del prezzo

La CDP mostra che se il prezzo in questo periodo è , allora sarà nel prossimo periodo.

Figura 11.15c La CDP mostra che se il prezzo in questo periodo è , allora sarà nel prossimo periodo.

Le valutazioni degli investitori smorzano la dinamica del prezzo

Dato che la CDP ha un’inclinazione minore di 45°, è più vicino all’equilibrio rispetto a . Gli investitori sono influenzati dalla loro valutazioni sul valore fondamentale di FCC.

Figura 11.15d Dato che la CDP ha un’inclinazione minore di 45°, è più vicino all’equilibrio rispetto a . Gli investitori sono influenzati dalla loro valutazioni sul valore fondamentale di FCC.

La convergenza all’equilibrio

I prezzi si avvicinano a . Il processo continua finché non si torna all’equilibrio.

Figura 11.15e I prezzi si avvicinano a . Il processo continua finché non si torna all’equilibrio.

Dovrebbe risultare evidente che la stabilità del mercato è garantita, graficamente, dal fatto che nella figura 11.15, la CDP ha un’inclinazione minore di 45°; di conseguenza, un prezzo superiore al valore di equilibrio porterà il prezzo del periodo successivo ad essere minore rispetto a quello del periodo precedente e la differenza fra prezzo corrente e prezzo fondamentale tenderà a diminuire con il trascorre del tempo. Una tale inclinazione della CDP rappresenta il caso in cui le opinioni di coloro che si basano sul valore fondamentale del titolo sono dominanti rispetto alla opinioni di coloro che interpretano l’attuale aumento come un segnale di ulteriori aumenti del prezzo. Il fatto che la CDP abbia un’inclinazione minore di 45° traduce graficamente l’ipotesi che la maggior parte degli operatori si aspetti, dopo lo shock iniziale, un ritorno del prezzo al suo valore fondamentale.

Possiamo immaginare tuttavia uno scenario diverso, ipotizzando che, in seguito all’aumento iniziale del prezzo dell’azione , la domanda aumenti: l’attrattività delle azioni FCC è maggiore. Anche se tutti sanno che il valore fondamentale delle azioni è ancora , alcuni credono che il prezzo continuerà ad aumentare (almeno per un po’). Se si diffonde l’idea che il prezzo aumenti ancora, allora acquistare le azioni FCC diventa una buona strategia. Detenere queste azioni sarà una fonte di guadagno in conto capitale perché esse potranno essere rivendute in un prossimo futuro a un prezzo maggiore di quello di acquisto.

equilibrio instabile
Un equilibrio che, una volta perturbato da un qualsiasi shock, tende a deviare dalla posizione di partenza.

In questo caso, come mostrato dal grafico di sinistra nella figura 11.16, l’aumento di prezzo sposta la curva di domanda a destra. Nel grafico di destro, la CDP ha pendenza maggiore di 45°: il prezzo nel periodo successivo sarà quindi maggiore del prezzo attuale e la distanza fra il prezzo corrente e quello legato al valore fondamentale tenderà ad aumentare con il passare del tempo. In questo scenario, la CDP rappresenta un caso di equilibrio instabile.

Un equilibrio instabile.

Figura 11.16 Un equilibrio instabile.

Il prezzo aumenterà ancora; in una bolla che si auto-alimenta, questo processo continua indefinitamente — almeno finché non accade qualcosa che fa cambiare l’aspettativa che il prezzo continui a crescere (insieme alla sua deviazione dal valore fondamentale). L’instabilità causata dall’auto-alimentarsi delle aspettative sul prezzo può aver luogo solo in mercati nei quali i beni acquistati possono essere rivenduti, come accade per le attività finanziarie o i beni durevoli. Non ha senso comprare verdura, pesce o vestiti nella speranza di ottenere un guadagno in conto capitale dalla loro vendita, perché il cibo marcisce e la moda passa.

LEIBNIZ: Bolle speculative

Come scoppiano le bolle?

Una bolla scoppia quando qualche agente nel mercato avverte il pericolo che il prezzo crolli. I possibili compratori si ritirano e quelli che possiedono il titolo cercano di sbarazzarsene. Il processo nella figura 11.13 si inverte. La figura 11.17 usa il modello di domanda e offerta per mostrare cosa accade. Al culmine della bolla le azioni valgono 80 $. Allo scoppiare della bolla sia la curva di domanda che quella di offerta si spostano e il prezzo crolla da 80 $ a 54 $ - creando grandi perdite agli investitori che non hanno venduto le azioni per tempo.

Il crollo del prezzo delle azioni FCC.

Figura 11.17 Il crollo del prezzo delle azioni FCC.

Se il prezzo di un’azione è cresciuto solo grazie all’attesa di ulteriori aumenti di prezzo, chi è ben informato riguardo al vero valore dell’azione può trarre beneficio da questa informazione. Se l’aumento nell’indice Nasdaq nella figura 11.12 era davvero una bolla, come mai coloro che l’avevano identificata come tale non ne hanno tratto profitto scommettendo somme enormi sul crollo dei prezzi?

vendita allo scoperto
La vendita di un titolo preso in prestito dal venditore, con l’intenzione di riacquistarlo in seguito a prezzo minore. Questa strategia è adottata dagli investitori che si aspettano una diminuzione nel prezzo di un titolo.

Come a volte accade, molti grandi investitori, inclusi alcuni celebri gestori di fondi di Wall Street, andarono controcorrente, scommettendo sullo scoppio della bolla. Lo fecero mediante una vendita allo scoperto (in inglese short selling, o semplicemente short), cioè prendendo in prestito azioni e rivendendole immediatamente finché il prezzo elevato, con l’intenzione di ricomprarle a un prezzo minore per restituirle al prestatore successivamente al crollo del prezzo. Si tratta di una strategia estremamente rischiosa, perché richiede di prevedere con precisione quando avverrà il crollo — se un investitore avesse ragione sulla bolla, ma calcolasse male i tempi, si troverebbe a dover ricomprare le azioni per restituirle al prestatore ad un prezzo più alto di quello a cui le hai vendute, realizzerebbe una perdita e non sarebbe in grado di ripagare il debito.

Molti di coloro che investono possono essere convinti che ci sarà un crollo, ma sperano di uscire dal mercato prima di quel momento. Questo è quanto accadde durante la bolla delle dot-com quando Stanley Druckenmiller, gestore del Quantum Fund con investimenti per 8 miliardi di dollari, tenne nel suo portafoglio le azioni delle aziende tecnologiche sapendo che erano sopravvalutate. Quando il crollo dei prezzi inflisse pesanti perdite al suo fondo, spiegò il proprio errore con una metafora tratta dal baseball: “Pensavo di essere all’ottavo inning invece ero già al nono, mi sono spinto troppo in là.”

Esercizio 11.7 Qual è il valore fondamentale di un bitcoin?

Le bolle speculative possono riguardare anche le valute virtuali (criptovalute) come il Bitcoin. Il Bitcoin è stato introdotto da un gruppo di sviluppatori di software nel 2009. Nei contesti dove viene accettato, può essere scambiato come corrispettivo per l’acquisto di beni e servizi. A differenza di altre valute, non è controllato da una autorità riconosciuta come una banca centrale, ma invece è “estratto” da singoli individui che sono disposti a prestare la loro potenza di calcolo per verificare e registrare transazioni Bitcoin nel libro mastro pubblico. All’inizio del 2013, un bitcoin poteva essere acquistato a un prezzo intorno ai 13 $. Il 4 dicembre 2013, raggiunse i 1,147 $, perdendo più della metà del suo valore in due settimane. Nel periodo successivo, il suo valore non ha subito oscillazioni rilevanti fino a metà del 2017, quando ha iniziato a salire rapidamente, sfiorando a metà dicembre 2017 i 20.000 $ per poi scendere nuovamente.

L’andamento del valore del Bitcoin è consultabile sul sito https://bitcoincharts.com/charts/.

Usate il modello di questi paragrafo e la discussione relativa all’esistenza delle bolle per l’andamento del valore del Bitcoin.

Esercizio 11.8 Le dieci grandi bolle speculative degli ultimi 400 anni

Secondo Charles Kindleberger, uno storico dell’economia, le bolle speculative si sono verificate sin dai tempi antichi. Negli ultimi 100 anni si sono concentrate soprattutto nei mercati immobiliari, finanziari e negli investimenti esteri. Qui di seguito un elenco di quelle più rilevanti negli ultimi 400 anni:9

  • 1636: La bolla dei tulipani nei Paesi Bassi
  • 1720: La South Sea Company
  • 1720: La Compagnia del Mississippi
  • 1927–29: La bolla finanziaria degli anni Venti
  • Anni Settanta: L’impennata di prestiti in Messico e in altre economie in via di sviluppo
  • 1985–89: La bolla finanziaria e immobiliare in Giappone
  • 1985–89: La bolla finanziaria e immobiliare in Finlandia, Norvegia e Svezia
  • Anni Novanta: La bolla finanziaria e immobiliare in Thailandia, Malesia, Indonesia e molti altri paesi asiatici tra il 1992 i il 1997, e l’ondata di investimenti esteri in Messico tra il 1990 e il 1999
  • 1995–2000: La bolla delle azioni over-the-counter negli Stati Uniti
  • 2002–07: La bolla immobiliare negli Stati Uniti, Regno Unito, Spagna, Irlanda e Islanda

Scegliete uno di questi episodi, informatevi su di esso e poi:

  1. Raccontatene la storia usando i modelli presentati in questo capitolo.
  2. Spiegate se gli argomenti a favore o contro le bolle presentati nel box “Esistono le bolle?” sono rilevanti ai fini della vostra storia.

Domanda 11.7 Scegli le risposte corrette

Quali delle seguenti affermazioni sul prezzo delle attività sono corrette?

  • Una bolla si verifica quando le opinioni sui prezzi futuri amplificano un aumento di prezzo.
  • Quando ci sono feedback positivi, il mercato torna velocemente all’equilibrio.
  • Si parla di feedback negativo quando i prezzi danno agli investitori informazioni non corrette sul valore fondamentale.
  • Quando le opinioni smorzano l’aumento dei prezzi, l’equilibrio del mercato è stabile.
  • Quando le opinioni amplificano un aumento di prezzo, i prezzi si allontanano sempre di più dal valore fondamentale e si verifica una bolla.
  • I feedback positivi si hanno quando un iniziale cambiamento di prezzo innesca un processo che amplifica tale aumento; il mercato si allontana quindi sempre di più dall’equilibrio.
  • I feedback negativi si hanno quando un iniziale cambiamento di prezzo è smorzato dalla vendita del titolo da parte degli altri investitori che credono che il prezzo sia superiore al valore fondamentale.
  • Se le opinioni riguardo al valore fondamentale smorzano l’aumento di prezzo, il mercato torna in equilibrio.

Domanda 11.8 Scegli le risposte corrette

Quali delle seguenti affermazioni sulla vendita allo scoperto sono corrette?

  • Si ricorre a una vendita allo scoperto per trarre vantaggio da un crollo dei prezzi.
  • Vendere allo scoperto implica vendere azioni in proprio possesso.
  • La perdita massima nella quale un investitore può incorrere con la vendita allo scoperto è il prezzo che riceve dalla vendita delle azioni.
  • Vendere allo scoperto è una maniera sicura per ottenere un guadagno in presenza di una bolla.
  • La vendita allo scoperto permette all’investitore di guadagnare vendendo azioni prese in prestito quando il prezzo è alto e ricomprandole (per renderle al proprietario) dopo che il prezzo è crollato.
  • Vendere allo scoperto implica vendere azioni prese in prestito.
  • Dopo aver venduto le azioni ad un certo prezzo, non c’è limite alle dimensioni della perdita che si può verificare se i prezzi continuano a crescere.
  • Vendere allo scoperto funziona solo quando si calcolano bene i tempi. Altrimenti è una strategia che può portare a perdite elevate.

11.9 Mercati che non raggiungono l’equilibrio: razionamento, code e mercati secondari

Durante il tour mondiale di Beyoncé nel 2013, i biglietti per la tappa di Auckland in Nuova Zelanda andarono esauriti in 15 minuti, per le tre tappe nel Regno Unito in 12 minuti e per la tappa di Washington DC in meno di un minuto. Quando nell’ottobre 2013 il cantante americano Billy Joel annunciò un concerto a sorpresa a Long Island, il quartiere di New York dov’era nato, tutti i biglietti disponibili furono acquistati in pochi minuti. In entrambi i casi possiamo assumere che ci siano stati molti acquirenti delusi che avrebbero pagato molto più del prezzo di mercato per avere un biglietto. Al prezzo scelto dagli organizzatori dei concerti, la domanda superava l’offerta.

Osserviamo un eccesso di domanda anche per i biglietti per gli eventi sportivi. Il comitato organizzativo dei Giochi olimpici di Londra del 2012 ricevette 22 milioni di richieste per 7 milioni di biglietti. La figura 11.18 mostra una rappresentazione semplificata della situazione per un evento olimpico: il numero di biglietti disponibili, 40.000, è vincolato dalla capacità dello stadio; il prezzo di un biglietto che fa corrispondere la domanda all’offerta sarebbe di 225 £, ma il comitato sceglie di vendere i biglietti a un prezzo inferiore, 100 £; a questo prezzo la domanda è di 70.000 biglietti, e dunque l’eccesso di domanda è di ben 30.000 biglietti.

Eccesso di domanda per i biglietti.

Figura 11.18 Eccesso di domanda per i biglietti.

Tra quelli che ottengono il biglietto per un grande evento, alcuni potrebbero avere la tentazione di rivenderlo invece di usarlo. Nella figura 11.19, chiunque compri un biglietto per 100 £ ha la possibilità di rivenderlo a 225 £, ricevendo una rendita di 125 £ (rispetto all’alternativa di non comprare il biglietto).

Le rendite potenziali possono incentivare la creazione di un mercato secondario o parallelo. Nel caso dei biglietti per i concerti e gli eventi sportivi, parte della domanda iniziale arriva da speculatori, che sperano di ottenere un profitto rivendendo i biglietti. Questi biglietti appaiono quasi istantaneamente su piattaforme di scambio istantaneo o peer-to-peer come StubHub e Ticketmaster, con prezzi che possono essere molto superiori a quelli pagati in origine. Negli ultimi giorni dei Giochi olimpici invernali di Sochi, nel 2014, biglietti per il Parco Olimpico con un valore nominale di 200 rubli venivano venduti fuori dal Parco per 4.000 rubli.

I prezzi nel mercato secondario sono tali da eguagliare domanda e offerta e i beni oggetto di scambio sono attribuiti a chi ha una maggiore disponibilità a pagare. L’aspettativa che il prezzo di equilibrio sia molto più alto di quello proposto è una delle ragioni per le quali la domanda di biglietti è così alta al momento della vendita iniziale. Nonostante tale differenza di prezzo, alcuni individui che comprano al prezzo iniziale molto più basso conservano i biglietti e assistono a un evento che non potrebbero altrimenti permettersi.

Gli organizzatori di eventi cercano di prevenire la speculazione. Tuttavia, la prevenzione di questi fenomeni diventa sempre più complicata da quando le vendite online forniscono nuove opportunità di speculazione su larga scala usando i “ticket bots”, software che comprano automaticamente i biglietti pochi istanti dopo la loro messa in commercio. Il New York Times ha stimato che dalle sole rappresentazioni del musical di Broadway Hamilton nell’estate 2016 gli speculatori abbiano guadagnato 15,5 milioni di dollari.

razionamento
Modalità di allocazione di un bene o una risorsa diversa dal prezzo (ad esempio, attraverso una coda o una lotteria).

Nel caso delle Olimpiadi di Londra, il comitato organizzativo stabiliva il prezzo e i biglietti venivano assegnati con una lotteria. Questo è un esempio di beni che vengono razionati invece che assegnati in base al prezzo. Gli organizzatori avrebbero potuto scegliere un prezzo più elevato (scegliendo 225 £ per l’evento nella figura 11.18 il mercato sarebbe stato in equilibrio). Così facendo chi non poteva pagare quella somma non avrebbe potuto tuttavia assistere all’evento; assegnando i biglietti con una lotteria, alcune persone con minor disponibilità a pagare (magari per via del loro basso reddito) poterono comunque assistere ai Giochi. Ci fu molta discussione sulla procedura seguita, e un po’ di proteste, ma il presidente del COI (Comitato Olimpico Internazionale) Jacques Rogge lo difese, definendolo “aperto, trasparente ed equo”.

Ci sono altri casi in cui il venditore di un bene sceglie di mantenere il mercato in condizioni persistenti di eccesso di domanda. Il ristorante di New York Momofuku Ko a pranzo offre un menu di 16 portate da degustazione a 175 $ e ha solo 12 posti. È possibile prenotare online con una settimana di anticipo, le prenotazioni iniziano alle 10 del mattino e normalmente i posti si esauriscono in 3 secondi. Nel 2008, il proprietario David Chang vendette una prenotazione a un’asta di beneficienza per 2.870 $. Anche tenendo conto del fatto che molti sono disposti a pagare un po’ di più quando il ricavato va in beneficenza, questo prezzo segnala l’esistenza di un eccesso di domanda per queste prenotazioni, ma il proprietario si è sempre rifiutato di aumentare i prezzi.

Esercizio 11.9 La politica del COI

  1. Pensate che la politica del Comitato Olimpico di usare una lotteria sia stata equa?
  2. L’allocazione che ne è risultata era Pareto efficiente? Spiegate perché.
  3. Usando i criteri di equità ed efficienza paretiana, come giudichereste la pratica dello “speculare” sui biglietti?
  4. Potete pensare ad altri argomenti a favore o contro la speculazione?

Esercizio 11.10 Il prezzo di un biglietto

Spiegate perché il venditore di un bene scarso (come i biglietti per un concerto o le prenotazioni a un ristorante) potrebbe decidere di fissare un prezzo che sa essere troppo basso per equilibrare il mercato.

Domanda 11.9 Scegli le risposte corrette

La figura 11.18 rappresenta in modo stilizzata il mercato per un evento ai Giochi olimpici di Londra del 2012. 40.000 biglietti sono stati assegnati dalla lotteria, a 100 £ ciascuno. Ipotizziamo che gli acquirenti possano rivendere i biglietti in un mercato secondario. Quali delle seguenti affermazioni sono corrette?

  • Il mercato è in equilibrio con un prezzo di 100 £.
  • La probabilità di ottenere un biglietto è 4/7.
  • La rendita economica ottenibile vendendo il biglietto in un mercato secondario è 100 £.
  • Gli organizzatori della lotteria avrebbero dovuto fissare il prezzo a 225 £.
  • Per un’offerta di 40.000 biglietti l’equilibrio di mercato sarebbe stato a 225 £.
  • 70.000 persone vorrebbero un biglietto, ma solo 40.000 di esse, scelte a caso, lo ottengono.
  • Nel mercato secondario il biglietto può essere rivenduto a 225 £, generando una rendita di 125 £.
  • Con l’offerta limitata a 40.000, vendere i biglietti a 225 £ aumenterebbe i guadagni degli organizzatori, che hanno tuttavia preferito fissare un prezzo accessibile a un maggior numero più persone.

11.10 Mercati con prezzi amministrati

Nel dicembre 2013, in un sabato straordinariamente freddo e nevoso, a New York la domanda di taxi era altissima. I famosi taxi gialli e verdi che operano a un costo fisso (soggetto a piccoli aggiustamenti nelle ore di punta o di notte) erano quasi introvabili e ciò determinava attese molto lunghe.

Un’alternativa era però disponibile, un altro esempio di mercato secondario: l’utilizzo del servizio di taxi a chiamata Uber, che allora non era molto conosciuto, ma si sarebbe progressivamente affermato in molti paesi negli anni successivi. Uber determina le proprie tariffe usando un algoritmo segreto che risponde rapidamente a cambiamenti nelle condizioni di domanda e offerta. Le tariffe di un taxi tradizionale non cambiano con le condizioni meteorologiche, ma i prezzi di Uber sì. In quella notte di dicembre, l’algoritmo di di Uber determinò tariffe che erano sette volte più elevate di quelle applicate normalmente. Questo picco nel prezzo scoraggiò parte della domanda e aumentò l’offerta, visto che molti autisti che finivano il turno decidevano di rimanere comunque per strada, e ad essi altri se ne aggiungevano richiamati dalla prospettiva di guadagno.

Le autorità cittadine spesso regolano le tariffe dei taxi come parte della loro politica dei trasporti, al fine di mantenere gli standard di sicurezza e ridurre la congestione. In alcuni Paesi, i governi locali o nazionali controllano anche i canoni di affitto delle abitazioni, allo scopo di proteggere i locatari, che hanno molto spesso un potere contrattuale inferiore rispetto ai padroni di casa, o di calmierare il costo degli affitti che in alcune città sono talmente alti da escludere dal mercato le famiglie a reddito più basso.

La figura 11.19 mostra una situazione in cui un governo locale può decidere di controllare i canoni di locazione. Inizialmente il mercato è in equilibrio, con 8.000 abitazioni locate a un prezzo di 500 €. Immaginiamo che ci sia un aumento nella domanda di abitazioni. I canoni aumenteranno, perché l’offerta di abitazioni è inelastica, almeno nel breve periodo: ci vuol tempo per costruire nuove case, quindi un aumento delle abitazioni in affitto può essere ottenuto rapidamente solo se alcuni proprietari decidono di dare in affitto l’appartamento in cui vivono e andare a vivere altrove.

tetto agli affitti
La somma massima che un proprietario può legalmente chiedere come canone d’affitto per un immobile.

Se le autorità cittadine temono che questo aumento renda il prezzo di un’abitazione non più accessibile a molte famiglie, possono imporre un tetto agli affitti a 500 €. La figura descrive quel che succede in questo caso.

lato corto
Quando le transazioni che si desidera effettuare su un lato del mercato (domanda o offerta) sono in numero inferiore a quelle desiderate dall’altro lato, il primo è detto ‘lato corto’ del mercato. Poiché tipicamente ci sono più lavoratori che cercano lavoro che posti di lavoro disponibili, i datori di lavoro sono sul lato corto del mercato del lavoro. Vedi anche: lato domanda, lato offerta

Affitti e rendite economiche.

Figura 11.19 Affitti e rendite economiche.

L’equilibrio iniziale

Inizialmente il mercato è in equilibrio con 8.000 abitazioni locate a un canone di 500 €.

Figura 11.19a Inizialmente il mercato è in equilibrio con 8.000 abitazioni locate a un canone di 500 €.

Un aumento della domanda

Immaginiamo che ci sia un aumento della domanda di abitazioni.

Figura 11.19b Immaginiamo che ci sia un aumento della domanda di abitazioni.

Il canone di locazione aumenta

L’offerta di abitazioni in affitto è inelastica, almeno nel breve periodo. Il nuovo canone che porta il mercato in equilibrio, 830 €, è molto più elevato.

Figura 11.19c L’offerta di abitazioni in affitto è inelastica, almeno nel breve periodo. Il nuovo canone che porta il mercato in equilibrio, 830 €, è molto più elevato.

Un tetto agli affitti

Le autorità cittadine impongono un tetto di 500 € ai canoni di locazione. I padroni di casa continueranno a fornire 8.000 abitazioni e ci sarà domanda in eccesso.

Figura 11.19d Le autorità cittadine impongono un tetto di 500 € ai canoni di locazione. I padroni di casa continueranno a fornire 8.000 abitazioni e ci sarà domanda in eccesso.

Il lato corto del mercato

Quando un prezzo sta sotto il livello di equilibrio del mercato, il lato dell’offerta è detto lato corto del mercato. È questo il lato che determina il numero di abitazioni locate.

Figura 11.19e Quando un prezzo sta sotto il livello di equilibrio del mercato, il lato dell’offerta è detto lato corto del mercato. È questo il lato che determina il numero di abitazioni locate.

Alcune persone pagherebbero molto di più

Ci sono 12.000 persone nel lato lungo del mercato. Solo 8.000 ottengono un’abitazione. Ci sono 8.000 persone disposte a pagare 1.100 € o più, ma le abitazioni non sono necessariamente date a chi ha più disponibilità a pagare.

Figura 11.19f Ci sono 12.000 persone nel lato lungo del mercato. Solo 8.000 ottengono un’abitazione. Ci sono 8.000 persone disposte a pagare 1.100 € o più, ma le abitazioni non sono necessariamente date a chi ha più disponibilità a pagare.

Un mercato secondario

Se fosse legale, alcuni inquilini potrebbero subaffittare la loro abitazione a 1.100 €, ottenendo una rendita economica di 600 € (la differenza tra 1.100 € e 500 €).

Figura 11.19g Se fosse legale, alcuni inquilini potrebbero subaffittare la loro abitazione a 1.100 €, ottenendo una rendita economica di 600 € (la differenza tra 1.100 € e 500 €).

L’equilibrio di lungo periodo

Per le autorità cittadine, la soluzione di lungo periodo per rendere disponibili più abitazioni a un canone ragionevole è quella di incoraggiare la costruzione di nuove case, così da far spostare la curva di offerta.

Figura 11.19h Per le autorità cittadine, la soluzione di lungo periodo per rendere disponibili più abitazioni a un canone ragionevole è quella di incoraggiare la costruzione di nuove case, così da far spostare la curva di offerta.

Con un canone bloccato a 500 € c’è un eccesso di domanda. In generale un prezzo bloccato non porta il mercato in equilibrio, generando spesso scambi sul lato corto del mercato; la quantità scambiata sarà cioè la più bassa tra le quantità associate alla domanda e all’offerta al prezzo fissato. Nella figura 11.19, il prezzo è basso e i fornitori sono sul lato corto. Se il prezzo fosse alto (più del prezzo di equilibrio), gli acquirenti sarebbero sul lato corto.

Con un canone di 500 €, il numero di case affittate sarebbe 8.000. Delle 12.000 persone sul lato lungo del mercato, 8.000 pagherebbero 1.100 € o più, ma le abitazioni non sono distribuite necessariamente a quelli che sono disposti a pagare di più. Quelli che hanno abbastanza fortuna da ottenere un’abitazione possono essere ovunque nella nuova curva di domanda oltre 500 €.

Le politiche di controllo dei canoni di affitto enfatizzano gli obiettivi di equità e il diritto di accesso alla casa (nonché i danni derivanti dalla perdita della stessa), più che l’efficienza paretiana. La scarsità delle abitazioni in affitto dà origine a una rendita economica potenziale: se fosse legale (di solito non lo è), alcuni inquilini potrebbero subaffittare le loro case, ottenendo una rendita economica di 600 € (la differenza tra 1.100 € e 500 €).

Se l’aumento della domanda è permanente, per le autorità cittadine la soluzione di lungo periodo è quella di incoraggiare la costruzione di nuove case, spostando la curva di domanda in modo che le abitazioni tornino ad essere disponibili a un prezzo inferiore.

Esercizio 11.11 Perché non alzare il prezzo?

Discutete questa affermazione: “Il brusco aumento nelle tariffe dei taxi in un giorno di neve a New York causò molte critiche a Uber sui social media. Non assistiamo tuttavia ad analoghe critiche quando c’è un brusco aumento nel prezzo dell’oro.”

Domanda 11.10 Scegli le risposte corrette

La figura 11.19 rappresenta il mercato delle le abitazioni in affitto. Inizialmente, il mercato è in equilibrio ad un canone di 500 € con 8.000 abitazioni occupate. In seguito avviene uno spostamento verso destra della curva di domanda, come mostrato nel grafico. In risposta, le autorità cittadine impongono un tetto di 500 € ai canoni d’affitto e proibiscono il subaffitto. Basandoti su queste informazioni, quali delle seguenti affermazioni sono corrette?

  • Ci sono 4.000 potenziali inquilini che rimangono senza casa.
  • Il mercato sarebbe in equilibrio con un canone di 1.100 €.
  • Se si potesse subaffitare, gli inquilini potrebbero guadagnare una rendita di 330 €.
  • La domanda in eccesso potrebbe essere eliminata nel lungo periodo costruendo nuove case.
  • Con un canone di 500 €, 12.000 persone vogliono un’abitazione, ma ce ne sono solo 8.000 disponibili.
  • Il mercato sarebbe in equilibrio con un canone di 830 €.
  • Subaffittando sarebbe possibile chiedere un canone di 1.100 € e ottenere una rendita di 600 €.
  • Costruendo nuove case la curva di offerta si sposterebbe vero destra e, con un aumento dell’offerta di dimensioni adeguate, il mercato potrebbe tornare all’equilibrio corrispondente al canone di 500 €.

11.11 Il ruolo delle rendite economiche

Una rendita economica è un beneficio che qualcuno riceve in eccesso sulla migliore alternativa disponibile. In questo capitolo, abbiamo visto come le rendite economiche giochino un ruolo nei cambiamenti che avvengono nell’economia.

rendita da disequilibrio
Rendita economica che si ottiene quando un mercato non è in equilibrio, per esempio se c’è eccesso di domanda o di offerta per un certo bene o servizio.

In ciascuno di questi esempi, le rendite nascono dalla condizione di disequilibrio, o dalla presenza di vincoli di breve periodo — parliamo in questo caso di rendite da disequilibrio o dinamiche. Tali rendite mettono in moto un processo che porta alla loro progressiva eliminazione e ad un nuovo equilibrio. Abbiamo anche visto esempi di rendite stazionarie o persistenti, che richiamiamo nella tabella 11.2.

Tipo Descrizione Capitoli
Da contrattazione In una situazione di contrattazione, di quanto il risultato superi l’opzione di riserva (l’alternativa migliore) 4, 5
Da occupazione Il salario e le condizioni che eccedono l’opzione di riserva di un dipendente, fornendo un incentivo ad impegnarsi sul lavoro 6, 9
Da monopolio I profitti maggiori dei profitti economici, resi possibili dalla mancanza di concorrenza 7
Surplus del consumatore Di quanto il valore attribuito al bene acquistato sia superiore al prezzo pagato. Alternativa migliore: non aver comprato il bene. 7, 8
Surplus del produttore Di quanto il ricavo dalla vendita di un bene superi il prezzo minimo che sarebbe stato accettato (costo marginale). Alternativa migliore: non aver venduto il bene. 7, 8
Indotta dal governo La differenza tra quello che un agente ottiene e la sua migliore alternativa non eliminata dalla regolamentazione pubblica (per esempio il controllo degli affitti, i diritti di proprietà intellettuale) 9

Esempi di rendite stazionarie.

Tabella 11.2 Esempi di rendite stazionarie.

rendita di equilibrio
Rendita presente in un mercato in equilibrio.

Nei modelli studiati in questo Capitolo abbiamo visto che, se il mercato non è in equilibrio, ci sono delle rendite di disequilibrio che forniscono agli agenti incentivi a cambiare i prezzi o le quantità scambiate, portando il mercato in equilibrio. Il mercato del lavoro (visto nel Capitolo 9) è diverso: in equilibrio domanda e offerta non si eguagliano e i lavoratori ricevono una rendita — la differenza tra il salario e la loro opzione di riserva. In questo caso ci troviamo davanti a una rendita di equilibrio: non potendo includere in un contratto l’impegno sul lavoro, il datore di lavoro e il dipendente non hanno incentivo a cambiare prezzi e quantità.

Le rendite economiche e coloro che cercano di trarne profitto sono spesso malvisti in economia. La disapprovazione per le rendite nasce dal fatto che esse sono spesso associate alla presenza di monopoli pubblici o privati (le licenze per i taxi che pongono una barriera all’ingresso sul mercato o la proprietà intellettuale). La presenza di tali rendite indica che il bene o il servizio sarà venduto a un prezzo superiore al costo marginale e perciò i mercati di questi beni non sono Pareto efficienti. Abbiamo però visto l’utilità di alcune di tali rendite economiche: esse incoraggiano l’innovazione, forniscono ai lavoratori l’incentivo ad impegnarsi, incoraggiano nuove imprese a entrare nel mercato determinando una riduzione dei prezzi per i consumatori, e possono portare un mercato in disequilibrio a un equilibrio Pareto efficiente.

Domanda 11.11 Scegli le risposte corrette

Quali delle seguenti rendite sono stazionarie?

  • Le rendite da innovazione, come ad esempio i profitti che un’impresa ricava dall’adozione di un processo produttivo innovativo.
  • Le rendite da occupazione, che si hanno quando il salario è fissato ad un livello elevato per indurre i lavoratori ad impegnarsi.
  • Le rendite da monopolio, ovvero i profitti che le imprese ottengono grazie alla mancanza di concorrenza.
  • Le rendite speculative, come i profitti che derivano dalle scommesse sui cambiamenti di prezzo durante una bolla finanziaria.
  • Le rendite da innovazione sono temporanee, durano finché le altre imprese si adattano; dunque sono rendite dinamiche, non stazionarie.
  • I datori di lavoro continuano a pagare salari al di sopra del salario di riserva, altrimenti i dipendenti diminuirebbero il loro impegno.
  • Quando la concorrenza è limitata, le imprese continuano ad imporre un prezzo superiore al costo marginale.
  • È chiaro che queste rendite non sono permanenti!

11.12 Conclusioni

I prezzi veicolano informazioni sulle condizioni di un’economia di mercato. In situazioni di disequilibrio o di equilibrio di breve periodo che deriva da vincoli temporanei, gli individui rispondono ai messaggi dati dai prezzi, se possono farlo, cercando di ottenere una rendita — portando così il mercato all’equilibrio e alla scomparsa delle rendite.

Si può decidere di investire in un bene anche per rivenderlo. Nei mercati dei titoli finanziari, l’offerta e la domanda cambiano rapidamente man mano che gli investitori ricevono nuove informazioni. Il prezzo si adatta attraverso una doppia asta continua per far combaciare domanda e offerta. I prezzi nei mercati finanziari mandano messaggi agli investitori riguardo i prezzi futuri, causando a volte deviazioni dei prezzi dai loro valori fondamentali; in questo caso la ricerca delle rendite può generare bolle.

A volte i venditori o le pubbliche autorità scelgono di ignorare i messaggi contenuti nei prezzi, causando un eccesso di offerta o di domanda, per esempio per i biglietti dei concerti, per i taxi, o per le abitazioni in locazione. Tali rendite possono perdurare, a meno che non si permetta lo sviluppo di un mercato secondario.

Concetti introdotti nel Capitolo 11

Prima di procedere, verificate di aver ben compreso questi concetti:

  1. Hayek, F. A. (1944), The Road to Serfdom, University of Chicago Press, Chicago (trad. it. Verso la schiavitù, Rizzoli, Milano, 1948). 

  2. Hayek, F. A. (1948), “The meaning of competition”, in Individualism and Economic Order, University of Chicago Press, Chicago. 

  3. Hayek, F. A. (1945), “The use of knowledge in society”, American Economic Review, 35, pp. 519–30. 

  4. L’intervista di John Cassidy a Eugene Fama sul New Yorker del 13 gennaio 2010. 

  5. Shiller, R. J. (2000), Irrational Exuberance, Princeton University Press, Princeton (NJ) (trad. it. Euforia irrazionale: analisi dei boom di borsa, Il Mulino, Bologna, 2000). Potete scaricare e leggere il primo capitolo del libro

  6. Shiller, R. J. (2003), “From efficient markets theory to behavioral finance”, Journal of Economic Perspectives, 17, pp. 83–104. 

  7. Malkiel, B. G. (2003), “The efficient market hypothesis and its critics”, Journal of Economic Perspectives, 17, pp. 59–82. 

  8. La classica spiegazione delle bolle si trova nel Capitolo 12 della Teoria Generale di John Maynard Keynes: Keynes, J. M. (1936), The General Theory of Employment, Interest and Money, Macmillan, Londra (trad. it. Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, UTET, Torino, 1947). 

  9. Kindleberger, C. P. (1978), Manias, Panics, and Crashes: A History of Financial Crises, Basic Books, New York (trad. it. Storia delle crisi finanziarie, Laterza, Roma-Bari, 1991).